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Santiago Calatrava Nella luce di Napoli

1921
Santiago Calatrava Chiesa di San Gennaro nel Real Bosco di Capodimonte


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Riaperta la chiesa di San Gennaro nel Real Bosco di Capodimonte dopo il restyling dell’architetto spagnolo

Un’opera d’arte globale in cui diverse arti, porcellana, tessitura, pittura, smaltatura, convergono in un lavoro autonomo che parla dal passato, al presente, verso il futuro.

Così l’architetto e ingegnere Santiago Calatrava definisce l’intervento decorativo per la Chiesa di San Gennaro nel Real Bosco di Capodimonte, costruita nel 1745 da Ferdinando Sanfelice per volere di Carlo di Borbone e, presentato oggi, 6 luglio, dal Direttore del Museo e del Real Bosco Sylvain Bellenger, alla presenza del Ministro alla cultura Dario Franceschini, del Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca e dell’Ambasciatore spagnolo Alfonso Dastis.

 

Esordisce Bellenger:

Calatrava con la sua opera di artista contemporaneo, per la prima volta reinterpreta totalmente una chiesa barocca. In una cappella del 700, rilegge completamente lo spazio, dalle vetrate al soffitto decorato in stelle di porcellana, alle nicchie con disegni e installazioni anch’esse in porcellana ispirate ai valori del Real Bosco di Capodimonte, con una nuova illuminazione e nuovi arredi, creati su indicazione del maestro e realizzati in sinergia con gli studenti dell’Istituto Caselli – De Sanctis  e con gli artigiani campani, forza produttiva e vitale  della città e della regione.

Questo intervento completa la grande mostra ‘Santiago Calatrava. Nella luce di Napoli’ che terminerà il 22 agosto e che ha portato al Museo e Real Bosco di Capodimonte quattrocento opere, sculture, disegni, bozzetti, di una tra le menti creative più brillanti del nostro tempo.

Santiago Calatrava Chiesa di San Gennaro nel Real Bosco di Capodimonte

Santiago Calatrava nasce nel 1951 a Benimanet, cittadina spagnola poco distante da Valencia. All’età di otto anni inizia gli studi di disegno e pittura presso la scuola delle Arti e dei Mestieri della sua città. Nel 1968 si iscrive al Politecnico dell’Università di Valencia, dove, dopo essersi laureato in architettura, si specializza in urbanistica. Nel 1979 consegue il dottorato di ricerca in ingegneria civile a Zurigo.

Da questo momento, Calatrava progetta ferrovie, ponti, auditorium, il centro atletico olimpico di Atene, grattacieli, il nuovo World Trade Center Transportation Hub, conosciuto come Oculus, inaugurato nel 2016 nel sito di Ground Zero di New York e simbolo di rinascita della città dopo l’attentato terroristico del 2001 alle Torri Gemelle.

Anche in Italia realizza opere grandiose, come il porto di Marina d’Arechi a Salerno, il Ponte della Costituzione, che attraversa il Canal Grande a Venezia, poi a Reggio Emilia e a Cosenza.

Opere magnifiche in tutto il mondo, in città dalle molteplici culture, usi e costumi, poi la mostra a Napoli dove è vivo e palpabile il suo amore per la nostra città.

Io sono nato a Valencia, questa città ne possiede la stessa luce, gli abitanti hanno lo stesso modo di essere e di vedere le cose di Napoli e dei napoletani. Sono venuto in Campania più volte fin dalla adolescenza, ho visto i posti più belli e fatto le vacanze da voi ad Amalfi, a Capri. Una persona ritorna solo se è innamorata e io lo sono.

Io guardo alla città di Napoli con un grande rispetto, soprattutto dal punto di vista della cultura e, credo che questa chiesa sia una prova chiarissima che qui vivono ancora delle persone che hanno una capacità artistica straordinaria, che possiedono la conoscenza di mestieri antichi e oggi rarissimi, come creare questi tessuti, queste porcellane che abbiamo utilizzato. Napoli è il posto dove si può imparare l’arte.

Torniamo alla mostra che offre una riflessione senza precedenti sui 40 anni di carriera  di Santiago Calatrava, che svela la sua ricca produzione artistica attraverso una prospettiva e una chiave di lettura completamente nuove, la luce.

Continua il maestro:

È una componente fondamentale di ogni mia architettura quando dico ‘Nella luce di Napoli’ non mi riferisco a quella che definisce gli spazi e i volumi ma, soprattutto alla raccolta di manufatti e mestieri tradizionali che esistono nel territorio campano da secoli e sono unici nel mondo. Quei manufatti storici sono la luce di Napoli e sono riuniti in una moderna installazione all’interno di un ambiente settecentesco.

Le pareti e il soffitto sono dipinti di un intenso blu oltremare per evidenziare gli elementi ornamentali della cappella e conferirle un maggiore senso di profondità.

L’installazione consente la creazione di un concetto globale in cui diverse arti convergono in un’unica e autonoma opera. La luce, sia naturale che artificiale, gioca un ruolo chiave così come la natura, con le stelle, le colombe, i rami d’albero che sono gli elementi di ispirazione in tutta l’iconografia.

Anche la croce è un simbolo che si ripete costantemente sia nelle nicchie, sia nei tabernacoli che nel cielo stellato della cappella.

Sono tanti i riferimenti a grandi opere perché non ci saranno mai gratitudine e ringraziamenti sufficienti per il contributo artistico enorme che ha dato l’Italia all’umanità. Continuando a guardare la chiesa, possiamo notare riferimenti alla Cappella degli Scrovegni di Padova o al Battistero di Ravenna.

Molto belli i disegni delle vetrate, si nota un linguaggio quasi infantile…

È la mia visione dell’arte, poiché voglio che anche i bambini provino piacere a guardarle e non siano spaventati dalle immagini magniloquenti che spesso si vedono in chiesa e, quasi come se fosse un fumetto, si vede la Crocifissione del Rembrandt, la Maddalena del Masaccio, la discesa della Croce di Rubens ad Anversa, la Trasfigurazione di Raffaello.

È un linguaggio importante ma riportato tramite la tecnica del vetro, della luce, affinché possa essere capito dai bambini, perché, come si dice, se non ritorniamo bambini, non entreremo nel regno dei cieli.

Vorrei, infine, manifestare la mia riconoscenza e infinita gratitudine a tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione di quest’opera che è frutto del lavoro collettivo e degli sforzi di un insieme di artisti.

Spero si possa capire che la luce di Napoli, che è una luce vivida e millenaria, siete tutti voi e che è una luce che continua a brillare e che prende corpo e vita proprio grazie a queste maestranze, questi artisti che sono capaci di fare della porcellana, del vetro, delle stoffe, un vero e proprio miracolo.

Mi sento come un direttore d’orchestra che ha dei musici straordinari senza dei quali non avrebbe potuto comporre e dirigere quest’opera.

Santiago Calatrava Chiesa di San Gennaro nel Real Bosco di Capodimonte

Autore Antonella di Lello

Antonella di Lello, giornalista radiotelevisiva e sportiva, specialista in pubbliche relazioni. Etologa ed educatrice cinofila.