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Questione di Mentalità

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Stadio San Paolo, 06 Ottobre 2013, ore 14.50, entra un gruppo di ragazzi con uno striscione in mano al centro del campo, lo striscione riporta la scritta “la terra dei fuochi deve vivere, assieme si può”. Finalmente, oserei dire, aldilà delle tante tematiche che ci sono dietro la vergogna della “terra dei fuochi”, ieri quel tema è entrato in una cattedrale popolare, come può essere lo Stadio San Paolo, avanti a 40mila persone e sotto gli occhi di chiunque seguiva quella partita in TV.

Stadio San Paolo, 06 Ottobre 2013, ore 15.00, in curva B, dove vanno a collocarsi i Fedayn, uno dei tanti gruppi ultras del Napoli, spunta uno striscione “Napoli Colera”, ad impatto sembrerebbe un attacco al giudice sportivo ed ai suoi “non sento” troppe volte visto in questi anni; ma poi… iniziano i maledetti e purtroppo fin troppo noti cori razzisti anti Napoli, “lavali col fuoco” “stanno arrivando i napoletani, sono colerosi, terremotati e col sapone non si sono mai lavati” e via discorrendo…

I primi 45 minuti scorrono tra le gioie dei gol ed il silenzio del resto dello stadio, attonito, ammutolito da quello “scempio” e soprattutto pieno di domande senza riposte, ma soprattutto una domanda “PERCHÈ?” Quando finisce la partita, arrivano le risposte, ma soprattutto arriva la risposta che non ti aspetti, quella che ti cala addosso come una doccia gelata, quella che ti fa anche dimenticare che il Napoli ha vinto 4-0 e che tra due settimane sfida la Roma; quei cori era per solidarizzare con i tifosi di Inter e Milan che si sono visti chiudere le curve, sponda nerazzurra per i cori razzisti verso Balotelli (i cori denigratori verso il popolo napoletano sono stati dimenticati in questo caso), e sponda rossonera, per i cori denigratori territoriali, proprio i famosi cori che quella fetta di San Paolo ha intonato, e, se un napoletano si sente offeso da tale “manifestazione di solidarietà” viene insultato perché “loro sono lì dal 1979, hanno visto la Sangiovannese ed il Gela e noi non capiamo”.

Caro Fedayn, la città di Napoli, e quindi il popolo partenopeo è nato verso la metà dell’VIII secolo a.c., praticamente 2800 anni fa… questo popolo è stato faro di tutto il meridione, è stata la capitale di uno dei Regni più importanti e ricchi che la storia italiana ricordi; a questo popolo non interessa la tua mentalità da difendere, perché tu, in quello stadio non hai difeso la mentalità, hai OFFESO, INSULTATO e DERISO tutta la storia di Napoli, tutta la storia napoletana, hai offeso Totò, De Filippo, Matilde Serao, Masaniello, hai offeso i pescatori ed ogni onesto lavoratore di questa terra, tu sei andato oltre; caro Fedayn tu ieri hai anteposte una mentalità malata al tuo essere napoletano.

Ieri, nel giorno in cui, Napoli e la Campania hanno cominciato a far sentire la loro voce contro chi questa terra l’ha distrutta ed avvelenata, tu l’hai derisa ed insultata per difendere chi fino ci insulta e ci denigra. Qualche giorno fa, tale Mario Adinolfi, politico, scriveva “Si sono fatti devastare tacendo dalla camorra che ha interrato per anni rifiuti tossici, ora fanno le manifestazioni. Che popolo di merda”, Napoli ed i Napoletani si sono offesi, indignati, lo hanno attaccato duramente; ieri voi in quel vostro sfoggio di beata mentalità invece avete confermato che tale Mario Adinolfi ha ragione. Ci facciamo insultare, denigrare ed offendere, però se chiudono le curve per quelle offese, noi scendiamo in campo per difendere lo spirito ultras, poi fa nulla se loro continuano a denigrarci, fa nulla se per loro siamo solo melma e merda, fa nulla se esulteranno all’esplosione del Vesuvio, fa nulla, voi ieri avete ottenuto il loro rispetto.

Oggi da Napoletano, mi sento fortemente offeso ed indignato, e me ne frego della tua mentalità, perché ieri l’hai anteposta alla tua terra, alle tue origini, da ieri tu hai gridato al mondo “sono ultras, non sono napoletano”, e da ieri io, NAPOLETANO, ti dico “questa terra è di chi la ama, la rispetta e la difende, VATTENE”.

Firmato Partenope

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Autore Livio Olino

Livio Olino, la passione per il mondo della Comunicazione e la voglia di innovare mi hanno portato ad incontrarmi con moltissime aziende del territorio campano. La voglia di unire il mondo del digitale e di rilanciare l’economia di una terra unica ha fatto il resto. "Di giorno comunico, di notte mi formo".