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Rifugiati da Libia accolti case famiglia Comunità Papa Giovanni XXIII

Rifugiati da Libia


Dichiarazione del Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII

Riceviamo e pubblichiamo.

I 51 rifugiati arrivati oggi, 14 novembre, all’aeroporto di Pratica di Mare, Pomezia (RM) saranno tutti accolti nelle case famiglia della Papa Giovanni XXIII, la Comunità fondata da don Oreste Benzi, il sacerdote che per primo aprì una casa famiglia in Italia nel 1973.

In un primo momento i rifugiati – per la maggior parte mamme e bambini di nazionalità eritrea, somala e sudanese – saranno ospitati nelle strutture della Comunità in Romagna. Successivamente saranno trasferiti presso alcune tra le 201 case famiglia dell’associazione in Italia, che già accolgono 1.283 persone di tutte le età e provenienze.

Questo il commento di Giovanni Paolo Ramonda, Presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII:

Siamo lieti di dare il nostro contributo all’accoglienza di mamme e bambini in fuga dalla Libia.
In questo modo sono state protette persone fragili, impedendo loro di fare un pericolosissimo viaggio in mare. Dopo una prima fase, saranno accolte in alcune delle nostre case famiglia dove potranno ricevere il sostegno e l’affetto di una famiglia allargata.

Il corridoio umanitario è stato gestito dal Governo Italiano con la mediazione e collaborazione della Comunità di don Benzi.

Continua Ramonda:

L’immigrazione è una questione complessa. I corridoi umanitari rappresentano una delle risposte in quanto permettono a famiglie, non solo a singoli adulti, di fare un viaggio sicuro e legale.

La Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi, opera da 50 anni al fianco degli ultimi. Oltre alle 201 case famiglia in Italia, gestisce altre 50 case famiglia all’estero.

Case famiglia APG23: le tre caratteristiche fondamentali

La casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII si caratterizza per la presenza di un papà ed una mamma. Non operatori instrutture residenziali ma strutture affettive.

È una vera famiglia. Tutti ci vivono 24 ore su 24, 365 giorni all’anno. Non un’occupazione lavorativa ma una scelta di vita. Famiglie che aprono le porte di casa all’accoglienza di chi ha bisogno.

C’è posto per tutti: minori, disabili, anziani, italiani o stranieri e chiunque cerchi di ritrovare un posto nella società dopo aver sbagliato.

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