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Requiem per una base

Requiem


La deriva dell’elettorato di sinistra, nel naufragio dei partiti di riferimento

Le ideologie che hanno mosso le dinamiche politiche fino al ventesimo secolo, lo abbiamo sostenuto diverse volte, sono ormai cadute in disuso.

Soprattutto perché facevano riferimento a dinamiche sociali che non esistono più.

Con le ideologie vengono meno anche gli ideali, l’etica, la morale che le sostenevano, con tutte le relative conseguenze.

Tutta una serie, cioè, di meccanismi culturali di legittimazione e controllo.

Quei valori non sono stati sostituiti e quindi assistiamo a strani fenomeni di natura politica o pseudo tale.

La crisi dei partiti è trasversale, abbraccia tutto l’arco costituzionale, anche perché, se prima l’adesione era legata alla condivisione di un modello sociale a cui tendere, c’è da chiedersi quali siano, oggi, le spinte aggregative.

Vista la mobilità degli aderenti, le istanze coesive non devono essere particolarmente motivanti.

Spesso si tratta di ragioni di opportunismo, legate ad un tornaconto personale, soprattutto quando si tratta di ricoprire delle cariche.

Però, se non importa dove si è eletti, le decisioni non hanno nessun legame con lo schieramento di appartenenza.

Capita, quindi, che la sinistra, o presunta tale, possa scavalcare la destra sulle sue tematiche.

Prendiamo, ad esempio la riforma del lavoro, con Berlusconi attaccato duramente per un’ipotesi di temporanea riforma dell’art. 18, che dopo poco tempo è stato definitivamente stravolto dai suoi detrattori.

La gestione dell’emergenza Covid lo sta ulteriormente dimostrando.

Se le dinamiche degli attivisti le abbiamo delineate, anche se superficialmente, cosa accade per quella che una volta veniva definita come base? Ovvero l’elettorato, quello che dovrebbe radicare partiti e movimenti sul territorio?

Il destino è praticamente identico, vista la tendenza a seguire in modo più o meno acritico le scelte dei propri rappresentanti. Non importa se lontane da quella che viene ancora indicata come la propria ideologia.

Proviamo ad immaginare cosa sarebbe successo se invece di un governo di sinistra a gestire la fase di emergenza sanitaria ci fosse stato un governo di centrodestra.

Molte libertà costituzionalmente sancite sono state pesantemente limitate, e lo sono tuttora, per un virus che ha attualmente la mortalità di un’influenza nemmeno tanto aggressiva.

Tanti giustificazionisti pronti a tirare fuori l’acefala etichetta di negazionista per chi non si allinea al pensiero unico, cosa avrebbero fatto?

Non si fatica ad immaginare folle in strada ad agitare lo spettro del fascismo.

Il senso civico, tirato in ballo per il rispetto delle regole si sarebbe magicamente spostato verso la strenua difesa delle libertà costituzionali minacciate dai fascistacci brutti e cattivi.

Si sarebbero moltiplicati gli scioperi della fame. Sarebbero fioccati appelli alla comunità internazionale.

In Campania le misure restrittive, dopo la “tregua elettorale”, tornano ad essere pressanti.

Ci chiediamo, se avesse vinto Caldoro, al solo sentir parlare di coprifuoco gli strenui difensori delle libertà, chissà quali poi difendono veramente, si sarebbero incatenati e dati fuoco fuori Palazzo Santa Lucia, sede della Giunta Regionale?

Poi, il termine evoca, in questo caso sì, altri periodi.

E ci si chiede quando siamo scesi in guerra.

Ovvio, siamo in guerra contro il virus, è la risposta dei giustificazionisti.

Ancora, se un governatore di centrodestra avesse affossato la sanità pubblica per favorire quella privata, cosa sarebbe successo?

Da mesi gli ospedali pubblici non possono eseguire interventi di routine. Da poco anche tutte le attività ambulatoriali sono state sospese.
Se aggiungiamo che i laboratori privati sono stati autorizzati anche ai tamponi possiamo un attimo immaginare che miniera d’oro sia diventato il Covid per la sanità privata.

C’è da chiedersi cosa significhi oggi essere di sinistra. Solo accettare supinamente tutte le nefandezze della presunta propria parte politica e cantare ‘Bella ciao’ dal balcone?

E ancora, mentre il politico segue certe scie per interesse personale, cosa spinge la base ad accodarsi?

A rinnegare, calpestare quella che dovrebbe essere la propria ideologia, la propria visione di società?

Le scelte più partigiane dei media derivano dalla preselezione delle persone a cui attribuire la visione corretta delle cose, dai preconcetti interiorizzati e dall’adattamento del personale ai vincoli posti da proprietà, organizzazione, mercato e potere politico.
Noam Chomsky – Edward S. Herman – La fabbrica del consenso. La politica e i mass media

Evidentemente dal pensiero debole alla posizione prona il passo è breve.

E nei confronti di chi osa dissentire scattano le strategie di odio; l’incapacità di argomentare riduce l’opposizione all’avversario alla tendenza a minimizzare, a ridicolizzare.

Vengono appiccicate etichette dispregiative: negazionista, terrapiattista, complottista.

