In alcuni contesti rurali, specialmente nei Paesi in via di sviluppo, viene ancora usato un modello di aratro simile a quelli inventati, pare, in Mesopotamia circa nel 3.000 Avanti Cristo.
Chissà se un bambino che frequenta le elementari ne ha mai visto uno o conosce questa parola.
Ricordate la macchina da scrivere?
Per circa un secolo è rimasta lo stesso oggetto e ha dato lavoro a almeno quattro generazioni di dattilografe. Mestiere scomparso.
Sono sicuro che in molti abbiamo festeggiato l’ingresso sul mercato del floppy disk che permetteva di archiviare almeno una decina di documenti in ‘soli’ quindici minuti o pressappoco.
Sono durati più o meno dalla metà degli anni Ottanta e la loro obsolescenza quando, già nel 2003, alcuni produttori di computer cessarono di inserire i loro lettori nei nuovi modelli.
Nel 2002 venne lanciato il primo modello smartphone Blackberry con funzionalità telefoniche. Nel 2010 era già un oggetto superato e obsoleto.
Potremmo continuare con decine di esempi, che sono anche storie commerciali, che dimostrano come la nostra società, ad una velocità quasi incomprensibile, sia cambiata e stia ancora cambiando.
È la rivoluzione digitale, quel fenomeno che è iniziato, in maniera apparentemente strisciante e inizialmente fuori dalla conoscenza e dalla comprensione del grande pubblico, negli anni Quaranta del secolo scorso.
Non possiamo stabilire con certezza la sua data di nascita.
Possiamo provare a partire dal 1943 – 1944, quando, in piena Seconda guerra mondiale, venne completato l’ENIAC, Electronic Numerical Integrator and Computer, uno dei primi computer elettronici.
Oppure dal 1951, con l’UNIVAC I, Universal Automatic Computer I, il primo computer commerciale.
Negli anni Sessanta abbiamo avuto lo sviluppo dei circuiti integrati, i famosi e oggi indispensabili microchip, che hanno permesso la miniaturizzazione dei componenti elettronici e l’aumento delle capacità dei computer.
Arriviamo agli anni Settanta con Intel 4004, il primo microprocessore su singolo chip e il prototipo della rete ARPANET, predecessore di Internet.
Nelle case avevamo ancora enormi TV in bianco e nero a tubo catodico e Bill Gates fondava, nel 1975, Microsoft che, dieci anni dopo, avrebbe rilasciato il sistema che ha reso il computer un oggetto comprensibile e utilizzabile da tutti.
Nel frattempo, rispettivamente nel 1976 e 1977, Apple lancia Apple I, uno dei primi personal computer, e Apple II, che ha contribuito alla diffusione dei personal computer.
Dobbiamo aspettare ben il 1981 e IBM lancia il suo IBM PC, che diventa uno standard nel settore e tre anni dopo arriva da Apple il Macintosh, famoso per la sua interfaccia grafica utente, GUI.
Finalmente, Tim Berners-Lee sviluppa il World Wide Web, www, rendendo Internet accessibile al grande pubblico e dando inizio allo sfruttamento commerciale della rete.
Amazon e eBay risalgono al 1994.
Ultime dati rilevanti, ma troppe altre ne potremmo inserire, sono il 2004, quando Facebook segna l’inizio dell’era social, e il 2007, con l’iPhone che rivoluziona il mercato dei telefoni cellulari e dà impulso allo sviluppo degli smartphone.
La rivoluzione digitale ha trasformato il nostro modo di vivere, lavorare e comunicare. Smartphone, social media ed e-commerce hanno reso le informazioni e i servizi più accessibili, mantenendoci connessi.
Nei luoghi di lavoro, strumenti come il cloud computing, i software collaborativi e l’Intelligenza artificiale, IA, hanno aumentato la produttività e la comunicazione, rendendo le aziende più efficienti e innovative.
Questo cambiamento consente anche il lavoro da remoto, permettendo ai dipendenti di svolgere il proprio impiego da qualsiasi luogo e rompendo i confini tradizionali dell’ufficio.
App economy? Digital economy o Social Economy?
Anche solo provare a dare definizioni è limitativo e, forse fuorviante.
La rivoluzione digitale segna l’inizio dell’Era dell’Informazione ed è anche conosciuta come la Terza Rivoluzione Industriale, sebbene sia spesso considerata parte della più ampia Quarta Rivoluzione Industriale a causa dell’integrazione di tecnologie avanzate come l’IA e l’IoT.
Noi possiamo solo assistere e illuderci di partecipare attivamente quando, invece, non possiamo che farci trasportare dalla corrente della rete in attesa che, tra pochi mesi, se non settimane o giorni, un nuovo giocattolo tecnologico renda inutile quello su cui stiamo leggendo adesso.
Autore Gianni Dell'Aiuto
Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.