Ho atteso senza sapere di attendere. Ti vedo qui di fronte a me seduta come ti ricordavo, come ti immagino ogni volta che rimembro la preziosità del tuo valore di donna, di moglie e di meravigliosa madre.
Ferma e fiera come allora, ma adesso che sei spirito, luminosa come non sei mai stata, perché avvolta e permeata di Luce Divina.
Mi guardi e mi ami; mi osservi e mi sostieni, conoscendo tutte quante le mie incongruenze e slabbrature di uomo. So perché sei qui adesso, sai perché sei venuta a parlarmi ancora una volta.
Oggi non ho domande da porti; la confusione e la stanchezza regnano sovrane in questo periodo sostenuto da una mera e farraginosa precarietà esistenziale, morale, etica.
Ho creduto di dimenticare anche me stesso a volte e forse, probabilmente, avverto ancora questa strana sensazione di smarrimento e vuoto.
Non ho nulla da offrirti e se dai uno sguardo alle mie mani sono vuote e incerte anch’esse. Mi sento barcollare fra il Tutto e il Nulla e intravedo a malapena una via d’uscita. Parlami tu, parlami ancora una volta.
Non esiste il nulla come lo intendi tu, ma ogni cosa appartiene al Tutto che ben intuisci e non conosci. Non è a me che devono offrire le tue mani calde e determinate che nulla hanno a che vedere con l’incerto e con il vuoto.
Di ciò che hai detto sinora, quello che combacia con la tua realtà fisica è la spossatezza del tuo corpo e della tua mente che ottundono il tuo pensiero critico e bendano gli occhi alla tua anima che è pronta e vivida alla tua evoluzione.
Io sono spirito ma anche tu lo sei, soltanto che sei incarnato: nella mia dimensione attuale, quella in cui ritornerai nel giusto tempo, prima di essere madre e figlio, stipulammo il patto di legame tra di noi: per trent’anni sarei stata tua madre, oltre questo tempo avresti provveduto a te stesso da solo, insieme a chi ti ama da diverse incarnazioni; e così è stato.
Hai camminato sotto il sole cocente, hai subito umiliazioni, hai imprecato contro quello che gli uomini come te chiamano Fato o Destino, hai avuto sì i tuoi dolori ma al contempo anche la pura gioia ti ha raggiunto molte volte, puoi negarlo questo?
Come posso negarlo? Forse l’avevo soltanto dimenticato momentaneamente, ma non certamente rimosso.
Né la gioia e né il dolore si dimenticano, nemmeno momentaneamente: ognuno di essi serve per ritornare alla vera essenza di te; essi sono il ponte verso la tua matrice originaria, perché rappresentano la ricostruzione di una memoria concepita sì nella materia ma sbocciata nella fecondità dello spirito.
Non sono venuta per mia scelta, ma perché tu mi hai richiamata proprio dai tuoi ricordi; conosci il metodo di contatto e adesso, in questo tuo tempo fisico, mi ritrovi di fronte a te.
Perché non ho più parole da proferirti o domande da porti?
Perché hai già le risposte, ma ti ostini a non accoglierle. Hai abbassato le tue vibrazioni e scendendo verso il basso della tua conoscenza interiore, hai inevitabilmente ossidato la tua capacità di recettività intuitiva.
Cosa devo fare? Cosa posso fare?
Respirare con lo stesso ritmo come quando sei venuto al mondo; sganciarti dalla materialità della tua mente e agganciarti, invece, ai mondi sottili intorno e dentro di te, attraverso l’intuizione.
È come se fossi bloccato da me stesso o dalle mie paure!
Molte volte ti ho ripetuto che la paura genera altra paura e hai tutti gli strumenti per poterla ridimensionare e gestire: devi tornare alle tue radici, alle tue origini umane e spirituali, alla profondità della purezza del tuo cuore!
Non possiedo più quella purezza!
Parla la paura che ti divora e non tu; hai molti nemici è vero, ma questo è il tributo che devi pagare per essere ogni volta te stesso, in ogni ambito e circostanza: eppure hai tante altre persone amiche e favorevoli che ti riconoscono la purezza che la tua anima in questo preciso istante mi sta mostrando e che soltanto tu non ti riconosci!
Le radici di un uomo sono come quelle dell’albero; è da lì che il fusto preleva la linfa dalla terra di cui ha bisogno per crescere ed espandersi; così l’Uomo ha bisogno di riconoscere e chiedere ausilio alle proprie radici, affinché il suo cammino nel mondo, su questo preciso piano fisico possa evolverlo nello Spirito ed espandere la sua mente.
Non dare alla spossatezza un rilievo maggiore di quello che realmente è: ad essa contrapponi il riposo, ma non l’annullabilità del tuo essere, umano e spirituale.
Non essere divoratore di te stesso e delle tue idee: spezza questo autocannibalismo e restituisciti alla fecondità dell’Amore!
Come posso farlo mamma?
Ricordandoti che possiedi un’anima da nutrire e coltivare sino al momento della tua dipartita da questo mondo. Lei possiede tutte le chiavi che ti occorrono per aprire le porte giuste e immergerti nei mondi che desideri esplorare e da cui attingere conoscenza ulteriore per la tua personale evoluzione.
Cosa sei adesso mamma?
Amore come lo sei tu.
Autore Antonio Masullo
Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".