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Può un Massone consapevole vivere sereno in un mondo ingiusto? Parte 1

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Massone


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Non mi fa paura l’essere solo. Lo ritengo una condizione esistenziale. Mi fa paura la solitudine sociale. Non mi fa paura il silenzio iniziatico, quel profondo silenzio in cui sento vibrare l’anima del mondo e cantare la mia voce interiore. Mi fa paura il silenzio del fratello che non parla, che non chiama. Che si chiude in se stesso.

Un bilancio. Dall’oggi al domani la diffusione planetaria del Covid-19 ha smaterializzato le relazioni umane più di quanto lo fossero state nel recente passato e ha messo in luce tutte le nostre carenze e contraddizioni.

Soprattutto l’incapacità di dare una risposta pragmaticamente filosofica, di articolare un nuovo “pensiero”, una nuova visione del mondo. La crisi ha drammaticamente scoperchiato i fondali di cartone dei nostri punti deboli di massoni. Ma dentro ogni massone c’è un uomo, un cittadino, un professionista.

La pandemia, lo smart working hanno impietosamente evidenziato le nostre lacune in termini di “digital divide”. Ci ha fatto improvvisamente percepire l’assenza di un’efficace “identità digitale”: “quel” nostro sito vecchio e non performante, una pagina social assente, un profilo Linkedin poco curato. Sono solo tre piccoli esempi.

Non solo: banalmente, quando siamo entrati da invitati in una stanza di Zoom, Meet o Skype, oppure abbiamo dovuto organizzare una videochat, spesso ci siamo sentiti impacciati. Inadeguati a gestire al meglio tale strumento.

Contemporaneamente l’emergenza sanitaria ci ha imposto con urgenza, la necessità di un adattamento continuo e veloce ad una realtà sempre più fluida e magmatica. Caratterizzata da un bombardamento mediatico senza precedenti e ritmata da altalenanti statistiche di curve di contagio, interminabili e dissonanti dichiarazioni di virologi e ricorrenti “edizioni straordinarie” in TV con presentazione finale dell’ennesimo DCPM.

Fattori neurostimolanti che hanno messo e continuano a mettere a dura prova il nostro sistema nervoso, il nostro equilibrio e il nostro senso critico.

Come se non bastasse, si è innescata la grande paura, non meno angosciante di quella di ammalarsi e di morire: la concreta possibilità di subire un drammatico ridimensionamento delle nostre entrate, se non di perdere l’occupazione e di precipitare in uno stato di povertà.

Il Covid-19, nello specifico ambito iniziatico, ha dettato l’agenda, evidenziando secondo la legge d’analogia del “come in alto, così in basso”, quanto oggi sia più che mai fondamentale essere simultaneamente vicini sia al microcosmo del proprio Tempio interiore che al macrocosmo della Società, con rinnovata apertura di cuore e capacità di investimento affettivo verso se stessi e verso l’altro.

La cosiddetta Massoneria speculativa non deve dimenticare, pena l’indebolimento della propria identità, la vocazione operativa delle origini.

Ciò che la Libera Muratoria ha sempre messo in campo, nei cruciali giri di boa della storia, è stata la capacità di riuscire ad aggiornarsi e ristrutturarsi flessibilmente, di volta in volta, nel solco e nel rispetto della Tradizione, offrendo risposte e chiavi interpretative alle nuove domande del presente, precorrendo i tempi e guidando i passaggi evolutivi dell’umanità. Questa qualità è scritta da sempre nel nostro DNA di Massoni.

Non a caso il Rituale d’Apprendista ci richiama al dovere – termine che sarebbe più corretto ritradurre con il termine “dharma” – di

edificare Templi alla Virtù, scavare oscure e profonde prigioni al Vizio e lavorare al Bene e al Progresso dell’Umanità.

Oggi troppo spesso il nostro lavoro si ferma a metà. Nel migliore dei casi appena un millimetro dopo la parola “vizio”. Senza nemmeno tentare, naturalmente dopo aver  raggiunto iniziaticamente un certo livello di centratura, di abbozzare una visione, un pensiero, un progetto finalizzato all’evoluzione e al progresso della società umana.

L’uomo/donna “normale”, se non soffocato, mortificato o violato, soprattutto nell’infanzia durante il suo percorso di crescita e di individuazione, è un essere socievole, un animale sociale profondamente affettivo.

Mio fratello che guardi il mondo
e il mondo non somiglia a te
mio fratello che guardi il cielo
e il cielo non ti guarda.
Se c’è una strada sotto il mare
prima o poi ci troverà
se non c’è strada dentro al cuore degli altri
prima o poi si traccerà.
Ivano Fossati

Tutti vogliamo avere aiuto e conforto. Tutti abbiamo bisogno di provare emozioni positive e sentimenti appaganti. Tutti, anche se in modo inconsapevole o latente, abbiamo sete d’Amore e fame di Conoscenza.

E l’attesa, anche se spesso latente e inconsapevole, di partecipare, non importa a quale titolo e livello, all’edificazione di un nuovo mondo, all’elaborazione di un modello di sviluppo che ci permetta di costruire un futuro migliore.

Alla svolta epocale innescata da una pandemia comparsa in modo solo apparentemente casuale, ma in realtà il frutto velenoso di un sistema economico predatorio neoliberista sia nei confronti dell’uomo che della Natura, “sopravviveranno”, nel mondo delle relazioni sociali come in quello delle attività professionali, solo quei soggetti empatici, non narcisisti, capaci di comunicare con ispirazione spirituale e tocco umano e di calarsi nei bisogni più profondi dell’uomo ferito e smarrito.

Questo approccio sarà il leitmotiv del futuro. Anche quando si sarà, in qualche modo “normalizzata” la situazione. Chi si farà oggi le giuste domande e si darà le giuste risposte, ne uscirà rafforzato e migliorato come iniziato e come cittadino del mondo.

Autore Hermes

Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.