Il ruolo degli iniziati in tempi contro iniziatici
Viviamo tempi in cui la disgregazione dei valori è sempre più forte.
Si tratta di un dato culturale che riguarda soprattutto il mondo occidentale.
Questa deriva non può che riflettersi su ogni sfera della vita sociale.
Si tratta di un fenomeno sistemico nel senso più ampio del termine, non ascrivibile ad un settore piuttosto che ad un altro.
Le istituzioni, la politica, la famiglia, la scuola, lo sport: nulla è risparmiato.
Non ci dilunghiamo nell’indagine sociologica, lo abbiamo fatto in un precedente articolo a cui rimandiamo chi volesse approfondire.
Non ne sono esenti nemmeno quegli ambiti che, per la loro stessa natura, non solo dovrebbero resistere al deteriorarsi delle fondamenta etiche e morali, ma esserne forze costitutive.
Le religioni.
Ma anche gli ordini iniziatici, sempre più popolati da contro iniziati e, di conseguenza, in preda a spinte contro iniziatiche.
Avevamo in parte affrontato la tematica in un altro scritto, che terminava con una riflessione:
Un’organizzazione che tollera oltre modo che gli atteggiamenti contro-iniziatici prevalgano ha di fronte due possibili scenari.
Il primo è la disgregazione, con la fuga degli iniziati autentici e lo smarrimento delle iniziali finalità tradizionali.
Il secondo è quello di trasformarsi, per usare la terminologia di Guénon, essa stessa in contro-iniziatica.
Pietro Riccio – Massoneria, iniziazione e contro iniziazione
Il pensiero è sempre evoluzione. Lo stesso articolo è superato nel momento in cui viene messo l’ultimo punto, ancor prima di essere pubblicato.
La mancanza di evoluzione è stasi.
La stasi per un iniziato è la fine del percorso.
La citazione precedente risale ad uno scritto dell’estate 2020.
Tantissimo tempo.
Tanto da far presagire un terzo scenario.
Gli iniziati non scappano. Ma restano.
Restano a lottare per recuperare lo spirito tradizionale.
Per fare in modo che quella che si era trasformata in una bocciofila torni ad essere un ordine iniziatico.
Da quell’articolo passano 3 anni circa.
Arriviamo all’estate del 2023, quando lanciamo una provocazione.
Proprio questa che abbiamo ripreso.
Ci chiediamo: Ordine iniziatico o bocciofila?
Il sottotitolo chiarisce ulteriormente l’intenzione che ci aveva spinto: Segnali di fumo per il recupero della tradizione.
La riflessione si sposta su quali siano le caratteristiche che deve avere chi bussa.
Cosa significa liberi e di buoni costumi?
E basta questo?
Se Guénon parla di attitudini, queste quali sono?
E ci siamo chiesti ancora:
Ma basta essere una persona perbene per diventare iniziato?
È solo questa l’attitudine?
E ancora, cosa deve essere valutato per l’aumento di salario, cioè il passaggio di grado?
Pietro Riccio – Ordine iniziatico o bocciofila?
Domande, ancora domande.
Anche impietose.
Se le tornate si riducono alla lettura di una tavola, sempre più di frequente scopiazzata, al rapido svolgere di adempimenti amministrativi, per scappare a cena il più presto possibile, non è meglio scegliere una bocciofila, come momento di aggregazione?
Pietro Riccio – Ibidem
L’elevazione, forse, passa attraverso le domande giuste, non attraverso le risposte.
E ancora.
Un iniziato che resta in un ordine preda di spinte contro iniziatiche cosa deve fare?
In un altro articolo, ci eravamo già interrogati in questo senso.
Per cui, cosa dovrebbe fare, tanto per fare un esempio, il dge slong pha che si accorge che nel suo monastero ci sono spinte che mettono in dubbio gli stessi fondamenti del buddismo?
