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Rapporto Banca d’Italia sull’economia della Campania

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Rapporto Banca d'Italia sull'economia della Campania


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Parole chiave per lo sviluppo: investimenti, innovazione, capitale umano, stabilità e certezza del diritto

Riceviamo e pubblichiamo.

La competitività della nostra economia e la possibilità di conseguire tassi di crescita sostenuti e duraturi nel tempo passano per la capacità di imprimere una decisa accelerazione alla produttività sia delle imprese che del sistema territoriale nel suo complesso.

L’agenda degli interventi da attuare e delle priorità da seguire per raggiungere questi obiettivi è chiara, e può essere realizzata partendo con vision e metodo da investimenti, innovazione e capitale umano, e assicurando stabilità e certezza del diritto.

Sono alcune delle proposte lanciate da Pasquale Lampugnale, Vicepresidente nazionale e Presidente regionale PI Confindustria, nel suo intervento oggi alla presentazione del Rapporto Banca d’Italia sull’economia regionale alla quale hanno partecipato, fra gli altri, il Rettore dell’Università degli studi di Napoli Federico II Matteo Lorito, il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, il Sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e la Direttrice della sede di Napoli della Banca d’Italia Daniela Palumbo.

Lampugnale spiega:

Due sono le strade principali da seguire: la prima prevede un quadro di incentivi stabili per gli investimenti delle imprese, che rappresentano il principale canale per diffondere l’innovazione tecnologica, dalla quale deriva gran parte dei guadagni di produttività.

E poi c’è l’innovazione, da perseguire a tutti i costi. Non possiamo limitarci a utilizzare tecniche realizzate altrove: dobbiamo piuttosto accrescere la nostra capacità di sviluppare beni e tecnologie.

Il credito d’imposta per la ricerca in vigore in Italia dal 2015 è certamente una misura importante, ma nel tempo la sua efficacia è stata notevolmente limitata dalle frequenti revisioni dei criteri di accesso e dell’entità dell’agevolazione.

Strumenti operativi prioritari da utilizzare, in questo percorso, sono il Piano 5.0 per la digitalizzazione delle PMI, da avviare urgentemente attraverso l’attesa pubblicazione dei decreti attuativi; l’intervento di investitori specializzati come i fondi di venture capital che possano favorire la nascita di imprese innovative, rischiose ma con ampio potenziale di crescita; e la destinazione di consistenti risorse alla ricerca e questa tipologia di imprese.

Un ruolo determinante per sostenere l’accesso al credito delle imprese sarà giocato dal Fondo di garanzia per le PMI e dalle garanzie pubbliche in generale, strumenti per i quali va assicurata continuità, e dallo sviluppo di fonti finanziarie alternative e sostenibili, importanti per finanziare gli investimenti a lungo termine delle imprese.

L’attuale momento, nel quale va realizzata questa necessaria spinta all’investimento, è caratterizzato infatti da condizioni di accesso al credito e alla finanza molto complesse: le scelte di politica monetaria della BCE hanno determinato un livello dei tassi che oggi spiazza la domanda di credito delle imprese, e ad essere penalizzate sono state soprattutto le PMI che, pur confermando la loro resilienza, hanno finora sofferto maggiormente l’impatto delle crisi di questi anni e si sono viste applicare, in media, tassi di interesse più elevati.