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‘Scrivere in napoletano (decentemente…)’ presentato al Teatro Augusteo

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'Scrivere in napoletano (decentemente…)'


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L’evento ha ricevuto il patrocinio morale della Città Metropolitana di Napoli e ha visto la partecipazione di tanti artisti amici del Maestro

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa della Città Metropolitana di Napoli.

Prendetevela con il Covid.

Questa mia piccola crociata a favore del napoletano è iniziata, infatti, durante il lockdown: le mie ricerche risalgono a quando ero ragazzo e la passione è ancora la stessa, ma è stato durante il lungo periodo che abbiamo trascorso chiusi tra le mura domestiche che ho cominciato a pubblicare dei post su Facebook sul tema.

Poi sono stato incoraggiato dal calore degli amici che mi hanno sostenuto e via via me lo hanno chiesto.

È così che è nato ‘Scrivere in napoletano (decentemente…)’, il nuovo libro di Claudio Mattone, dedicato alla sua ‘lingua’, che è stato presentato in anteprima nazionale questa mattina al Teatro Augusteo di Napoli.

'Scrivere in napoletano (decentemente…)'

Il Maestro ha spiegato:

Mi arrabbio quando leggo che il napoletano storpiato è ‘frutto dell’evoluzione’, che è la ‘lingua dei giovani’ e altre sciocchezze del genere, perché così si disorienta la gente e si alimenta un’ignoranza cronica che nel nostro paese ha radici antiche.

L’ignoranza non deve essere colpevolizzata ma neanche elevata ad avanguardia culturale. Vorrei dire ai più ingenui ‘nun v’ammuccate tuttecose’, ci sono molti furbacchioni in giro.

Sono proprio queste le premesse che hanno portato il grande compositore – autore di tantissimi capolavori entrati nella storia e nella memoria della cultura napoletana e italiana, da ‘A città ‘e Pulecenella e tutto il musical ‘C’era una volta… Scugnizzi’ a ‘Na canzuncella doce doce’ scritta per Carosone, da Ancora, interpretata da Eduardo De Crescenzo, a tanti altri brani portati al successo dai più famosi interpreti, dalle colonne sonore dei film di Luciano De Crescenzo e di Enrico Montesano a tutte le musiche di programmi cult della televisione italiana, come ‘Indietro tutta’ di Renzo Arbore – a scrivere un manualetto per tutelare la lingua della propria terra.

Ed è per questo che il Sindaco Gaetano Manfredi e tutti noi della Città Metropolitana di Napoli abbiamo voluto concedere il patrocinio morale a questa iniziativa, che va nel solco della valorizzazione della cultura partenopea, a cominciare dal suo grande patrimonio linguistico – identitario.

Lo ha affermato Sergio Colella, Consigliere metropolitano delegato agli Eventi, nel corso della presentazione, che ha visto Mattone prima sottoporsi alle domande del direttore di Canale 21, Gianni Ambrosino, e poi ringraziare e salutare tutti gli amici intervenuti, tra cui gli artisti legati al Maestro, come Marisa Laurito, Sal da Vinci, Monica Sarnelli e tanti altri.

Il volume

Il libro – scritto per i tipi di Edizioni Metropolitana – il cui lancio è avvenuto in collaborazione con l’Associazione di Promozione Sociale ‘IoCiSto’, è diviso in tre sezioni: il manuale in senso stretto, i post più leggeri e ironici e alcuni testi per confrontare e ripassare.

Il linguaggio semplice è diretto a tutti ed è ispirato alla logica, al buon senso e all’esperienza maturata in anni di letture, ricerche e lavoro. Nessun intento accademico, nessuna velleità letteraria, dunque, ma un ausilio per chi voglia scrivere ‘decentemente’ in napoletano.

Senza dimenticare, tuttavia, un sottile filo di speranza nel ‘risveglio delle coscienze e nella rivolta dei napoletani che non ne potranno più. Saranno i più giovani’ a compierla.

Nel testo non mancano, nondimeno, spunti sarcastici, come i confronti tra il napoletano e il ‘napoloffio’, o proposte di premi come il ‘trappanino d’oro’, presa in giro del ‘napoletano illeggibile definito di ispirazione trap da qualcuno che, storpiando il nostro dialetto, si sente simpatico e molto trendy’, o gli ‘apostrofi alla cecata’, i ‘vocalicidi’, la sagra della ‘sciabolata’ fino alle vongole italiane pescate in TV.

Ma c’è anche tanta memoria, tanti momenti amarcord, racconti dei compagni di classe, dei professori del suo Liceo, il Sannazaro, degli artisti con cui ha lavorato, fino a un toccante ricordo del suo rapporto ‘con l’amatissimo Pino Daniele’.

A proposito, ma il titolo di uno dei pezzi più rivoluzionari del mascalzone latino, ‘Je so’ pazzo’, sarà corretto?

'Scrivere in napoletano (decentemente…)'