Le critiche istituzionali che ci accingiamo a presentare in questo libro vengono comunemente liquidate dai commentatori dell'”establishment” come “teorie cospiratorie”, ma questo è solo un modo per sbarazzarsi del problema.
Noam Chomsky – Edward S. Herman – Ibidem

Odio, scomposto, zelante e belante; ci sembra di vivere in uno dei capolavori assoluti della letteratura distopica.

Durante il suo secondo minuto, l’Odio arrivò fino al delirio. La gente si levava e si rimetteva a sedere con gran rimestio, e urlava quanto più poteva nello sforzo di coprire il belato di quella voce maledicente che veniva dallo schermo. La donnetta dai capelli color sabbia era diventata rossa come un peperone e apriva e chiudeva la bocca come un pesce tratto fuor d’acqua. Perfino la faccia di O’Brien mostrava d’arrossire. Stava seduto, ben diritto, sulla sedia e il suo petto possente s’agitava come se dovesse resistere all’assalto di un’ondata. La bruna dietro a Winston aveva cominciato a strillare: “Porco! Porco! Porco! ” e tutt’a un tratto afferrò un pesante dizionario di neolingua e lo scaraventò sullo schermo. Questo andò a colpir diritto il naso di Goldstein e poi ricadde a terra: la voce continuava inesorabile. In un momento d’improvvisa lucidità, Winston si accorse che anche lui stava strillando come tutti gli altri, e batteva furiosamente i tacchi contro il piolo della sedia. La cosa più terribile dei Due Minuti d’Odio non consisteva tanto nel fatto che bisognava prendervi parte, ma, al contrario, proprio nel fatto che non si poteva trovar modo di evitare di unirsi al coro delle esecrazioni. In trenta secondi, ogni tentativo di resistere andava all’aria. Una fastidiosa estasi mista di paura e di istinti vendicativi, un folle desiderio d’uccidere, di torturare, di rompere facce a colpi di martello percorreva l’intero gruppo degli astanti come una sorta di corrente elettrica, tramutando ognuno, anche contro la sua stessa volontà, in un paranoico urlante e sghignazzante.
George Orwell – 1984

Tutto in ossequio ai tre slogan del partito.

LA GUERRA È PACE

LA LIBERTÀ È SCHIAVITÙ

L’IGNORANZA È FORZA
George Orwell – Ibidem

In un continuo sforzo di controllo della realtà.

“Chi controlla il passato” diceva lo slogan del Partito “controlla il futuro: chi controlla il presente, controlla il passato.” Eppure, il passato, sebbene mutevole per la sua stessa natura, non era mai stato mutato. Tutto ciò che era vero allora, rimaneva vero da sempre e per sempre. Era semplicissimo. Tutto quel che si richiedeva era soltanto una serie infinita di vittorie sulla propria stessa memoria. “Controllo della realtà”, lo chiamavano: e in neolingua bispensiero.
George Orwell – Ibidem

Un processo subdolo, pervasivo, inconsapevole quando diventa sistema.

Il predominio dell’élite dei media e la marginalizzazione dei dissidenti innescata dal funzionamento di questi filtri si impongono in modo così naturale che gli operatori del settore, che molto spesso agiscono con assoluta onestà e in perfetta buona fede, sono convinti di scegliere e di interpretare le notizie in modo oggettivo e nel rispetto dei valori professionali.
Noam Chomsky – Edward S. Herman – Ibidem

In un precedente articolo ci siamo occupati di post-verità.

Delle dinamiche di costruzione di realtà fasulle che ci spinsero a concludere in questo modo:

Noi, come popolo di imbecilli, siamo confinati in una sorta di mondo post-verità dal nostro analfabetismo funzionale.

Il monito è sempre valido:

L’insostenibile leggerezza dei media è destinata a disperdere la memoria, a confondere le identità? Certo la leggerezza del “mezzo” ci colloca necessariamente nel mezzo del presente, lontani dal passato e dal futuro dell’evento. Un ritmo appiattito su un’attualità effimera.

Eppure, mai come ora questo ritmo è intessuto di documenti e immagini della storia: pensiamo alla quotidiana riproposizione in T.V. di film e di ogni genere di documenti visivi che ci parlano di epoche recenti e lontane. A cambiare radicalmente è il rapporto spaziotempo. Non è detto però che si produca necessariamente l’oblio e la perdita di senso.
Anzi, ha ragione Mare Augé, il vero problema, nella sovrabbondanza di avvenimenti, è la ricerca di senso nell’eccesso. Ma riprendere il filo rosso della memoria è difficile per il mondo smemorato del sistema dell’informazione.

Così, quando si è aperta in Italia la partita sulla ricollocazione – legittimazione di postfascisti e postcomunisti, dopo la caduta del Muro di Berlino, i media si sono per lo più limitati a fare il tifo per i vari revisionismi in campo, o a rigettarli, senza la capacità di indagare che cosa sia oggi, nella percezione dei singoli, il legame tra passato e presente. Si sono affidati agli “esperti”, politologi, storici, sociologi, o hanno funzionato da cassa di risonanza di polemiche para-accademiche e autoreferenziali.
Noam Chomsky – Edward S. Herman – Ibidem

Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.

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