Mi fanno male gli occhi. Perché non li hai mai usati.
da ‘Matrix’, Neo
Gli esseri umani vivono in un perenne stato di sogno. Sognano quando il cervello dorme, ma anche quando è sveglio. Hanno saputo creare un grande sogno esteriore, quello della società, costituito da innumerevoli sogni personali familiari e di comunità, che possiede una grande quantità di regole che ci sono state inculcate fin dalla nascita.
Abbiamo così imparato come comportarci in una data società, cosa credere, cosa è bene e cosa è male, bello o brutto, giusto o stagliato. Non abbiamo scelto queste credenze e queste regole; ci siamo nati e le abbiamo apprese secondo un processo di addomesticamento in cui le informazioni sono passate dal sogno esteriore a quello interiore, andando a formare il nostro personale sistema di credente.
A questo punto non c’è più bisogno di istruttori esterni, diventiamo noi stessi i nostri giudici. Tutto ciò che crediamo su noi stessi e sul mondo rientra in quel sogno interiore, che, tuttavia, ci è giunto dal di fuori e che ci impedisce di vederci per come siamo veramente.
L’ambiente in cui viviamo non è lo stesso di qualche decennio fa e le regole di sopravvivenza sono cambiate. Quanto ci sia di vero nella realtà che abbiamo di fronte agli occhi è una domanda che l’umanità si pone almeno da quando Platone ha dato forma al suo mito della caverna.
L’umanità ha compiuto una svolta radicale, allontanandosi dal suo stato naturale, seguendo uno sviluppo tecnologico, che ha portato la creazione di nuove leggi.
In questo nuovo sistema, definito Matrix come nel famoso film, tutti noi diventiamo solo una semplice pila di alimentazione.
L’idea di partenza di ‘Matrix’ è nota a tutti: l’Intelligenza Artificiale, resasi indipendente dall’individuo e a questi ostile, muove guerra alla razza umana e alla fine riesce a schiavizzarla, imprigionandola in una “neurosimulazione interattiva”, chiamata appunto Matrix, grazie alla quale le persone sognano di star vivendo la loro vita normale, quando, in realtà, giacciono a miliardi in uno stato d’incoscienza, mentre fuori il mondo è ridotto ad un ammasso di macerie e l’energia del loro organismo è utilizzata dalle macchine per sopravvivere.
Il film si basa su un’ipotesi, a metà tra le neuroscienze e la filosofia, assai seducente. Non riusciamo più a controllare la realtà e le informazioni che vi circolano e siamo completamente sottomessi al sistema.
Il punto principale è che se vivessimo in un mondo completamente mistificato, come in Matrix, non avremmo modo di accorgercene, perché ogni nostra presunta scoperta farebbe parte della simulazione. Noi siamo già dentro una ricostruzione, quella prodotta dal nostro sistema nervoso.
Viviamo dentro l’universo costruito nel nostro cervello, che ci concede l’accesso a tutto ciò che sappiamo del mondo reale. Così il nostro universo è anche la nostra prigione.
Nella bolla ora siamo tutti, accompagnati dai lamenti delle anime belle convinte che Internet volesse dire “democrazia & libertà”, non “profili da vendere al miglior offerente”.
Non pensate all’algoritmo che ci costringe dentro la bolla: a vivere dentro il mondo generato dai numeretti verdi della matrice non sono i pavidi che hanno scelto la pillola blu, moderno oppio del popolo. Sono i furbi che hanno mandato giù la pillola rossa dell’illuminazione, e se ne fregano del mondo là fuori vantando una superiore consapevolezza.
È (anche) colpa di ‘Matrix’ se viviamo tra gente che svaluta la realtà, la disprezza, la considera trascurabile: tiriamo diritto, l’universo se ne farà una ragione.
Nell’infernale cocktail entrano lusinghe, paranoia, multinazionali, globalizzazione, generica rabbia contro un generico sistema.
Come spiega Morpheus a Neo
Matrix è ovunque. È il mondo messo davanti ai tuoi occhi per accecarti e non farti vedere la verità…
Anche i nomi sono “parlanti”: Neo è l’anagramma di One, ovvero l’Eletto, e nelle ‘Metamorfosi’ di Ovidio Morfeo è la divinità preposta ai sogni.
