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‘R & J’: ancora un successo al Nouveau Théâtre de Poche di Napoli

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'R & J'


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Convince il libero adattamento di Leda Conti dall’opera ‘Romeo e Giulietta’ di William Shakespeare, performance in lingua inglese con gli allievi dell’e-laboratorio accademico

Perché un autore sfida il tempo?

Perché viene tramandato, letto, studiato, tradotto, messo in scena a distanza di secoli?

Sicuramente perché può avere uno stile o una forma eccelsa.

Perché ha pensato cose assolutamente originali.

Ma anche perché ‘racconta’ attraverso i linguaggi più diversi, siano figurativi, musicali, letterali, delle ‘storie’ che sono universali.

Che possono essere fruite in qualsiasi epoca, in qualsiasi luogo.

Anche in tempi distanti, in culture lontane.

È il caso di William Shakespeare, ovviamente.

Una lingua innovativa per il suo tempo, molto vicina all’inglese moderno.

Uno stile che sfiora la perfezione, fino a raggiungerla, o ad avvicinarsi tanto che la differenza diventa irrilevante.

Personaggi definiti in maniera magistrale.

Quale attore non ha desiderato di interpretare, almeno una volta nella vita Amleto, Macbeth?

O Romeo, appunto?

Ruoli che vanno oltre il semplice personaggio, diventano icone, emblemi.

Ma soprattutto, sono i sentimenti, le emozioni, i plot, che rendono definitivamente immortale il Bardo.

Riduttivo definirlo attuale.

L’universalità di cui dicevamo lo rende eterno.

È possibile tranquillamente prendere un’opera come ‘Romeo e Giulietta’ e spostarla in una qualsivoglia ambientazione. Verona può diventare una qualsiasi città, il sedicesimo secolo un tempo indefinito.

La faida tra due famiglie, che possono essere di nobili, come di imprenditori, ma anche famiglie mafiose, gang o bande rivali.

Come banalmente potremmo pensare anche a rapporti di vicinato.

In mezzo l’amore, quello di due giovani che fanno parte delle due fazioni in lotta, di cui non importano acredini e ruggini, che vorrebbero solo essere liberi di vivere in modo libero e senza condizionamenti il loro sentimento.

Pronti a rinunciare a qualsiasi cosa.

Alle loro famiglie, alla loro città.

Al loro stesso nome.

Amore che si trasforma in tragedia, per l’impossibilità o per l’incapacità di viverlo.

Da questi presupposti muove Leda Conti per metterne in scena questa suggestiva versione in lingua originale, che riesce mirabilmente a conciliare la difficile scelta con l’interpretazione degli allievi e-laboratorio accademico del Nouveau Théâtre de Poche di Napoli, e la fruibilità per un pubblico italiano.

Se il testo, recitato interamente in inglese, non subisce nessuna modifica, se non una funzionale e necessaria riduzione che non intacca minimamente lo spirito di questo capolavoro, la Conti introduce una serie di elementi assolutamente ben trovati.

I costumi sono un misto tra abiti del tempo e altri di foggia decisamente più moderni, mantenendo le acconciature vittoriane, con il Principe che sembra quasi un cantante rap.

La stessa colonna sonora è moderna.

Come ci sembra molto interessante la scelta di far interpretare da due donne i personaggi di Tebaldo e Mercuzio, rispettivamente Michela Esposito e Serena Caffi.

Ulteriore sottolineatura registica di una funzione attiva dei personaggi femminili.

È Giulietta, impersonata dalla talentuosa Asia Del Regno, a compiere le scelte, come quella dello stesso matrimonio.

Ai fini della fruibilità al pubblico di cui parlavamo, la scelta azzeccata è quella di una versione basata molto anche sul linguaggio visivo, proprio per superare il possibile, anzi, probabile gap linguistico.

Colmato indubbiamente anche dalla performance dei giovani attori, tutti bravissimi, che, per precisa scelta registica, non indugiano in una recitazione di tipo declamatoria, comunque tipica di svariate versioni anche prestigiose, ma mettono in scena con grande naturalità, tanto da far sembrare, se ciò fosse possibile, ancora più moderni i versi di Shakespeare.

Ecco, ad esempio, che il prologo viene rappresentato dopo che essere stato raccontato da un ottimo Innocenzo Mulieri nei panni di frate Lorenzo.

Scelta visiva che viene rafforzata dal ‘fotografare’ alcuni dei momenti più importanti richiamando opere di pittori famosi, a mo’ di fotogrammi che rimandano ad un’altra sfaccettatura dell’atemporalità dell’opera shakespeariana.

Per il resto, viene mantenuta la scelta originale della scenografia, scarna al punto di essere inesistente. Sono altri gli elementi da mettere in evidenza. La parola, su tutti.

Singolare la scelta di Romeo, il meravigliosa Daniele Arfè, e Giulietta, che sono gli unici ad essere vestiti di bianco.

Bianco dell’innocenza, della purezza.

