Atrocità commesse nei campi di Tindouf
Il simposio sulle violazioni del diritto alla vita dal titolo ‘La sistematicità delle esecuzioni arbitrarie commesse dal Polisario e la responsabilità del Paese ospitante’, organizzato alla 51a sessione del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, HRC, a Ginevra, ha concluso che dall’installazione dei campi di Tindouf, nel sud-ovest dell’Algeria, i servizi di sicurezza algerini e il fronte Polisario hanno commesso violazioni dei diritti umani – con le atrocità umanitarie che l’accompagnano – sullo sfondo del conflitto nel Sahara.
Secondo gli organizzatori Promozione dello Sviluppo Economico e Sociale “PDES-ONG” e Osservatorio Internazionale per la Pace, la Democrazia ei Diritti Umani, Ginevra “IOPDHR-GINEVRA”, sebbene il Polisario abbia riconosciuto che in passato si sono verificate violazioni dei diritti umani, non ha fornito dati chiari relativi a sparizioni forzate, rapimenti, esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, torture nei centri di detenzione, trattamenti o punizioni crudeli, disumani o degradanti.
Il Polisario rimane un’organizzazione che sfugge a ogni controllo, nonostante i gravi crimini e le violazioni che ha commesso sin dalla sua creazione. Ha infatti fatto dei campi di Tindouf una piattaforma per ordinare rapimenti, saccheggi e attentati arbitrari e terroristici, provocando migliaia di vittime, non solo tra i residenti dei campi di Tindouf, ma anche Mauritania, Mali, Corea del Sud, Francia, Spagna e Marocco. Il Polisario ha così causato vittime a seguito di operazioni armate di terra o di attacchi contro imbarcazioni e navi in prossimità delle coste dei Paesi limitrofi.
Quasi cinque decenni di violazioni e trattamenti disumani, i più significativi dei quali sono state torture ed esecuzioni arbitrarie, sono trascorsi in un clima di impunità, dove i meccanismi di riparazione algerini, unica autorità preposta ad indagare su tutte le violazioni commesse sul suo territorio, si sono rifiutati di trattare o esaminare qualsiasi dossier relativo alle violazioni commesse.
Il gruppo è stato imposto dalle autorità algerine a svolgere il proprio ruolo nella gestione degli affari dei campi, in violazione delle disposizioni del diritto internazionale, beneficiando dell’immunità e della protezione del Paese ospitante, indipendentemente dalla gravità delle violazioni, sfuggire al controllo dei meccanismi delle Nazioni Unite interessati alla protezione dei diritti umani.
Sebbene il diritto alla vita sia garantito dall’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e dall’articolo 6 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, circostanze eccezionali, tra cui lo stato di guerra, la minaccia di guerra, l’instabilità politica interna o qualsiasi altro situazione di emergenza, non può essere invocato per giustificare esecuzioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie.
Tuttavia, il Polisario, per decenni, ha continuato a violare in modo flagrante il diritto alla vita attraverso esecuzioni arbitrarie ed extragiudiziali, mentre incitava alla violenza e agli omicidi, attraverso successivi appelli del suo consiglio a congressi e organi di stampa che chiedevano escalation, resistenza e lotta su tutti i fronti.
In questo contesto, il Consiglio del Polisario sfrutta e mobilita donne e bambini per esportare violenza e omicidi fuori dai campi, come unico modo per intimidire i suoi detrattori.
Nel loro appello, gli organizzatori chiedono:
1. all’Algeria di attuare la legge nazionale in tutto il territorio nazionale, compresi i campi di Tindouf;
2. al Paese ospitante, l’Algeria, a svolgere un’indagine tempestiva e imparziale sulle presunte esecuzioni extragiudiziali, al fine di determinare con certezza le cause, il momento della morte, i responsabili, nonché le circostanze in cui cui è stato commesso;
3. alle autorità competenti di adottare le misure necessarie per prevenire casi di uso eccessivo della forza nei confronti di profughi indifesi;
4. che gli autori e gli istigatori di tali violazioni compaiano a processi equi in conformità con il diritto internazionale dei diritti umani e il diritto internazionale umanitario, come crimini senza limitazione;
5. di denunciare l’illegittima delega di poteri dello Stato algerino al Polisario nella gestione dei campi di Tindouf, in flagrante violazione delle norme del diritto internazionale;
6. il riconoscimento dello status di rifugiato ai residenti dei campi di Tindouf, con l’obbligo per il Paese ospitante, in Algeria, di identificarli, in applicazione delle risoluzioni pertinenti del Consiglio di sicurezza e in conformità con la Convenzione Geneva sui rifugiati e sul suo protocollo opzionale;
7. alla comunità internazionale di andare avanti per ritenere il Polisario responsabile di enormi violazioni commesse contro i residenti dei campi, come gruppo non statale e armato, nel quadro dei meccanismi continentali, regionali e regionali e dei diritti umani internazionali;
8. di denunciare il fenomeno del reclutamento forzato di bambini, adolescenti e giovani nell’esercito, la loro normalizzazione con l’ideologia delle milizie e i discorsi di odio, violenza e propaganda di guerra;
9. di ricordare i rapporti e i documenti delle Nazioni Unite che hanno suonato allarme sulla situazione tra i giovani nei campi di Tindouf;
10. di ritenere il Polisario e il Paese ospitante, completamente responsabili della militarizzazione di bambini e giovani nei campi, il che li rende un obiettivo facile per il reclutamento da parte di gruppi armati che operano nella regione sahelo-sahariana;
11. di attirare l’attenzione della comunità internazionale alla minaccia diretta alla sicurezza e alla pace nella regione e nel quartiere a causa dell’intersezione tra il ruolo separatista dell’organizzazione del Polisario e il ruolo terroristico dei gruppi armati e dei terroristi;
12. di esortare la comunità internazionale ad affrontare l’attuazione dei programmi di istruzione, formazione e istruzione al fine di promuovere una cultura dei valori dei diritti umani, nonché educazione per la pace, la tolleranza e la coesistenza;
13. di lanciare l’allarme sulla necessità di porre fine al reclutamento di bambini all’interno dei campi di Tindouf, in conformità con gli obblighi pertinenti del Paese ospitante;
14. di invitare la comunità internazionale ad intervenire per smantellare i campi, trovare percorsi di dialogo pacifici e garantire il diritto di tornare.
Autore Redazione Arabia Felix
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