Al Centro Congressi di Napoli esperti italiani e spagnoli a confronto dal 22 al 23 novembre
Riceviamo e pubblichiamo.
Allungamento dell’età media, miglior qualità della vita e perfezionamento delle tecniche di intervento chirurgico sono i principali motivi per cui, dal 2001 ad oggi, in Italia sono praticamente raddoppiati gli interventi di artoprotesi.
Spiega il Prof. Massimo Mariconda, Direttore della Scuola di Specializzazione in Ortopedia e Traumatologia dell’Università Federico II di Napoli:
Se qualche anno fa un intervento di protesi all’anca, al ginocchio o alla spalla veniva effettuato prevalentemente in pazienti con lunga aspettativa di vita, oggi è considerevolmente aumentato il numero degli impianti protesici effettuati, soprattutto all’anca negli anziani, grazie alla maggior efficacia e sicurezza degli interventi chirurgici.
Partendo da questi dati venerdì 22 e sabato 23 novembre presso il Centro Congressi di via Partenope si svolgerà il congresso internazionale SOTIMI, la Società di Ortopedia e Traumatologia dell’Italia Meridionale ed Insulare.
Ai medici SOTIMI si affiancheranno i “cugini” spagnoli della SATO e SOCUMOT, due società spagnole di ortopedia e traumatologia, per una due giorni di confronti su tecniche e prassi cliniche pre e post operatorie.
Il congresso, organizzato dallo stesso Professor Massimo Mariconda e dal Professore Mario Misasi, Direttore della I Divisione di Ortopedia dell’Ospedale Cardarelli, avrà due focus: nella prima giornata, si affronterà il tema della mini-invasività, mentre al sabato l’attenzione sarà sulle infezioni in ortopedia e traumatologia.
Commenta il Prof. Mariconda:
Grazie al perfezionamento delle tecniche d’intervento, sempre meno invasive abbiamo due vantaggi importantissimi: innanzitutto siamo oramai in grado di assicurare un recupero pressoché totale della funzionalità degli arti, poi riusciamo a ridurre al minimo i tempi di ospedalizzazione.
Due fattori che incidono enormemente sul benessere del paziente, realizzando contestualmente un considerevole risparmio economico diretto, perché si riducono i costi di ospedalizzazione, ed indiretto perché un paziente che recupera quasi al 100% il proprio stato di salute, torna ad essere un cittadino “attivo”, perfettamente inserito nel tessuto sociale e lavorativo.
Il dato positivo dell’aumento di pazienti “guaribili” con intervento protesico ha, però, il suo rovescio della medaglia nel fisiologico problema delle infezioni post-operatorie, tema su cui si concentreranno gli interventi della seconda giornata di lavori.
Secondo il RIAP, il Registro Italiano ArtoProtesi, è, infatti, l’infezione uno dei motivi principali di fallimento di un impianto protesico.
Spiega la Dott.ssa Tiziana Ascione, Infettivologa dell’Ospedale Cotugno, Azienda Ospedaliera dei Colli:
Ogni infezione ha un costo sanitario tra i 50 e gli 80 mila euro poiché una protesi infetta richiede un complesso trattamento chirurgico che prevede un primo intervento con la rimozione dell’impianto infetto e posizionamento di un presidio temporaneo in cemento, spacer.
Successivamente, il paziente deve essere sottoposto ad un lungo trattamento antibiotico prima di affrontare un secondo intervento per riposizionare la protesi definitiva. Il tutto complicato dalla possibilità di recidiva di infezione e dall’antibiotico-resistenza.
Per questo è importante avere un approccio multidisciplinare alle infezioni protesiche in modo che si possano individuare immediatamente i sintomi di un’infezione, intervenendo a tempo debito e con la massima efficacia, per evitare il fallimento dell’impianto.
L’ideale sarebbe farlo in centri specializzati che eviterebbero al paziente anche un “pellegrinaggio” tra diverse strutture.
Temi di grande impatto sociali, dunque, sui quali contribuiranno fattivamente anche i giovani. Agli specializzandi, infatti, sarà affidato uno spazio completamente autogestito.
Conclude il Prof. Mariconda:
Su questo punto abbiamo voluto essere concreti; troppo spesso si parla di giovani, ma in pratica si fa poco. Noi abbiamo affidato loro ampio spazio ed abbiamo deciso di premiare anche con un contributo economico la relazione più meritevole di un under 35, assegnando il premio scientifico Luca Sigismondo Di Donato, in memoria di un giovane collega scomparso recentemente in tragiche circostanze.