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Schadenfreude: il piacere provocato dalla sfortuna altrui…



Nelle prime settimane di emergenza Coronavirus, molti italiani si sono indignati per la campagna denigratoria che ci dipingeva all’estero come gli untori del virus in Europa.

Ma, se riflettiamo un attimo, anche tra molti nostri concittadini meridionali è sembrato non ci fossero remore nello schernire i settentrionali, quando questi sono venuti a conoscenza che il primo focolaio dell’epidemia era localizzato in Lombardia, pensando di avere finalmente un motivo per ‘restituire’ le offese che, in passato, i ‘terroni’ avevano dovuto subire dai ‘polentoni’ per i guai occorsi alla gente del sud.

Ma perché così spesso osserviamo questi comportamenti? Ci chiediamo mai il perché, nello show mediatico, le notizie di cronaca nera prevaricano quasi sempre quelle di cronaca bianca?

In alcune culture sono state addirittura coniate parole specifiche per descrivere la tendenza dell’uomo al cosiddetto ‘compiacimento malevolo’. Nella lingua tedesca, ad esempio, esiste una parola, schadenfreude, che da sola esprime il seguente concetto: “il piacere provocato dalla sfortuna altrui…”

Studiosi, antropologi, psicologi e addetti ai lavori nel campo dei media & entertainment, come giornalisti, scrittori, sceneggiatori, sanno perfettamente che questo fenomeno non è una novità dei tempi moderni.

Già in passato non sono stati pochi coloro che hanno raccontato quest’attitudine dell’essere umano a rimanere facilmente preda della ‘Fama’, nella sua accezione negativa, e della cosiddetta ‘fascinazione del male’. Virgilio è uno di questi, trattando della fama nell’Eneide.

La Fama? Un Male, anzi e più precisamente il più veloce tra i Mali.

… magnas it Fama per urbes,
Fama, malum qua non aliud velocius ullum:
mobilitate viget virisque adquirit eundo,
parva metu primo, mox sese attollit in auras
ingrediturque solo et caput inter nubila condit.
Illam Terra parens ira inritata deorum
extremam, ut perhibent, Coeo Enceladoque sororem
progenuit pedibus celerem et pernicibus alis,
monstrum horrendum, ingens, cui quot sunt corpore plumae,
tot vigiles oculi subter (mirabile dictu),
tot linguae, totidem ora sonant, tot subrigit auris.
Nocte volat caeli medio terraeque per umbram
stridens, nec dulci declinat lumina somno;
luce sedet custos aut summi culmine tecti
turribus aut altis, et magnas territat urbes,
tam ficti pravique tenax quam nuntia veri.
Virgilio – ‘Eneide’, libro IV vv. 173 – 188

In campo psicologico è stato provato che il grado di autostima è correlato alla frequenza e all’intensità della ‘gioia per i guai altrui’ che si sperimenta; ciò significa che meno autostima avrebbe di sé un individuo e più frequentemente, o più intensamente, vivrebbe questo sentimento, mentre quelli con maggiore autostima proverebbero schadenfreude meno spesso o con minore forza emotiva. Si ipotizza che questa relazione inversamente proporzionale sia causata dall’inclinazione psicologica dell’uomo a definire e proteggere la propria identità e l’auto-concezione del sé.

Il fenomeno della ‘gioia malevola’ è studiato dalla scienza cognitiva nelle sue declinazioni psicologiche e psicosociali. Si è scoperto che ci sono tre forze motrici alla base di tale fenomeno: rivalità, aggressività e giustizia.

La schadenfreude basata sulla rivalità è di natura individuale e correlata alla competizione interpersonale. Deriva dal desiderio degli umani di distinguersi ed esibirsi meglio di qualcun altro, in particolare un coetaneo. La sfortuna di un’altra persona suscita piacere nell’osservatore fino ad arrivare a farlo sentire meglio psicologicamente riguardo la propria identità personale ed autostima.

La schadenfreude basata sull’aggressività riguarda principalmente l’identità di un gruppo. La felicità di notare la sofferenza altrui deriva dalla sensazione dello spettatore che il fallimento dell’altro rappresenti un miglioramento o una convalida dello stato del proprio gruppo, in-group, in relazione ai gruppi esterni, out-group.

La schadenfreude basata sulla giustizia è indotta dalla rilevazione di comportamenti ritenuti immorali o cattivi, quindi conseguentemente puniti. È il piacere associato al vedere una persona malvagia che viene danneggiata o che riceve un castigo.

La schadenfreude giustizialista, che si potrebbe sintetizzare nella famosa esclamazione ‘ben ti sta!’, è vissuta perché fa sentire ad alcuni che l’equità viene finalmente ripristinata.

Abili manipolatori che ben conoscono le cause e gli effetti di questo fenomeno cognitivo sanno applicare a dovere strategie e tattiche comunicative per innescare, negli individui predisposti, la schadenfraude, che gli esperti individuano guardando, ad esempio, nelle azioni di comunicazione di marketing politico non argomentativa, ma populista.

L’impiego di strategie finalizzate ad instaurare nel pubblico la ‘Fascinazione del Male’ è invece spesso una prerogativa ad uso degli operatori nel settore media & entertainment di tipo commerciale, cioè tesa a catalizzare l’attenzione del pubblico target.

Tuttavia, sembra che questo fenomeno non abbia risvolti solo negativi. Alcuni studi sulla schadenfreude evidenziano come questa possa avere anche effetti positivi, come ad esempio negli anziani, rendendoli più sicuri. Alcuni ricercatori avrebbero dimostrato come persone di età avanzata provino piacere nutrendo ‘gioia malevola’ nei confronti dei giovani.

L’incremento dell’autostima sarebbe legato alla percezione che i soggetti sottoposti ai test hanno dei giovani come preferiti dal pubblico e dai media. Ciò ferirebbe il loro orgoglio di anziani, giustificando la reazione ai fallimenti dei più giovani già descritta.

Psychologie Today sottolinea:

… in un esperimento 276 soggetti tedeschi sono stati suddivisi tra due fasce di età (tra 18 e 30 e tra 50 e 65 anni) e sottoposti a leggere notizie online manipolate con focus su contributi concernenti informazioni riguardanti le fasce d’età opposte: i partecipanti più anziani hanno riportato una maggiore fiducia in se stessi dopo aver letto articoli negativi sulle giovani generazioni (…) mentre nei soggetti più giovani non sono state riscontrate tali reazioni…

Autore Vittorio Alberto Dublino

Vittorio Alberto Dublino, giornalista pubblicista, educatore socio-pedagogico lavora nel Marketing e nel Cinema come produttore effetti visivi digitali. Con il programma Umanesimo & Tecnologia inizia a fare ricerca sui fenomeni connessi alla Cultura digitale applicata all’Entertainment e sugli effetti del Digital Divide Culturale negli Immigrati Digitali. Con Rebel Alliance Empowering viene candidato più volte ai David di Donatello vincendo nel 2011 il premio per i Migliori Effetti Visivi Digitali. Introducendo il concetto di "Mediatore della Cultura Digitale" è stato incaricato docente in master-post laurea.

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