Pietro Riccio – Iniziati e doveri
E ancora:
Si è veramente iniziati se si tollera la deriva dei propri principi nel proprio Tempio?
[…]
Può l’iniziato rinunciare ad un po’ di dignità per paura del potere?
[…]
O ci si batte solo quando c’è la speranza di successo?
[…]
Non è forse la peggior sconfitta tollerare la menzogna, il compromesso, i pregiudizi, la stoltezza?
Pietro Riccio – Ibidem
La citazione era ovviamente di Edmond Rostand, più precisamente da Cyrano de Bergerac.
E, sempre dalla stessa opera, chiudevamo l’articolo con una delle frasi più struggenti.
N’importe : je me bats ! je me bats ! Je me bats !
Edmond Rostand – Cyrano de Bergerac
In un contesto informale, qualcuno leggendo l’articolo ha raccolto il pensiero replicando:
Nous nous battons! Nous nous battons! Nous nous battons!
La risposta di un iniziato.
Come ebbi modo di scrivere in altre occasioni non sempre le citazioni sono patrimonio di tutti.
Alcune citazioni non potrebbero essere tali per il solo, semplice fatto che non sono mai state scritte; quindi, non è possibile riportare una casa editrice, una rivista, tantomeno un numero di pagina. Non sono ‘accademicamente’ accettabili. Ma, alla fine di un lavoro che seppur breve è stato di ardua stesura per gli argomenti trattati, i lettori mi perdoneranno uno strappo alla regola. A volte ci sono riferimenti che, avendo queste caratteristiche, possono essere colti esclusivamente da un gruppo ristretto di persone, quelle che ne condividono l’esperienza, ma non per questo i riferimenti stessi hanno meno valore. Fossero anche solo in due a coglierne i nessi più reconditi.
Pietro Riccio – L’infinita metafisica corrispondenza degli opposti
Un iniziato ha il dovere di battersi contro le spinte contro iniziatiche.
Ma come deve e può farlo?
Partiamo dal come.
Sicuramente non ricorrendo a mezzi contro iniziatici.
Altrimenti smette lui stesso di essere iniziato.
Sarebbe come se le forze dell’ordine ricorressero alle stesse strategie utilizzate dalla criminalità organizzata per combatterla.
Come se attuassero delle ritorsioni nei confronti dei parenti più prossimi dei latitanti.
O gambizzassero chi delinque come avvertimento.
O prendessero mazzette per chiudere un occhio.
Il tutto sarebbe ridotto comunque allo scontro tra due metodologie mafiose.
Le forze dell’ordine smetterebbero di essere tali.
Se Cristo caccia i mercanti dal Tempio non lo può fare perché deve sostituirli con le proprie bancarelle dove magari vende merce tarocca.
Come deve comportarsi, allora, un iniziato?
Ci viene in mente uno scritto di Jorge Luis Borges, La rosa di Paracelso.
In un incipit magistrale, ci imbattiamo in Paracelso che invoca un discepolo.
Nel suo laboratorio, che comprendeva le due stanze dello scantinato, Paracelso chiese al suo Dio, al suo indeterminato Dio, a qualunque Dio, di inviargli un discepolo.
Jorge Luis Borges – La rosa di Paracelso
Quel Dio indeterminato, che tanto potrebbe ricordare il Grande Architetto Dell’Universo, sembra esaudire la sua promessa.
Qualcuno bussa alla porta del Maestro.
Ma il suo esordio non risponde alle aspettative.
“Ho camminato tre giorni e tre notti per entrare in casa tua. Voglio diventare tuo discepolo. Ti ho portato tutti i miei beni”. Tirò fuori una borsa e la rovesciò sulla tavola. Le monete erano molte e d’oro. Lo fece con la mano destra.
Jorge Luis Borges – Ibidem
La conoscenza, la consapevolezza, la Maestria, non si comprano con i metalli.
Non ambiscono ai metalli.
La risposta di Paracelso è perentoria.
