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Pulcinella, i Sogni e i Mondi paralleli

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Pulcinella


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Dopo pranzo il maestro di scuola faceva sempre un pisolino

raccontava un discepolo di Soyen Shaku.

Noi bambini gli domandammo perché lo facesse e lui ci rispose: ‘Vado nel mondo dei sogni a trovare i vecchi saggi, come faceva Confucio’.

Quando Confucio dormiva, sognava gli antichi saggi e dopo parlava di loro ai suoi seguaci.

Un giorno c’era un caldo terribile e alcuni di noi si appisolarono. Il maestro ci rimproverò. ‘Siamo andati nel mondo dei sogni a trovare gli antichi saggi proprio come faceva Confucio’ spiegammo noi.
‘E che cosa vi hanno detto quei saggi?’ volle sapere il maestro.
Uno di noi rispose: ‘Siamo andati nel mondo dei sogni, abbiamo incontrato i saggi e domandato se il nostro maestro andava là tutti i pomeriggi, ma loro ci hanno detto di non averlo mai visto’.

Quella del sogno è una dimensione di interrelazioni e completezza, un uno, un luogo in cui si incontrano persone, memorie di se stessi, corpi vegetali, minerali e persino l’entità che vive nell’individuo, definito da alcuni angelo, in cui si fanno esperienze, in un contesto di totalità, si prova una forte espansione di coscienza che fa sentire l’uomo inglobato e appartenente al tutto, permette di sperimentare ognuna delle fasi dell’essere e della vita in esso racchiusa e, in alcuni casi, ci fa dimenticare di essere stella, di essere Dio.

I fisici, occupandosi dell’appartenenza al tutto, definiscono l’universo come un insieme di relazioni collegate in perpetuo dialogo, tanto che se in un punto avviene una modifica, l’intero cosmo ne subisce l’influenza.

Non a caso, con la locuzione “Effetto Farfalla” si indica che piccole variazioni, in condizioni iniziali, producono grandi cambiamenti nel comportamento a lungo termine del sistema: teoria del caos.

Allo stesso modo, il parlare con qualcuno in sogno potrebbe cagionare ripercussioni sul proprio stato di veglia, incidere sulla vita quotidiana, perché nell’attività onirica si dialoga in un altro livello di coscienza.

Nel mondo dei sensi, se ci si imbatte in qualcuno incontrato in una visione, si vive un’altra situazione, che nonostante possa sembrare in dicotomia con la precedente, non lo è, poiché, mentre nella percezione dell’uomo appaiono separate, nella dimensione olografica, olouniversale, sono contemporanee.

In sogno il tempo non ha un aspetto lineare, ma circolare e, a tal proposito, la fisica quantistica teorizza l’esistenza dei mondi paralleli e Hugh Everett III afferma l’esistenza di più universi coesistenti. Tale scienza, partendo dal calcolo delle funzioni d’onda, stabilisce che, nello spazio in cui si misura una particella, esistono, contemporaneamente, altri mondi in cui essa può vivere diverse scelte ed azioni, muoversi su differenti traiettorie, così che la realtà del momento non appare necessariamente come unica.

Nella visione onirica si crea appunto un mondo parallelo a quello che ha luogo nella veglia e che dipende dallo stato di coscienza individuale; in altre parole, vengono proposti degli sviluppi che possono avverarsi se è notevole l’attenzione che si dedica loro.

L’uomo, per consolidata abitudine, non esercita tutte le sue potenzialità e capacità, quindi, esclude i mondi paralleli, che, giungendo in suo soccorso, gli permetterebbero di sperimentare maggiormente nel quotidiano.
La coscienza, nello stato di veglia, vive una sorta di auto-limitazione che rimuove nel sogno, permettendo, in modo più ampio, tutte le prerogative nascoste.

La realtà che si osserva è frutto delle interpretazioni mentali, non ne esiste una uguale per tutti, ognuno vede la propria attraverso una griglia interpretativa formata dai condizionamenti dei sistemi di credenze e comportamenti acquisiti durante l’infanzia e l’età adulta, ricordi, che, come insegna Hermann Hesse, portano dolore, insoddisfazione, impotenza.

Per cambiare questo approccio bisogna mutare i modelli interni in funzionali, aggiungendo alla razionalità e agli auspici personali, nuove informazioni a livello energetico, in cui la coscienza non deve essere intesa come mente. Gli strumenti che possono aiutarci attengono la ricerca interiore, le origini, il senso della vita, la gioia, le sofferenze dovute alla routine e ai problemi legati all’incapacità di affrontare le sfide che permettono di sopravvivere in momenti surreali come quelli pandemici.

Se l’individuo riesce a capire chi è, se è in grado di non tener conto dei luoghi comuni e dei pensieri collettivi, può portare alla luce il potenziale creativo che dimora in lui, che, mediante il sogno, gli permette di scoprire quello che sente e che vuole veramente, di orientarsi nella vita in modo più vero e consono alle sue inclinazioni, essere libero di provare ciò che nella veglia non può o non riesce a percepire.

