Home Rubriche Tracce dal meridione Quando Al Bano portò Michael Jackson in tribunale

Quando Al Bano portò Michael Jackson in tribunale

743
Tribunale


Download PDF

Una querelle giudiziaria durata dieci anni per presunto plagio legherebbe il re della pop music con il cantante nazional popolare di Cellino San Marco (BR)

A prima vista sembrerebbe un corso e ricorso storico di vichiana memoria con un americano che si appropria della proprietà intellettuale di un italiano, come era accaduto circa un secolo prima tra Antonio Meucci e Alexander Graham Bell.
Ma è andata proprio così?

Noi vi racconteremo questa storia sic et simpliciter, vi allegheremo i link YouTube, dove potrete ascoltare i brani, dopo di che, sarete voi a decidere chi ha torto e chi ha ragione.

Torniamo indietro, nel 1987, poco meno di quarant’anni fa, mentre sembra invece passata un’eternità, quando Al Bano, che all’epoca era ancora legato sia sentimentalmente che artisticamente alla moglie Romina Power, incide l’album ‘Libertà’.

Alla traccia numero otto dell’album o LP, come si chiamavano allìepoca i 33 giri, troviamo il brano ‘I cigni di Balaka’, scritto con il giornalista de Il Corriere della Sera, Willy Molko.

Per quei pochi milioni di italiani che fino ad oggi hanno dormito, comunque, sonni tranquilli, ricordiamo che Balaka altro non è che una cittadina africana del Malawi meridionale, anche se nel testo si cita un personaggio dell’India.

Caro, grande genio indiano, dolce sognatore,
quanto dolore c’era nel volo di Balaka.
Uomo dalla barba bianca, quello che ci manca,
l’hai scritto nel vento, lo cantano i cigni di Balaka.

Grande voce del Bengala, il Gange la tua vela,
voglio seguire nel magico mondo di Balaka.
Lungo il fiume tornerò il tuo canto ascolterò,
quando il riso sarà biondo quando un flauto suonerà.
Messaggero anch’io sarò da Calcutta a New York,
canterò la poesia, parlerò di Balaka.

Nello stesso anno Michael Jackson aveva ottenuto un successo planetario con l’album ‘Bad’ che, per poco, non ha superato nelle vendite di tutti i tempi il suo ‘Thriller’.

Il suo patrimonio cresce esponenzialmente e, l’eterno Peter Pan statunitense dopo aver comprato i diritti delle canzoni dei Beatles, si regala un ranch, o meglio, una villa principesca che ribattezzerà Neverland, appunto l‘Isola che non c’è.

Trascorrono quattro anni e il versatile artista torna sulle scene con ‘Dangerous’, scalando, anche stavolta, le classifiche di tutto il mondo. Al suo interno è contenuta una canzone dolcissima: ‘Will you be there’.

Per sfortuna di Michael, il figlio di Al Bano, Yari, acquista il disco in America e, tornato a Cellino San Marco, lo fa ascoltare all’augusto genitore.

Al Bano, sentendo la melodia – almeno lo immaginiamo – smette di sorseggiare uno dei vini della sua tenuta e, imbestialendosi in pugliese stretto, contatta i suoi legali, Massaro e Corleo, affinché depositino un esposto per plagio presso la Procura di Roma contro Michael Jackson.

Dopo tre anni, durante i quali la pop star a stelle e strisce è totalmente all’oscuro della vicenda giudiziaria, il pretore romano, Domenico Bonaccorsi, letto il parere dei CTU, Ennio Morricone e Nicola Piovani, accoglie il ricorso di Al Bano e ritira dal mercato italiano l’album ‘Dangerous’, poiché, se si escludono le differenze di testo e di lingua, la melodia dei due brani ha 37 note combacianti.

Tuttavia, Carrisi decide di non fermarsi e chiede un risarcimento di 14 miliardi di lire al ‘Moonwalker Jackson’.

Nel 1997, Michael Jackson si esibisce a Milano e, accompagnato dai suoi legali, decide di presentarsi a Roma per essere ascoltato dai giudici capitolini ed esporre la sua versione dei fatti.

Nega perfino l’esistenza della canzone di quello che lui stesso definisce il maestro Carrisi e afferma che il brano ‘Will you be there’, sia stato ispirato da una canzone blues degli anni trenta, ‘Bless you for being an angel’, scritta da Eddie Lane e Don Baker, i cui diritti appartengono alla Sony.

Ed ecco il colpo di scena.

La casa discografica Sony cita in giudizio sia Jackson che l’ugola d’oro di Cellino San Marco. Il povero Al Bano, che già pregustava di mettere sotto la mattonella i 14 miliardi per il risarcimento danni, è costretto a pagare alla Sony le spese legali sostenute, mentre a Michael Jackson vengono addebitate quelle processuali.

Quindi, lo scontro tra il mondo contadino italiano e quello faraonico – favolistico americano si conclude in pareggio e, nel 2001, la contesa termina perché ‘il fatto non sussiste’, poiché si tratta di brani ispirati a canzoni precedenti del repertorio tradizionale blues e popolare.

Ai tempi della prima sentenza, il cantautore italiano aveva dichiarato che avrebbe rinunciato ad ogni pretesa economica se il collega americano avesse accettato di esibirsi con lui in un concerto di beneficenza a favore dei bambini maltrattati, che si sarebbe dovuto tenere, pare, all’Arena di Verona.

Ognuno dei due avrebbe cantato la propria canzone, dunque in italiano e in inglese, così da restare titolare del copyright, e la registrazione sarebbe dovuta diventare un disco, ma, come sappiamo, sfortunatamente, qualcuno più in alto, tempo dopo, decise di chiamare a Sé Michael…

Concludo, invitandovi ad ascoltare i tre bellissimi brani.

Print Friendly, PDF & Email

Autore Mimmo Bafurno

Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. Ha pubblicato il volume "Datemi la Parola, Sono un Terrone". Attualmente collabora con terronitv.