Sono trascorsi pochi giorni dal 10 marzo, data che la Massoneria del Grande Oriente d’Italia dedica alla commemorazione dei Fratelli passati all’Oriente Eterno.
La scelta di non far coincidere la celebrazione con quella ufficiale riconosciuta dalla Chiesa non è casuale, ma omaggia la dipartita del grande esponente del Risorgimento italiano Giuseppe Mazzini.
Il verbale della sua iniziazione non è mai stato ritrovato, ma i suoi scritti verso la famiglia, la Patria, l’Umanità e la diffusione dei valori di libertà, uguaglianza e fratellanza, che esaltano la grande eredità dei valori massonici, lo fanno riconoscere come tale, anche nel caso in cui non avesse mai effettivamente prestato giuramento.
Siamo, tra l’altro, anche a ridosso dell’equinozio di primavera, momento in cui tutto ritorna a “vivere” dopo un periodo in cui tutto è “morto”.
Il pensiero vola al grande filosofo Epicuro, secondo il quale non è il decesso in sé ad impressionare, ma è la paura del trapasso ad alimentare quel sentimento che provoca in noi turbamento, impedendoci di raggiungere la serenità interiore tanto agognata.
Tra tutte le sue splendide riflessioni, ne riporto, di seguito, due:
La morte non è nulla per noi.
Quando noi viviamo, la morte non c’è. Quando c’è lei, non ci siamo noi.
Quando ripenso ai fratelli che ho conosciuto, in un’età già adulta, che hanno lasciato fisicamente il Tempio e non hanno più potuto prendere “la parola”, mi piace immaginarli nella Gran Loggia dell’Oriente Eterno.
La loro opera continua attraverso chi oggi lavora con perseveranza ed orgoglio, amore e tolleranza nel Tempio. Loro sono in noi e noi siamo in loro, forti negli ideali che ci hanno tramandato e fieri di seguirne il luminoso esempio.
Gli individui muoiono, ma quel tanto di vero che essi hanno pensato, quel tanto di buono ch’essi hanno operato non va perduto con essi: l’umanità lo raccoglie e gli uomini che passeggiano sulla loro sepoltura ne fanno lor pro.
Giuseppe Mazzini
In questo giorno così importante è doveroso ricordare i Massoni che hanno speso una parte della loro vita terrena a rinsaldare l’antica ed inossidabile Catena della fratellanza, quelli che, con grande passione, costanza, sacrificio, umiltà e perseveranza, hanno deposto il proprio grande o piccolo “mattone”, che è servito prima a costruire il Tempio personale e poi ad ampliare lo spazio condiviso da tutti noi, immenso, universale, atemporale e senza confini.
Parliamo della morte, perché significa parlare della vita e viceversa.
Nella Libera Muratoria il pensiero della morte è un fatto realistico e concreto e il neofita all’interno del gabinetto di riflessione, lo avverte subito, anche se inizialmente gli fa paura, perché ancora troppo legato alla profanità. Nel corso del suo cammino iniziatico, invece, cambierà approccio e capirà quanto sia importante morire e per rinascere più volte, con una consapevolezza sempre diversa.
Anche quando un Massone oltrepassa le Valli celesti, in realtà non muore mai; percepiamo solo che un anello della Catena si è rotto per un lasso di tempo relativamente breve, lasciando un vuoto che diventa un richiamo affinché un altro Fratello lo colmi.
Naturalmente, la sua dipartita terrena comporta sofferenza per chi resta, ma ricordarlo significa sopprimere il dolore, celebrare la vita, escludendo, così, la morte.
Noi Massoni diciamo spesso che “è tutto giusto e perfetto”, ma in realtà sappiamo bene che “è tutto giusto sì, ma perfettibile”; quando un Fratello abbandona le sue spoglie mortali, lascia a noi quel compito di rendere tutto “giusto e perfetto”. Un’eredità importante per chi resta.
Il passaggio all’Oriente Eterno è trasposizione di Luce e dove vi è Luce, vi è Forza, vi è Vita e la compattezza della Catena è rinsaldata.
La parola non è svanita, è soltanto perduta, ai Fratelli il dovere di ritrovarla.
L’importante è che la morte ci trovi vivi.
Marcello Marchesi
Autore Rosmunda Cristiano
Mi chiamo Rosmunda. Vivo la Vita con Passione. Ho un difetto: sono un Libero Pensatore. Ho un pregio: sono un Libero Pensatore.