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Raccontalo al vento

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Cuore di zingaro; spesso impavido, a tratti traditore come il più bugiardo dei ladri. Conosci la paura, ma non ne fai la tua più acerrima nemica; riesci, col tuo vivere ramingo, a soggiogarla, e ne costituisci la testata d’angolo della tua forza.

Il coraggio ti è amico, ma non ne fai certo un vessillo d’onore: già, l’onore. Nemmeno sai come si scrive l’onore, eppure lo decanti come un ammaliatore che riesce a persuadere povere anime, già vuote di coscienza e intelligenza. La tua arma migliore è lo sguardo: magnetico come quello di un illusionista, profondamente falso come la peggiore delle banconote contraffatte.

Eppure, a volte, ti capita di guardarti in quello “specchio magico” che ti fu donato e tenti di vederti come sei adesso, chiedendoti d’impulso come sia potuto accadere, come sia potuto succedere. Non la trovi la risposta e la colpa, se di colpa si può parlare, è soltanto tua.

Ti rifiuti di guardarti dentro e quell’uomo che ti urla dentro di venir fuori, fai finta di non ascoltarlo, e non gli presti attenzione. Lì ti perdi, lì ritorni al tuo essere nomade, senza obiettivo, né dimora da possedere. Senza donna d’amare, senza alcuna famiglia da proteggere. Hai un cuore di zingaro e non hai la forza di cambiarlo, perché quello che ti manca è la volontà.

Cuore di re; splendente come un raggio di sole mattutino, ami essere ammirato e lodato: nessuno come te, ritieni, conosce l’amore. Regale ed elegante, padroneggi col tuo carisma su chi non vede realmente la tua immagine, ma resta affascinato dal garbo e la delicatezza con cui ti distingui dalla massa.

Dotato d’intelligenza e perspicacia, ti fai strada con doti e attitudine fra i successi del mondo; hai voluto una donna, ma non le sei fedele; hai costituito con lei una famiglia, ma non ne fai realmente parte; ti compiaci del tuo vivere, in effimera allegria, ma, quando sei da solo, in quella stanza in penombra, ti guardi nel tuo “specchio magico” e tenti di vederti. Tu conosci la verità, ma fai finta di niente; nella tua cornice dorata non c’è spazio per il dubbio e la reale conoscenza di te.

Quell’uomo, in fondo ai tuoi ipocriti occhi, urla e grida, ma tu, come il tuo germano nomade, non intendi ascoltarlo. Così, arcigno come la più perfida delle creature, distogli lo sguardo dalla verità dello specchio e lo riponi in quel cassetto, al buio, senza luce né respiro. Hai un cuore di re e non capirai mai.

In riva al mare, su un millenario dirupo, siede l’uomo. In eterna lotta con se stesso, egli giunge al centro, ogni giorno della sua esistenza. Conosce il dolore, la morte, la disperazione: ha saggiato il fascino del suicidio quell’uomo, eppure, adesso, seduto su quel dirupo, sul suo volto albeggia un sorriso. Quel sorriso che ha tirato su dall’amore per la sua unica donna, dai figli che gli ha donato, dalla robustezza di quella piccola casa nel bosco, in cui si sente principe.

Non ha paura l’uomo del dirupo; egli conosce il respiro dell’Universo; la “parola” del suo vibrato; l’ampiezza della sua sconfinata eternità. Egli sa che è unico e irripetibile. È stato nomade e ramingo, è stato povero e ricco, è stato tutto ciò che di peggio poteva essere, ma alla fine, ha deciso.

Adesso è saggio e in equilibrio; in perenne lotta fra luce e tenebra, ma non disdegna né l’una e né l’altra; né rifugge da alcuna di esse.

Egli è al centro di se stesso e, nel riflesso delle maree, il “principe” guarda e vede la sua reale immagine.

Discende il dirupo, l’uomo senza tempo, forgiato dal fuoco della propria esperienza; il sole si immerge nel mare, tinteggiando il cielo dei colori del tramonto. All’orizzonte, lo sguardo dell’uomo intravede delle vele da surf. Lascia la porosità della spiaggia sabbiosa e, munito della sua vela, si orienta verso i suoi simili, i viaggiatori.

Egli non ha resistito al cambiamento, ma lo ha accolto e fatto suo punto di forza.

Ha avuto il coraggio di piangere e su quelle lacrime si è fatto uomo, più di quanto non lo fosse prima, che quelle dolorose e mute gocce di dolore, non lasciassero i suoi occhi.
E il giorno in cui la sua donna, dopo l’ora dell’amore, gli ha sussurrato all’orecchio di essere un rivoluzionario, egli finalmente ha riscoperto la sua natura primordiale.

L’uomo del dirupo cambia vestigia e si restituisce alla sua regalità di principe delle maree, con un cuore rivoluzionario. Egli è ciò che di più infuocato potesse diventare, dallo sfavillio della fiamma ardente della propria vita.

È stato zingaro; è stato re; è stato povero e ricco; ramingo e solitario, eppure, nel ritrovato equilibrio interiore, ha ritrovato il suo animo rivoluzionario.

E adesso, consapevole dell’autenticità del suo presente, volge lo sguardo verso i suoi simili per un nuovo viaggio; e nel dominare con la propria vela il flusso delle maree, sussurra al tuo orecchio, sì, proprio a te che leggi di lui, poche e semplici parole…

raccontalo al vento, raccontalo al mare.

Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".