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Se tu non torni…

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Se tu non torni...


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Quando eri una piccola cucciola spesso ti tenevo appoggiata al mio petto.

D’estate, quando il caldo ci consentiva di essere alla pari, il contatto tra la mia pelle liscia, di umano, e il tuo pelo fitto e morbido mi trasmetteva una sensazione “edenica”, inesprimibile.

30.000 anni anni di “domesticazione” e di stretta relazione tra l’uomo e il cane e i miei brevi 16 anni di una lunga storia d’amore sono l’unico argine contro quelli che non capiscono e che ripetono “era solo un cane”.

Padre, perdona loro, perché non sanno quello che dicono.

Lo sguardo esoterico di un cane parla d’infinito, di amore di totale mancanza di giudizio.

A coloro che sostengono che i cani non hanno un’anima rispondo che il termine “animali” contiene la parola ANIMA.
E ricordo che fummo noi ad essere cacciati dal Paradiso Terrestre, non LORO! Poi si può discutere se la loro anima sia collettiva o individuale.

Sull’argomento, ad esempio, ha parlato in varie conferenze Rudolf Steiner affermando:

Sappiamo già che soltanto nell’uomo possiamo trovare ciò che chiamiamo Anima individuale, un’Anima che dimori, per così dire, in un corpo separato.

(…) Anche gli animali hanno un’Anima: gruppi interi d’animali affini (come per esempio tutte le tigri, tutti i leoni, tutti i gatti, insomma tutti i singoli gruppi di specie affini) hanno una comune Anima di gruppo, un comune Io collettivo.

(…) Chi potesse venire a conoscere le singole Anime collettive sul piano astrale, troverebbe che la loro caratteristica più spiccata è la saggezza, per quanto poco saggi possono sembrarci i singoli animali sulla Terra.

Le personalità collettive degli animali sul piano astrale, che hanno i loro singoli membri sul piano fisico, sono realmente assai più sagge delle persone umane; e tutto ciò che ammiriamo come istinti meravigliosi dei singoli animali è una manifestazione della sapienza delle Anime di gruppo.

Non lo so. Per me, dolce amore mio, eri una creatura unica e irripetibile, dotata di una tua individualità e personalità inconfondibile. Adesso è l’ora del pianto, del silenzio e dell’elaborazione di un lutto bruciante come un taglio di lama.

Un mio grande “maestro”, Sebastiano Caracciolo – uso le virgolette perché il vero Maestro è dentro di noi – mi diceva:

Dio è anche nelle zanzare.

Era chiaramente un’estremizzazione per farmi comprendere il grande concetto iniziatico delle profonde interconnessioni che esistono tra le creature animate e “persino” inanimate del Creato.

Forse in questo periodo senza amore e conoscenza, a livello di uomo – massa siamo arrivati al punto più basso ed infero del nostro livello evolutivo.

In questo momento non posso e non voglio scrivere di più.

Per chiudere, dedico a tutti gli affezionati lettori di questa rubrica una moderna ed eloquente favola, trovata “per caso” sui social:

Un uomo camminava per una strada con il suo cane, quando ad un tratto si rese conto di essere morto. Il cane che gli camminava al fianco era il suo amato cane, morto anni prima di lui. Stupito da questa rivelazione, si chiese dove portasse quella strada.

Dopo un poco giunsero a un alto muro bianco che costeggiava la strada e che sembrava di marmo. In cima a una collina s’interrompeva in un alto arco che brillava alla luce del sole. Quando vi furono davanti, l’uomo vide che l’arco era chiuso da un cancello che sembrava di madreperla e che la strada che portava al cancello sembrava di oro puro. Con il cane s’incamminò verso il cancello, dove a un lato c’era un uomo seduto a una scrivania.

Arrivato davanti a lui, gli chiese:

– Scusi, dove siamo?
– Questo è il Paradiso, signore, – rispose l’uomo.
– Uao! E non si potrebbe avere un po’ d’acqua?
– Certo, signore. Entri pure, dentro ho dell’acqua ghiacciata.
L’uomo fece un gesto e il cancello si aprì.
– Non può entrare anche il mio amico? – disse il viaggiatore indicando il suo cane.
– Mi spiace, signore, ma gli animali non li accettiamo.

L’uomo pensò un istante, poi fece dietro front e tornò in strada con il suo cane. Dopo un’altra lunga camminata, giunse in cima a un’altra collina, su una strada sterrata che portava all’ingresso di una fattoria, un cancello che sembrava non essere mai stato chiuso. Non c’erano recinzioni di sorta. Avvicinandosi all’ingresso, vide un uomo che leggeva un libro seduto contro un albero.

– Mi scusi, – chiese – Non avrebbe un po’ d’acqua?
– Sì, certo. Laggiù c’è una pompa, entri pure.
– E il mio amico qui? – disse lui, indicando il cane.
– Vicino alla pompa dovrebbe esserci una ciotola.

Attraversarono l’ingresso ed effettivamente poco più in là c’era un’antiquata pompa a mano, con a fianco una ciotola. L’uomo riempì la ciotola e diede una lunga sorsata, poi la offrì al cane. Continuarono così finché non furono sazi, poi tornarono dall’uomo seduto all’albero.

– Come si chiama questo posto? – chiese il viaggiatore.
– Questo è il Paradiso – gli rispose l’altro.
– Be’, mi scusi, ma non mi è chiaro. Laggiù in fondo alla strada uno mi ha detto che era quello, il Paradiso.
– Ah, vuol dire quel posto con la strada d’oro e la cancellata di madreperla? No, quello è l’Inferno.
– E non vi secca che usino il vostro nome?
– Affatto. Anzi, ci fa comodo che selezionino quelli che per convenienza lasciano i loro migliori amici.
Helma Schneider

 

Autore Hermes

Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.