Inaugurata, in un bene confiscato a Napoli, la prima casa rifugio per LGBT in situazioni di disagio o vittime di discriminazione e violenza
Riceviamo e pubblichiamo.
‘Questa casa non è un albergo’. È scritto così, a caratteri cubitali, sulla porta d’ingresso di un appartamento di via Genovesi, nei presi di piazza Carlo III, Napoli. La nuova realtà, inaugurata ieri mattina, 31 gennaio, alla presenza, tra gli altri, del ministro delle politiche sociali Giuliano Poletti, è una casa rifugio sorta in un bene confiscato alle mafie e offre prima accoglienza per LGBT in situazioni di disagio o vittime di discriminazione e violenza.
La struttura, gestita dall’associazione I-Ken onlus, è il primo rifugio di questo genere realizzato in un immobile confiscato, in questo caso al clan camorristico dei Mallardo.
La struttura è stata in parte finanziata dallo Stato, attraverso il dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile della Presidenza del Consiglio. I beni confiscati sono beni comuni in Comune. È da questo concetto che parte la rivoluzione sulla gestione dei beni sottratti alla criminalità.
Seguendo la procedura burocratica di affidamento è nata la realtà di ‘Questa casa non è un albergo’, un progetto innovativo, unico sul territorio nazionale. La ‘Casa’ realizza interventi di accoglienza temporanea e percorsi di formazione rivolti ai giovani LGBT e ai giovani della Campania tra i 14 e i 35 anni in condizioni di difficoltà in contesto familiare e sociale violento e discriminante.
La ‘Casa’ di via Genovesi di Napoli, è stata completamente ristrutturata attraverso il progetto finanziato dal PAC. Un Cofinanziamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri con il Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale.
‘Questa casa non è un albergo’ sarà, infatti, non solo “casa rifugio” per il mutuo soccorso e per il contrasto all’omofobia, alla transfobia ed ogni forma di ingiustizia sociale, ma un incubatore di idee dal comune denominatore: sensibilizzare sull’importanza politica, civile, economica e sociale di una cultura delle differenze basata sulla parità e l’uguaglianza.
Un servizio che avrà la consulenza psicologica e legale di esperti e professionisti, ma che vedrà anche eventi culturali specifici realizzati in itinere. Si svolgeranno incontri e tavole rotonde su aree tematiche, workshop e seminari in cui relazionare le attività del progetto con la realtà sociale del territorio di riferimento.