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San Severino

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San Severino


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Settembre 2016
Scendiamo da Camerota prendendo la strada in direzione Salerno. Seguiamo il cammino del fiume Mingardo risalendo fino alla Gola del Diavolo. È sovrastata da due rilievi rocciosi. Lì in alto appaiono le case abbandonate. Il castello. La basilica. L’intero paese di San Severino si mostra diroccato, steso tra le rocce.

Da una parte la Gola del Diavolo, dall’altra il monte Bulgheria dove mercenari bulgari si insediarono nel VII secolo con a capo il duca Aztek.

Il Mingardo ora appare come un fiume addormentato, circondato da alti rilievi rocciosi.
Una valle che porta la mente ad immaginare un passato in cui agguati e battaglie rappresentavano scene costanti nella vita di questi luoghi. San Severino era un nodo strategico nella rete difensiva del Cilento medievale. Come lo dimostra la morte del conte longobardo Guido di Policastro nel 1075. L’insediamento fu a lui assegnato, insieme al feudo di Policastro, nel 1054 dal principe di Salerno, Gisulfo II.

Questa decisione portò al conflitto con Guimondo dei Mulsi, feudatario confinante, che rivendicava per se il castello di San Severino con l’annessa valle sul Mingardo, proprio per la sua posizione.
Gli sconfinamenti di Guimondo divennero sempre più frequenti fino a quando, nel 1075, i due decisero di far risolvere la questione dal principe di Capua. Guido non ebbe modo di giungere a Capua. Morì in un imboscata ordita da Guimondo ai piedi del borgo conteso. Si avvicendarono gli uomini e le famiglie come gli anni e i secoli che portarono all’abbandono dell’abitato. Un abbandono lento come la vista di questi luoghi.

L’auto segue la strada che sale. Curve e boschi. Strapiombi e vedute di un Cilento nascosto. Mi ritrovo in una strada fiancheggiata da antiche case di pietra sparse.
L’unica vita umana è un gruppo di anziani che gioca a carte. Un organismo unico.
Frazione “San Nicola”. Mi sono perso e ne sono contento. Rimetto in cammino i miei passi.
Ecco lo svincolo per San Severino nascosto tra la vegetazione di fine estate.
Tutto è silenzio.

Il Cilento appare ogni volta in forme diverse, questa ne è una. La solitudine di un mondo sospeso, aggrappato alla roccia fredda. Spiazzato. Abbandono e solitudine. C’è però forza in queste pietre in attesa che il tempo le fondi con le rocce su cui poggiano.

Riprendo il cammino. La strada è lenta. Come se non volesse lasciare andare i miei piedi. Le montagne tornano a coprirsi di verde. La roccia nuda torna a circondare il letto del Mingardo. Attraverso la Gola del Diavolo. Il castello, la basilica, le case difensive tornano ad oscurarsi tra le nuvole alle mie spalle.

San Severino

 

Autore Fabio Picolli

Fabio Picolli, nato a Napoli nel 1980, da sempre appassionato cultore della conoscenza, dall’araldica alle arti marziali, dalle scienze all’arte, dall’esoterismo alla storia. Laureato in ingegneria aerospaziale all'Università Federico II è impiegato in "Leonardo", ex Finmeccanica. Giornalista pubblicista. Il Viaggio? Beh, è un modo di essere, un modo di vivere!