La visita del Presidente dell’Iran
La visita del Presidente iraniano Hasan Rohani, che lunedì scorso è arrivato a Roma, ha suscitato scalpore nell’opinione pubblica perché in occasione del colloquio con il Premier Renzi molti dei nudi contenuti nei Musei Capitolini sono stati coperti per non urtare la sensibilità del presidente iraniano.
Mentre è stata aperta anche un’inchiesta interna per capire di chi sia la responsabilità del gesto che ha fatto indignare molti, non solo in Italia, nessuno ha parlato del reale motivo di questa storica visita. Questo è il primo viaggio che il presidente Hasan Rohami fa in Europa dopo quasi un decennio ed è la prima da quando Theran ha firmato l’accordo con sei potenze mondiali e l’Unione Europea per risolvere la controversia sul programma nucleare. Teheran ha ottenuto la revoca delle sanzioni internazionali, l’unica vera ragione per cui gli emissari del regime iraniano hanno deciso di sedersi al tavolo del negoziato, in cambio di significative riduzioni alla portata del suo programma nucleare, che verrà sottoposto a ispezioni per accertare il rispetto degli impegni da parte della Repubblica Islamica. L’Iran oggi rappresenta un paese tornato sulla scena internazionale, economica e politica.
In Italia il presidente dell’Iran ha ricevuto un’accoglienza sontuosa: oltre al saluto del Presidente Mattarella, ha incontrato Reni che ha elogiato il paese del presidente Rohani e si è detto orgoglioso del legame che le
Per il Presidente Hsan Rohani non è importante solo attrarre investimenti, ma anche dimostrare all’Iran che l’aver firmato l’accordo nucleare ed essere arrivati alla fine delle sanzioni internazionali avrà degli effetti positivi, visto che il Paese esce da una profonda recessione. Nonostante l’inflazione durante i suoi due anni di governo si sia fermata al 12%, la disoccupazione giovanile rimane alta e questo è un dato che i dirigenti iraniani hanno ben presente. La fine delle sanzioni è, senza dubbio, una svolta. Tra i benefici, il più immediato sarà sbloccare circa 30 miliardi di dollari di fondi iraniani congelati in banche estere: il governo di Teheran conta di spenderne parte per investire in ferrovie, porti e aeroporti, e nuovi aerei.
Nel lungo termine però l’Iran spera di attrarre nuovi investimenti e poiché gli Stati Uniti mantengono molte sanzioni bilaterali, a concorrere per il nuovo mercato sono gli europei o meglio l’Europa e la Cina. Quest’ultima negli anni ha riempito molti degli spazi lasciati vuoti proprio dalle imprese occidentali. Rohani ha ricevuto il presidente cinese Xi Jinping che ha preso impegni per circa 600 miliardi di dollari di investimenti nei prossimi dieci anni. La parte più conservatrice dell’Iran però non vuole cedere il suo potere. Proprio mentre Rohani sbarcava in Europa, il consiglio dei guardiani ha confermato che Ahmad Khomeini, nipote del primo carismatico leader della repubblica islamica iraniana, non potrà candidarsi alle elezioni del 26 febbraio. Il braccio di ferro sulle candidature è una costante nella politica iraniana: il giovane Khomeini è un esponente della corrente riformista ed è solo uno di migliaia di nomi respinti dall’organismo di controllo; molti hanno fatto ricorso, la partita è aperta. Ma squalificare un religioso dalle solide referenze che per di più si chiama Khomeini, dice quanto sia duro lo scontro. Tra meno di un mese, infatti, gli iraniani voteranno per il parlamento nazionale e il consiglio degli esperti, l’organismo di giuristi islamici che ha il fondamentale compito di eleggere il leader supremo, prima carica dello stato. Sarà un voto importante per ridefinire gli equilibri di potere nel paese.
La vis
Autore Monica De Lucia
Monica De Lucia, giornalista pubblicista, laureata in Scienze filosofiche presso l'Università "Federico II" di Napoli.