Si chinò, giunse le estremità delle dita e disse: “Tu mi credi capace di elaborare la pietra che trasmuta gli elementi in oro e mi offrì oro. Non è l’oro ciò che cerco e se è l’oro che ti interessa, tu non sarai mai mio discepolo”.
Jorge Luis Borges – Ibidem
Gli sforzi dell’aspirante di rettificare la richiesta sono vanificati da una sua ulteriore affermazione.
Con sé recava una Rosa.
Il giovane levò in alto la rosa. “Affermano – disse – che tu puoi bruciare una rosa e farla rinascere dalle ceneri, per opera della tua arte. Lascia che io sia testimone di questo prodigio. Ecco ciò che ti chiedo; poi la mia vita sarà tua”.
Jorge Luis Borges – Ibidem
Paracelso comincia ad intristirsi. Non è il discepolo che desiderava.
La Rosa è imperitura.
“Una rosa può bruciare”, disse il discepolo in tono di sfida. “V’è ancora del fuoco nel camino”, rispose Paracelso. “Se tu gettassi questa rosa fra le braci, crederesti che le fiamme l’abbiano consumata e che sia la cenere a essere reale. Io ti dico che la rosa è eterna e che solo la sua apparenza può cambiare. Mi basterebbe una parola perché tu la potessi vedere di nuovo”.
Jorge Luis Borges -Ibidem
La Rosa è eterna.
Il Maestro incalza lo sconosciuto.
Il maestro alzò la voce e gli disse: “E inoltre, chi sei tu per introdurti nella dimora di un maestro ed esigere da lui un prodigio? Che hai fatto per meritare un simile dono?”.
Jorge Luis Borges – Ibidem
Quando l’aspirante gli strappa la Rosa e la brucia nel camino, Paracelso resta impassibile.
Disse con strana semplicità: “Tutti i medici e tutti gli speziali di Basilea affermano che io sono un mistificatore. Forse essi sono nel vero. Qui riposa la cenere che fu rosa e che non lo sarà”.
Jorge Luis Borges – Ibidem
L’Arte non può essere condivisa con i profani.
L’iniziato preferisce apparire un ciarlatano agli occhi del volgo, pur di difenderla. Non ha bisogno dell’approvazione o di gratificazioni profane.
Può arrivare a negarla, piuttosto che concederla a chi non ne è degno.
Il bussante rinuncia. Raccoglie i metalli e lascia il laboratorio.
Paracelso rimase solo. Prima di spegnere la lanterna e di sedersi nella poltrona consumata, raccolse nell’incavo della mano il piccolo pugno di cenere e disse una parola a bassa voce.
La rosa risorse.
Jorge Luis Borges – Ibidem
Una Parola.
La Parola.
Basta una Parola del Maestro a compiere l’Opera.
La Resurrectio rosae.
Perché la Rosa è eterna, come il Sapere che serve a farla risorgere.
L’iniziato non può scendere a lottare sul piano della profanità.
Non sarebbe un vero iniziato, in tal caso.
L’iniziato lotta sul suo piano, quello che solo a lui compete.
Lo fa custodendo il Sapere.
Donandolo solo a chi ne è degno.
Perché
Le labbra della saggezza sono solo aperte alle orecchie della comprensione.
Il Kybalion
Anche quando la lotta sembra impari, il Maestro resta custode della Tradizione.
Lavora incessantemente perché chi non è degno di entrare nel Tempio resti fuori dalle porte.
Si preoccupa di far sì che i mercanti siano sempre meno, sviluppando gli anticorpi della Saggezza.
Prende per mano chi era adatto al percorso ma ha smarrito la strada, accecato dal bagliore dei metalli.
Custodisce l’Arte, aspettando tempi migliori, se si rende necessario.
Conosce la Parola. E opera costantemente, in se stesso, la Resurrectio rosae.
Perché sa che la Rosa è eterna.
Autore Pietro Riccio
Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.