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Sahara: appello di 13 ONG a Ministero Giustizia spagnolo per Ghali

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Ghali


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Prosegue la mobilitazione delle associazioni spagnole

Un gruppo di 13 ONG, che rappresentano le vittime spagnole del leader del Polisario, Brahim Ghali, hanno lanciato un appello ai tribunali della Spagna per chiedere che venga giudicato per quanto avvenuto dall’inizio degli anni 70.

Giovedì 6 maggio, il gruppo di 13 ONG spagnole, tra cui una dozzina di associazioni regionali di vittime del terrorismo, ha fatto appello alla giustizia per chiedere che il capo del Polisario risponda per i crimini di cui è accusato. Queste ONG, nella loro lettera, elencano almeno 300 accadimenti tra il 1973 e il 1986. I firmatari di questa missiva affermano che Ghali non deve beneficiare dell’impunità, come avvenuto con Juana Chaos, leader dell’Eta, rilasciata per motivi medici prima di fuggire dalla Spagna per stabilirsi in Venezuela.

Su questo argomento è intervenuta nuovamente anche l’Associazione Saharawi per la Difesa dei Diritti Umani ‘ASADEHD’ che, sempre giovedì 6 maggio, ha chiesto alla giustizia spagnola l’arresto di Ghali per i crimini di cui è accusato, oggetto di numerose denunce in Spagna, per impedirgli

di sottrarsi ad azioni legali contro di lui

in particolare per i crimini commessi contro i saharawi rapiti nei villaggi. ASADEHD ha esortato Santiago Pedraz, magistrato del Tribunale investigativo n.5, presso il Tribunale nazionale di Madrid, ad ordinare la detenzione provvisoria di Ghali

tenendo conto della gravità dei fatti e dei crimini di cui è accusato.

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Autore Redazione Arabia Felix

Arabia Felix raccoglie le notizie di rilievo e di carattere politico e istituzionale e di sicurezza provenienti dal mondo arabo e dal Medio Oriente in generale, partendo dal Marocco arrivando ai Paesi del Golfo, con particolare riferimento alla regione della penisola arabica, che una volta veniva chiamata dai romani Arabia Felix e che oggi, invece, è teatro di guerra. La fonte delle notizie sono i media locali in lingua araba per dire quello che i media italiani non dicono.