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‘Requiem per due serve’ al Positano Teatro Festival

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'Requiem per due serve'


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In scena il 1 agosto nella Piazzetta della Chiesa Nuova

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Positano Teatro Festival.

Martedì 1 agosto, alle 21:00, alla Piazzetta della Chiesa Nuova di Positano (SA), in scena ‘Requiem per due serve’ ispirato al dramma ‘Les bonnes’ di Jean Genet , tradotto in napoletano da Fabio Brescia, che ne è anche protagonista con Stefano Ariota e Giuseppe Cantore, regia di Gerardo D’Andrea, musiche originali di Paolo Coletta.
Eventi Mediterranei e Positano Teatro Festival presentano ‘Requiem per due serve’ 
liberamente tratto da ‘Les bonnes’ di Jean Genet scritto da Fabio Brescia, con
Stefano Ariota, Fabio Brescia, Giuseppe Cantore. Musiche originali Paolo Coletta. Regia
Gerardo D’Andrea.

Quando ho pensato alla riscrittura di ‘Les bonnes’ di Genet mi è venuto in mente l’episodio che ha scatenato nell’autore originario il desiderio di scrivere questo dramma della follia. Due domestiche rimproverate dalla loro padrona, uccisero lei e la figlia con inaudita ferocia e dormirono poi nel letto con i cadaveri. Per Genet le serve non sono serve in quanto tali, ma rappresentano tutti i diversi, i reietti della società.

Il rito macabro compiuto dalle sorelle Papin di cavare gli occhi alle loro vittime e poi dormire con i cadaveri, mi ha fatto da subito pensare ad una messa nera, ed ho deciso quindi, incoraggiato da colui che avrebbe diretto lo spettacolo, Gerardo D’Andrea, a procedere in quella direzione.

Di più. Ho diviso il testo in sette canti, come quelli di un requiem, ed ho mischiato i deliri delle due sorelle con le parole, sia in latino che in italiano, delle preghiere del requiem, appunto. Ho scelto un napoletano antico, popolare, comprensibile ai più ma mai borghese. Violento, piuttosto. Vero.

Tessere una tela su un capolavoro assoluto della drammaturgia del Novecento è audace e semplice allo stesso tempo: audace perché si va a toccare un meccanismo drammaturgico che nasce già di per sé perfetto, semplice poiché la “griglia” di partenza è talmente ferrata e precisa che basta non strafare per non stravolgerne il significato. Ed i significanti.

È quello che spero di essere riuscito a fare, così come spero di aver anche dimostrato, attraverso questa operazione sul parlato, quanto fosse simile al teatro di Genet quello di Ruccello e di Moscato, quanto meno nella forma e nel linguaggio.
Fabio Brescia

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