Dal 1999, quando uscì ‘The Matrix’, passando per il 2003, l’anno di ‘The Matrix Reloaded’ e ‘The Matrix Revolutions’, fino al 2022 e al recente ‘The Matrix Resurrections’, la saga cinematografica di Neo non ha smesso di interessare e affascinare un pubblico sempre più esteso, incidendo profondamente sull’immaginario collettivo.
Per la grande maggioranza degli spettatori il visionario racconto delineato dalle sorelle Wachowski parla di sinistre intelligenze artificiali, software, virus, astronavi e mondi virtuali così avanzati da risultare quasi indistinguibili dalla realtà.
Ma siamo davvero sicuri che ‘The Matrix’ sia soltanto l’ennesimo erede cinematografico dei racconti futuristici di Orwell, Asimov e Gibson? E se le registe non stessero affatto guardando a un oscuro domani, bensì al passato e alla fiorente tradizione mitologica, religiosa ed esoterica dell’umanità?
Matrix, insomma, è la summa della nostra esistenza, anzi, delle nostre vite, di quelle dell’intera umanità. La tecnologia è antica quanto la specie umana e ci ha profondamente plasmato, influenzando la nostra evoluzione, tanto che non riusciamo neppure a immaginare come potrebbe essere la nostra vita in un mondo non trasformato dall’individuo.
Fin dalla preistoria, in ogni angolo del pianeta l’homo sapiens ha agito sull’ambiente circostante, realizzando strumenti sempre più raffinati. Soltanto in Occidente, però, questo processo ha intrecciato il proprio cammino con quello della scienza, generando un rivoluzionario ciclo di innovazioni che ha letteralmente proiettato il genere umano oltre l’orizzonte.
A rivestire un ruolo decisivo è l’incontro tra filosofia greca e razionalismo spirituale giudaico – cristiano, verificatosi per la prima volta nel Medioevo europeo. A dispetto dei luoghi comuni, infatti, è da lì che il progresso tecnologico ha iniziato ad accelerare fino alla velocità vertiginosa dei nostri giorni, senza peraltro smettere di suscitare riflessioni e discussioni riguardo alle possibili ricadute sulla nostra vita e su quella del pianeta.
Se si considera che all’interno di ogni universo simulato sarebbe possibile crearne altri, in una sorta di matrioska di simulazioni resa possibile dalle virtual machine, allora è inevitabile che il numero di realtà alla ‘Matrix’, con il passare dei secoli e dei millenni – la scala temporale, in questa vicenda, è senza confini -, diventerà talmente grande da rendere la probabilità di vivere in un mondo reale quasi infinitesimale.
Ci hanno impacchettato e fornito una vita su misura, facendoci credere che fosse vera, una vita fatta di rate, di mutui, di cose inutili passate per indispensabili, di relazioni virtuali. Persino l’amore nella nostra era è cibernetico.
Anche le cose negative alla fine ci vengono propinate come positive e dove non è possibile arrivare a tanto, semplicemente ci vengono nascoste, abbellite, ammortizzate, o presentate come la pillola necessaria per la guarigione.
Nella Matrix moderna, in una società dell’ovvio, dove ogni cosa sembra inventata allo scopo di rassicurare, di stimolare l’ottimismo, di indurre alla volontà di consumo, in realtà, ciò che viene consumato, sfibrato e poi buttato come scarto, è proprio l’uomo, quell’uomo che ha ceduto alla paura di perdere un “benessere” che crede autentico e necessario, ed invece ha indossato una povera e misera maschera.
Secondo molti, le teorie della simulazione hanno dato nuova forza all’esistenza di un creatore, magari un programmatore assoluto, per usare una terminologia da tecnofili.
Al posto della teoria del tutto, ecco la simulazione del tutto. L’esistenza del simul-verso renderebbe probabile anche una molteplicità di realtà fittizie parallele, simili o antitetiche, come e più di quelle prodotte in serie dall’industria umana dei videogames.
A voi la scelta.
Cerco di aprirti la mente, Neo, ma posso solo indicarti la soglia. Sei tu quello che la deve attraversare.
da ‘Matrix’, Morpheus
Autore Massimo Frenda
Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.