Titolo: Il rumore dei tuoi passi
Autore: Valentina D’Urbano
Editore: Longanesi
Collana: La Gaja Scienza
Prezzo: € 14,90
Valentina D’Urbano è una scrittrice e illustratrice per l’infanzia. Si è diplomata allo IED in Illustrazione e animazione multimediale. Nel 2010 vince la prima edizione del torneo letterario IoScrittore organizzato dal Gruppo editoriale Mauri Spagnol.
Longanesi ha pubblicato i suoi romanzi: ‘Il rumore dei tuoi passi’, nel 2012; ‘Acquanera’ nel 2013; ‘Quella vita che ci manca’, nel 2014, con cui vince il premio Rapallo Carige nel 2015, ‘Non aspettare la notte’ nel 2016.
Con Tea ha pubblicato ‘Alfredo’. Vive e lavora a Roma.
‘Il rumore dei tuoi passi’ è il romanzo d’esordio di Valentina D’Urbano. Già dalle prime pagine capisci il motivo del suo successo. Una storia vera, scritta in modo realistico e crudo, che ti commuove nel profondo, continui a leggere anche se le lacrime ti annebbiano la vista, ti lascia inebetita e, finita l’ultima pagina, hai bisogno di metabolizzare.
Apri il libro e le prime parole che ti colpiscono e già ti fanno male sono la dedica
Anche l’ultimo dei poveracci ha bisogno di una storia.
Siamo alla Fortezza, una della tante periferie delle nostre città, quei sobborghi che ti uccidono dentro, che tolgono la speranza; chi nasce e cresce in questi posti vive senza scopi, si lascia vivere, senza conoscere nient’altro.
Beatrice ed Alfredo vengono chiamati i gemelli; si conoscono da bambini e vivono in simbiosi, hanno quasi anche le stesse movenze e la stessa vita dolorosa.
La scena si apre sul finale, un funerale, epilogo della narrazione.
Attraverso la voce narrante di Bea conosciamo la storia di Alfredo, un ragazzo debole, con la scorza dura. Sin da piccolo lotta per vivere; suo padre, un ubriacone, quando è sbronzo tenta di ucciderlo insieme ai suoi fratelli, per poi dimenticarsene da sobrio. Il bambino, per proteggersi, si rifugia a casa dei vicini, la famiglia di Bea.
Una vita di violenza, di brutture, di incultura, di assenza totale di esempi; è in questo ambiente che crescono e diventano adulti Alfredo e Beatrice, essendone fortemente condizionati. Lei diviene una ragazza volgare ed arrabbiata con il mondo che è capace di avere un rapporto profondo solo con Alfredo. Il loro è un amore ruvido e violento; si amano, si picchiano, si fanno del male, ma si appoggiano l’uno all’altra fino al momento estremo.
Don Antonio ha detto che era un bravo ragazzo, che lo amavano tutti, che dovevamo pregare per l’anima del nostro fratello Alfredo senza preoccuparci per lui, che quando il Signore prende con sé dei ragazzi così giovani è perché gli stanno a cuore, perché li vuole nel regno dei cieli. Ma anche a sforzarmi, Alfredo nel regno dei cieli proprio non riuscivo a vedercelo.
Il prete ha continuato a parlare di lui come se lo conoscesse da sempre, come se l’avesse visto il giorno prima. Ripeteva che era buono. Un bravo ragazzo. Un pezzo di pane. Che sicuramente nell’ultimo momento di vita aveva pensato alla sua famiglia, alle persone che lo amavano.
E a me questa cosa mi ha fatto incazzare.
Io lo so che Alfredo non era buono, che non lo amava nessuno. Perché se hai qualcuno che ti ama, non corri il rischio di morire da solo come un cane. Se hai qualcuno che ti ama, forse ti salvi.
La vita alla Fortezza è la vita di tanti quartieri a rischio ai margini delle grandi città, dove la gente vive in un ghetto, non esce mai, non conosce la vita all’esterno. Le persone mancano completamente di speranza, si lasciano vivere, senza lavoro, senza istruzione e soprattutto senza uno scopo.
Il romanzo è ambientato negli anni ’80 del secolo scorso, periodo in cui l’eroina falciava giovani vite senza speranze. È appunto il caso di Alfredo che, dopo la morte del padre, cede alle lusinghe della droga; in fondo è sempre stato un debole.
Beatrice, forse, una possibilità di vita diversa può averla; lei la vita all’esterno l’ha vista, ha conosciuto la chimera di un’esistenza migliore. Il suo viaggio con la parrocchia, la sua amicizia con Marta, una ragazza di Bologna che l’ha accettata per quello che ha dentro, senza l’infamante marchio della Fortezza. Il miraggio di andar via è nato come un bocciolo durante quel soggiorno al mare con la sua nuova amica e la speranza è l’unica salvezza.
La trama
Un luogo fatto di polvere, dove ogni cosa ha un soprannome, dove il quartiere in cui sono nati e cresciuti è chiamato “la Fortezza”, Beatrice e Alfredo sono per tutti “i gemelli”.
I due però non hanno in comune il sangue, ma qualcosa di più profondo.
A legarli è un’amicizia ruvida come l’intonaco sbrecciato dei palazzi in cui abitano, nata quando erano bambini e sopravvissuta a tutto ciò che di oscuro la vita può regalare.
Un’amicizia che cresce con loro fino a diventare un amore selvaggio, graffiante come vetro spezzato, delicato e luminoso come un girasole. Un amore nato nonostante tutto e tutti, nonostante loro stessi per primi. Ma alle soglie dei vent’anni, la voce di Beatrice è stanca e strozzata.
E il cuore fragile di Alfredo ha perso i suoi colori. Perché tutto sta per cambiare.