Il bianco di agnelli che sono sacrificati dalla società, dalle famiglie, troppo indifferenti o accecate dall’odio per far caso a loro, per lasciare spazio al loro amore.

Applausi scroscianti sugellano il successo di questa messa in scena.

Al termine della rappresentazione, raggiungiamo la regista, per una dichiarazione a caldo.

Leda spiega:

È una storia eterna, che si cala nella contemporaneità. Non c’è bisogno di costumi d’epoca o di musiche rinascimentali per renderla vera, proprio perché è atemporale.

Credo sia una storia tuttora presente, basti pensare ai casi di cronaca, ai giovani che, se non si suicidano, vengono ammazzati dai genitori.

Si tratta del mio quarto ‘esperimento’ in inglese con i ragazzi dell’e-laboratorio, il terzo con Shakespeare. Il primo in assoluto è stato ‘Aspettando Godot’, di Beckett, a cui sono seguiti ‘La tempesta’, ‘Sogno di una notte di mezza estate’, ora, appunto ‘Romeo e Giulietta’.

Molto spesso mi lascio ispirare dagli allievi, dalla loro fisicità e dal numero del gruppo. Deciso il testo, viene tagliato anche in base a loro.

Mi sono ovviamente presa delle libertà e ho messo in scena Rosalina, così come ho scelto di mostrare la rosa, che nell’originale non ci sono, proprio per aiutare quella parte di pubblico che può non riuscire a seguire tutta la storia, non conoscendo l’inglese.

Shakespeare va vissuto, non declamato, tantomeno recitato.

Sono partita dall’idea che le due famiglie, di pari dignità, sono uguali, come dice il prologo, che è uno splendido sonetto, così che gli spettatori potessero immedesimarsi, vedendolo, per mostrare tutti i personaggi.

Gli unici diversi, appunto, sono i due protagonisti, che, si innamorano, improvvisamente; l’urgenza è di superare il limite delle famiglie.

Giulietta è quella che decide, che propone il matrimonio, proprio per risolvere il problema, e il frate accetta, sperando che ci sia una riappacificazione.

Le difficoltà maggiori sono state legate al fatto che molti di loro non conoscevano la lingua. Portarli verso la strada che avevo deciso è stata tosta.

La scuola, oggi, non ti prepara adeguatamente da un punto di vista linguistico – lo dico con consapevolezza, da laureata in lingue – e, spesso, non insegna il valore dei testi, la profondità dei messaggi dei grandi autori. Il bello è che i ragazzi mi hanno seguito, affidandosi a me.

Mi piacerebbe molto portare questo spettacolo nelle scuole, così come abbiamo fatto, avendo un’ottima risposta, prima della pandemia, con matinée con ‘Sogno di una notte di mezza estate’, rappresentandolo, qui dove è nato al de Poche.

Ogni volta che metto in scena un’opera di Shakespeare ci tengo che scenografie e costumi siano essenziali, proprio perché i ragazzi, per quanto possibile, facciano un’esperienza, vicina all’originale. Il tutto è nel testo e nella bravura degli attori; se lo segui, funziona da solo.

Volevo passasse quest’atmosfera di eternità. Senti una musicalità della lingua originale, che, anche nella migliore delle traduzioni, inevitabilmente, si perde.

So che i giovani amano moltissimo ‘Romeo e Giuletta’ e, perché no, mi auguro lo possano usare nei provini, in Italia così come all’estero, come è capitato anche ad altri nostri allievi che, ora, recitano in compagnie internazionali. Questa è la nostra speranza e il nostro dovere, come insegnanti di teatro.

Lo spettacolo sarà di nuovo in scena il 2 giugno, ore 18:00.

Info e prenotazioni:
081-5490928
392-6686927

Nouveau Théâtre de Poche
Via Salvatore Tommasi, 15/16
Napoli

Personaggi e interpreti in ordine di apparizione:

Friar Lawrence – Frate Lorenzo / Innocenzo Mulieri
Lady Montague – Donna Montecchi / Piera Giannattasio
Lady Capulet – Donna Capuleti / Angela Guerriero
Romeo / Daniele Arfè
Juliet – Giulietta / Asia Del Regno
Tybalt – Tebaldo / Michela Esposito
Benvolio / Giovanni Bianco
Principe / Simone Santagata
Rosaline – Rosalina / Francesca Rosa De Francesco
Nurse – Balia / Claudia Mazzarella
Mercutio – Mercuzio / Serena Caffi
Paris – Paride / Giuseppe D’Alessandro
Friar John – Frate Giovanni / Stanislao Di Lorenzo
Antonia / Alessandra Napoletano
Apothecary Speziale / Alessio Tito

Movimenti di scena Laura Zaccaria
Costumi Fabiana Amato
Disegno luci Ettore Nigro
Assistenti alla regia Giuseppe D’Alessandro – Stanislao Di Lorenzo – Piera Giannattasio
Regista Assistente Sergio Di Paola
Regia Leda Conti

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.