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‘Seguendo Euridice’ a ‘Le Notti dell’Archeologia 2024’

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Enrica Sangiovanni in 'Seguendo Euridice' - Archiviozeta
Enrica Sangiovanni in 'Seguendo Euridice' - Archiviozeta


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In scena l’11 luglio al Tumulo etrusco della Montagnola a Sesto Fiorentino (FI)

Riceviamo e pubblichiamo.

Una performance teatrale site specific ispirata al mito di Orfeo ed Euridice, per il sito archeologico della Montagnola a Sesto Fiorentino (FI).

In occasione della rassegna ‘Le Notti dell’Archeologia 2024’ promossa dalla Regione Toscana, la compagnia Archiviozeta presenta giovedì 11 luglio ‘Seguendo Euridice’, performance dedicata a una delle leggende più note della mitologia greca.

Vista la grande richiesta, sono previsti due appuntamenti, alle ore 18:30 e alle 19:45.

L’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti ed è caldamente consigliata la prenotazione, online su bit.ly/palco2024.

Si tratta di una delle leggende più commoventi e strazianti della mitologia greca con al centro l’amore tra Orfeo, poeta e musicista, ed Euridice, una bellissima ninfa. Un amore sfortunato, interrotto dalla prematura morte di Euridice che Orfeo cerca invano di riportare alla vita scendendo nell’Ade.

A cura di Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni, musiche di Patrizio Barontini, ‘Seguendo Euridice’ parte dai versi del poeta Ovidio per poi giungere a due riscritture del mito da parte di Italo Calvino, con capovolgimenti rispetto ai rapporti originali.

‘Seguendo Euridice’ si colloca in una scenografia particolare: una meravigliosa tomba etrusca a thòlos immersa nella campagna delle colline intorno a Firenze.

Gianluca Guidotti e Enrica Sangiovanni spiegano:

Conduciamo il pubblico con noi, ad attraversare il sottile confine tra la vita e la morte.

Abbiamo scelto di ripercorrere un mito che, raccontato da due scrittori così lontani ma affini, cerca di dare corpo e voce al nostro eterno desiderio di valicare il confine, vedere cosa c’è al di là, e poterlo raccontare.

Confrontarsi con un altro mondo, il mondo dei morti, entrare in contatto con quel coro silenzioso di innumerevoli esseri umani che non sono più ma che non vogliamo e non possiamo dimenticare, significa anche entrare in relazione con una civiltà antica della quale purtroppo sappiamo pochissimo, ma che vedeva in questo passaggio anche un momento di festa.

La performance fa parte del progetto Mnemosyne di Archiviozeta, lavoro di ricerca teatrale volto alla valorizzazione di musei e aree archeologiche, in collaborazione con la Biblioteca Ernesto Ragionieri di Sesto Fiorentino, che ospita questo appuntamento nell’ambito della rassegna estiva ‘Un palco in biblioteca’.

 

La Montagnola di Sesto Fiorentino

Da secoli a Quinto, alle pendici di Monte Morello, si erge la Montagnola – un tumulo di terra che per la sua forma regolare faceva ipotizzare un’origine artificiale.

Nel 1959 furono avviati i lavori di scavo che portarono alla scoperta di una tomba etrusca tra le più grandi finora conosciute.

La tomba risale alla seconda metà del VII secolo a.C, ed è parte di una serie di siti archeologici – tra cui la vicina tomba de La Mula -che testimoniano un’antica presenza etrusca su quello che oggi è il territorio di Sesto Fiorentino.

Si tratta di una tomba a thòlos, costituita quasi interamente di larghi blocchi di pietra alberese, e ricoperta da un imponente tumulo di terra. Il tumulo ha una base di forma approssimativamente circolare, con perimetro di circa 125 metri, e diametro di circa 70 metri.

All’interno della tomba si accede tramite il dromos esterno, un corridoio a cielo aperto delimitato da blocchi di pietra; questo corridoio si estende per 14 metri fino all’ingresso del dromos interno, che prosegue al coperto per altri 7 metri. Sul dromos interno si aprono a croce due camere sepolcrali di forma rettangolare.

Sull’anta della cella di destra è collocato un largo lastrone di pietra su cui sono state ritrovate – vagamente visibili ad occhio nudo – tracce di pitture raffiguranti animali e motivi ornamentali, ed alcune scritte nel caratteristico alfabeto etrusco.

Il dromos interno termina con l’ingresso della thòlos – un’ampia camera sepolcrale di forma circolare, con diametro di circa 5 metri e di pari altezza. La copertura è a cupola ogivale, costituita da massicci blocchi di pietra alberese.

Al centro della thòlos è collocato un pilastro di dadi di tufo, in origine rivestito di argilla e di stucco scuro; il pilastro non ha funzione portante: poteva bensì svolgere una funzione astronomico – religiosa.

Al momento della scoperta, la tomba risultò essere già stata profanata nei secoli precedenti. Nonostante ciò, furono comunque rinvenuti numerosi oggetti che per la qualità dei materiali e delle decorazioni, testimoniano la ricchezza del corredo funebre originario.

Questi reperti si identificano con il periodo etrusco orientalizzante (VII – VI sec. a.C.), e sono oggi conservati al Museo Archeologico Nazionale di Firenze.