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Salve! Ci bombardiamo?

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Il desiderio di autodistruzione prevale sulla consapevolezza che un conflitto atomico determinerebbe un’unica certezza: rispondere all’interrogativo ‘Perché non esiste più nulla anziché tutto?’

Il primo giro di boa intorno alla guerra nucleare si è compiuto con la Guerra Fredda, la contrapposizione ideologico – politica che ha preso forma dal 1947 tra Stati Uniti ed Unione Sovietica, tra Est ed Occidente.
Per circa 50 anni lo stato di equilibrio del terrore dovuto alla sfrenata corsa agli armamenti nucleari, ha rappresentato il deterrente a scongiurare lo scontro diretto tra le super potenze nel timore che ciò avrebbe comportato la distruzione del mondo.

C’era la consapevolezza del forte arsenale nucleare creato quale fronte di ostilità. Tuttavia, non si è assistito alle minacce urlate a gran voce per l’uso di armi di distruzione di massa in grado di annichilire il pianeta intero.

Il secondo giro di boa è stato compiuto nell’attuale clima di tensione internazionale creatasi per il conflitto Russia – Ukràina.

Non si tratta di un’allerta, ma di una vera e propria dichiarazione di intento per bombardare Paesi del mondo ritenuti ostili da Vladimir Putin, Presidente della Russia, con l’ammissione di usare missili nucleari se necessario, dando il via alla terza guerra mondiale. L’ultima dell’Umanità, almeno per molti secoli a venire.

A parte il fatto che sarà il giudizio di un solo uomo, sostenuto dal proprio entourage politico – militare, a decidere perché e quando sarà necessario lanciare testate nucleari qua e là, l’orrore di tale proposito è dato dall’averlo manifestamente esternato.

È il passo successivo che dalla deterrenza di armi nucleari muove verso il loro uso. Prima, con la Guerra Fredda, era noto il potenziale di devastanti armamenti dislocati uno contro l’altro. La presa di coscienza della loro esistenza era buon motivo per scongiurarne l’uso.

Oggi è nota la disponibilità a servirsene. Sarà anch’essa un freno inibitorio, ma che avvicina di molto all’autodistruzione dell’Umanità.

Le armi nucleari sono in costante aumento. All’inizio del 2023 l’arsenale mondiale conta 9.576 testate nucleari pronte all’uso, equivalenti ad oltre 135.000 bombe di Hiroshima.

Otto le potenze nucleari ufficiali: Stati Uniti, Regno Unito, Francia, India, Pakistan, Corea del Nord, con Russia e Cina che primeggiano la classifica, mentre Israele possiede armi nucleari non ufficiali.

Nel 2022 alla dislocazione nucleare mondiale sono state aggiunte 136 testate dalla Russia, che possiede il più grande arsenale al mondo, 5.889 testate operative, Cina, India, Corea del Nord e Pakistan.

Lo stock complessivo di armi atomiche, che comprende anche quelle ritirate, scende da 12.705 a 12.512 in un anno per effetto della demolizione di vecchie testate in Russia e Stati Uniti. Ma l’introduzione di nuove potrà comportare un successivo incremento per la prima volta dalla Guerra Fredda.

L’escalation di avvertimenti d’impiego di bombe atomiche aumenta la tensione, una minaccia espressa nell’intento che ciò funga da deterrente e provochi nel contendente la rinuncia a proseguire. Ma, in caso contrario, indurrebbe a procedere, superando il limite della ragione e compiere scelte aberranti.

L’equilibro del terrore è di per sé debole. Potrebbe frantumarsi per un innesco casuale dovuto ad un errore in un’operazione militare.

Dalla conseguente instabilità, la generazione della violenza per dissolvere l’Umanità, annichilendo il Pianeta che, in fondo, ha impiegato solo 15 miliardi di anni per giungere come lo vediamo ai nostri occhi.

Un Big Bang ci ha dato un delizioso azzurro luogo dove ogni forma vivente esiste. Auspichiamo nella forza dell’intelletto per non essere autori di un innaturale Big Bang e scongiurare l’autodistruzione.

Restiamo uniti per non compiere l’inaudito, inutile passo nel desiderio di farla reciprocamente pagare, seppur consci che dopo non esisterà più nulla e ciò che verrà sarà nelle mani della volontà trascendente, alla quale l’aberrazione umana avrà ceduto il campo perdendosi nella scelleratezza e nell’oblio.

Provo ad immaginare un possibile scenario di guerra nucleare…

Sarebbero lanciate testate nucleari da ogni parte della terra verso ogni dove. Ciascun Paese attuerebbe sistemi di difesa a tutela delle esplosioni che colpirebbero il proprio territorio, facendo deflagrare missili nemici ancora in rotta di volo di pochi minuti, ma da grandi distanze.

Forse non sarebbero abbattute città e annientati i centri del potere politico – militare. Ma una grande nuvola radioattiva avvolgerebbe il pianeta attraversando qualsiasi corpo vivente… provocando un inverno costante… contaminando il territorio per secoli e rendendo invivibile il globo per le generazioni future, se ve ne saranno, deformate e mutilate dalla radioattività… che si nutrirebbero di cibo contaminato… che calpesterebbero distese di polvere di uranio ad ogni latitudine e longitudine… che berrebbero acqua fosforescente… che respirerebbero aria radioattiva…

E poi?

Neppure gli artefici di tale follia potrebbero vedere il seguito di questa storia, certamente scritta per opera di amanuensi che torneranno a servirsi di penna e calamaio, perché nessuna tecnologia sarà più disponibile… nessuna fonte energetica… nessun luogo dove vivere un’esistenza per come è stata creata, ma solo per come è stata distrutta…

Quando tra non molte generazioni la popolazione supererà 10 miliardi di persone, forse non si ricaverà cibo per tutti. Forse il bisogno e la fame genereranno instabilità con ondate di sopraffazione tra esseri della propria specie. Forse altre pandemie seguiranno. Fenomeni che ridurranno la numerosità dei viventi per le risorse disponibili.

Oppure le innovazioni del progresso scientifico produrranno forme di alimentazione sintetiche alternative, l’Umanità avrà bonificato Marte per la vita eso-terrestre e qualche miliardo di individui emigrerà verso un altro pianeta e chissà se e come sarà controllata l’ondata migratoria.

Lasciamo che siano cause naturali a normalizzare lo stato di equilibrio dell’esistenza, anziché scagliare testate nucleari pigiando alcuni tasti attivabili da multipli codici criptati, coscienti che dopo sarà la fine, ma certi di conoscere la risposta all’interrogativo

Perché non esiste più nulla anziché tutto?

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Autore Adriano Cerardi

Adriano Cerardi, esperto di sistemi informatici, consultant manager e program manager. Esperto di analisi di processo e analisi delle performance per la misurazione e controllo del feedback per l’ottimizzazione del Customer Service e della qualità del servizio. Ha ricoperto incarichi presso primarie multinazionali in vari Paesi europei e del mondo, tra cui Algeria, Sud Africa, USA, Israele. Ha seguito un percorso di formazione al Giornalismo e ha curato la pubblicazione di inchieste sulla condizione sociale e tecnologia dell'informazione.