L’impatto degli studi storici nella formazione del giurista – Paolo Grossi (1995)
I giuristi, per Paolo Grossi, devono evitare di isolarsi gli uni dagli altri perché fanno parte della stessa unità culturale, della stessa piattaforma scientifica unitaria; occorre dunque operare un recupero vitale dell’unità della scienza giuridica. Secondo Paolo Grossi la prima solitudine da cancellare o almeno da attenuare, è la solitudine dello storico del diritto che si sente come un estraneo, come esiliato nella Facoltà di Giurisprudenza, ma che dovrebbe invece operare accanto agli altri giuristi, legato a loro da uno stesso statuto scientifico. Lo storico del diritto deve “mettersi sul naso gli occhiali del giurista e che questi occhiali senta perfettamente convenienti al suo naso”; occorre che si misuri anche con quella dimensione esclusiva che è la tecnica giuridica. Il diritto ha, infatti, una sua autonomia che è sì di istituti, ma che si origina in una visione del mondo indipendente; che è l’autonomia di uno specifico sapere, di uno statuto epistemologico, di concetti, di lessico. Il sapere giuridico, come sapere tecnico, è semplicemente la limpida messa a fuoco della dimensione giuridica entro la grande realtà socio-economica; una messa a fuoco che solo lui e non altri è in grado di fare. È quello che viene chiesto dagli storici generici, da Jacques Le Goff: “Voi storici del diritto dovete fare il Vostro specifico e irripetibile mestiere, “surtout soyez vous-mêmes”; siate quello che effettivamente siete, siate giuristi, non snaturatevi perché noi storici generali solo questo a Voi chiediamo”. Lo storico del diritto deve essere giurista, sentirsi a suo agio inforcando sul suo naso gli occhiali di una rigorosa conoscenza giuridica. Il risultato da conseguire, per Grossi, è un suo pieno recupero al ceto dei giuristi. È un esperto che ha un suo peculiarissimo angolo d’osservazione, partecipe con il giurista di diritto positivo di una grande avventura intellettuale, osservatore del passato, ma legato al presente da un continuum spirituale. Al di sotto dei tanti momenti autonomi di cui la storia è composta, c’è una linea che si distende unitaria, perché il diritto è vita e saranno proprio i grandi problemi della vita a fornire appunto il continuum spirituale dello storico. Un’altra solitudine di cui diffidare è quella del cultore di diritto positivo, il quale, per mestiere, coltiva un diritto vigente e che non ha da soffrire genericismi nella sua osservazione. Non dev’essere però solo esegeta con un’attività culturale passiva, psicologicamente estraneo rispetto ad un’insieme di dati che egli non ha contribuito a produrre. Se il giurista resta esegeta, rischia di non aver presente quella percezione che non deve invece mai abbandonarlo, e cioè che il diritto è la dimensione naturale di un’intera civiltà. Il legame diritto-civiltà è una verità naturale che dev’essere recuperata alla coscienza comune e anche alla coscienza del giurista. Il diritto non è mai una forzatura del sociale, violenza sul sociale; è semplicemente una delle dimensioni autentiche di una civiltà. Ad operare questo salvataggio dev’essere proprio lo storico del diritto perché egli ha il privilegio di aver sempre a che fare con un panorama straordinariamente ampio, insofferente a limitazioni. Lo storico del diritto può proporre all’attenzione del giurista di diritto positivo, la testimonianza istruttiva di un panorama giuridico non mortificato unicamente in realtà unicamente statuali. Gli può sottolineare che lo Stato è un prodotto tutto moderno con un carico di confinazioni, di assolutizzazioni, di frammentazioni di cui purtroppo è portatore anche a livello giuridico. Gli può sottolineare che l’osservazione storica mette in evidenza, al contrario, una essenziale extra-statualità del diritto che va rivendicata, soprattutto oggi, come una affrancazione da conseguire in maniera sempre più rilevante. Secondo Grossi, oggi tendiamo verso un diritto uniforme, cerchiamo di costruire un diritto privato meno mortificato in proiezioni statuali che gli stanno sempre più strette, vogliamo convintamente collocarci su una strada che porta ad un diritto europeo. Il difetto del giurista di diritto positivo che non abbia aperture culturali, è quello di ritenere che il mondo giuridico che ha di fronte sia il migliore dei mondi possibili, tendendo irresistibilmente ad assolutizzarlo, spesso anche a mitizzarlo; siamo infatti reduci da una colossale mitizzazione e, nel contempo, vittime di essa con le nostre coscienze plagiate. Lo storico può e deve richiamare il giurista di diritto positivo alla elementare verità che siamo di fronte a dei prodotti storici, non ad oggetti di culto; che siamo di fronte ad oggetti conoscitivi bisognosi di collocazione e valutazione critica e quindi di una salutare improrogabile relativizzazione. Il diritto moderno, nel suo aspetto di diritto borghese, apparirà allora come semplificato e raggrinzito; uno stringente ed invasivo monopolio statuale che lega potere politico e diritto e cancella sul piano formale dal novero delle fonti, giudici e maestri di diritto, giurisprudenza e dottrina e relega ad un ruolo ancillare ogni manifestazione consuetudinaria. Di fronte ad una semplificazione, lo storico deve recuperare il significato profondo di questa complessità. I semplicismi di ieri non bastano più. Lo storico del diritto deve indicare al giurista di diritto positivo un senso, una dimensione di marcia perché questi coltivi un punto, abbia coscienza di un punto e ad esso e su di esso si arresti, perché è quello il campo di sua competenza. Questo punto dev’essere però inserito in una linea che nasce prima e continua dopo, una linea vitale entro cui il punto si situa, si compie, assume pienezza di significato. Ed è proprio lo storico del diritto a poter indicare il senso della linea; una linea fatta di ricchezza già vissuta e di un movimento in atto che si proietta in avanti. Lo storico non possiede modelli, ma ha, più di ogni altro, la percezione del senso della linea. L’augurio che si auspica Grossi è che accanto al vigile indagatore del singolo “punto” qual è il cultore del diritto positivo, stia sempre in strettissimo contatto il sensibile percettore della “linea” e della sua direzione, lo storico.
Autore Lorenza Iuliano
Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.