Democrito e Giordano Bruno sembrano esservi riusciti. Il primo parla di pluralità di mondi e di altri pianeti abitati, quindi, anticipa l’infinità dell’Universo ma non lo percepisce appieno; il secondo invece, spingendosi oltre la teoria di Copernico, secondo cui è la terra a girare attorno al Sole, enuncia che l’Universo è infinito, pieno di stelle ed energia, creato da un Dio onnipotente, causa e Principio di tutto e vivente in ogni cosa.

A tal proposito San Tommaso d’Aquino che, nella ‘Summa Theologiae’, afferma che ciò che cade sotto i sensi, è impossibile che sia causa efficiente di se stesso, perché per esserlo dovrebbe autoprodursi ed esserci prima di essere prodotto.

Talete ritiene che il più antico degli enti sia Dio, perché non è mai nato, e che il più bello di essi sia il mondo, perché opera sua. Un Creatore, Arché di tutto, che oltre a generare, persiste nelle cose e continua a dar vita ad esse.

Dei tre quello che sembra dimostrarsi moderno pensatore e precorritore dei tempi è proprio Bruno, su cui voglio soffermarmi. Questi anticipa l’esistenza dei mondi paralleli, delle energie sottili, dell’infinità dell’universo e della presenza, in esso, di sostanze aggrovigliate in una trama di intrecci e combinazioni, percepibili solo mediante un sapere raggiungibile da chi si dedica, con scrupolo e volontà, a tale scopo.

Il frate domenicano, in una speculazione dal sapore mistico, penetra, a pieno titolo, nella metafisica, ed utilizza due termini principali, uno attiene la Natura e l’altro l’Infinito, che si collegano, secondo il pensiero panteistico, mediante Dio e l’Universo. Pensiero panteistico che, teorizzando la presenza dell’Entità creatrice all’interno delle cose, della natura e dell’uomo, prevede che questi imprima le sue regole dall’interno, anziché dall’esterno.

Bruno definisce Dio la mente che vive in tutto, che è e coincide con la Natura, non circoscritta solamente a quella della terra, bensì intesa come intero ed infinito Universo.

L’Onnipotente, attraversando la materia, certificando che nel Cosmo esiste tutto ciò che è, sancisce che all’esterno non vi è nulla e che questi non ha fine, che sia Causa e principio di tutto ed Uno, perché non comprende null’altro che non ciò che vive al suo interno.

L’Universo, quindi, non si muove localmente, è immobile, perché non esiste un luogo dove possa andare; non si genera, perché non esiste altro Essere che lui possa desiderare o aspettare che abbia tutto se stesso; non si corrompe, non può sminuire o crescere e non è alterabile in un’altra maniera perché non ha esterno che possa influire su di sé.

Non può subire mutamenti né un contrario che lo alteri perché gli opposti, prima o poi, diventano concordi in Dio. L’Universo non è compresso, non è né misurabile né composto e nell’infinita durata non differisce.

Rispetto all’infinito, a ciò che con il pensiero non si riesce a concepire, non ha senso distinguere l’ora dal giorno, il giorno dall’anno, l’anno dal secolo e il secolo dal momento, giacché queste misure hanno senso per le persone, non per Dio.

Il religioso campano si occupa della variabile spazio-tempo nella sua interezza, infatti, aggiunge che l’immenso non differisce dal palmo, dallo stadio e dalla parasanga, perché, confrontati con questo, essi perdono di significato:

Dunque, infinite ore non son più che infiniti secoli, e infiniti palmi non son di maggior numero che infinite parasanghe. Alla proporzione, similitudine, unione e identità de l’infinito non più ti accosti con essere uomo che formica, una stella che un uomo…

Riguardo all’Infinito, non esiste alcuna differenza sostanziale tra una formica e un uomo, tra una stella e un pianeta, tra una stella e una formica; se l’uomo paragona qualsiasi cosa al Tutto, questa diventa incredibilmente più piccola, dunque, relativa.

Nella sua filosofia il tema del naturalismo è centrale perché costituisce il principio unico di quella realtà che si fonda sull’energia produttrice che la determina pur restandone fuori; quindi, l’Altissimo è la causa del mondo.

Il Principio è per lui l’elemento costitutivo delle cose, che diventa effetto, senza separarsi da esso; come il seme ha in sé la pianta perché le dà vita e vive al suo interno, così Dio, oltre a essere Causa, è anche Inizio del Mondo che permane all’interno di esso e, oltre a creare la Natura è la Natura stessa, quindi è la Sorgente inesauribile che, dall’interno, vivifica ogni cosa.

Uno è l’Universo, due sono i principi del mondo, uno attivo, la forma, l’altro passivo, la materia, che sono due aspetti della stessa realtà. Il nolano riformula la dottrina aristotelica sulle cause per cui materia e forma non risultano essere entità separate, ma aspetti della stessa sostanza.

Tutti gli esseri viventi, sono fenomeni diversi della stessa sostanza. Dio è mente in tutte le cose

quindi principio vitale e immanente.

Dato che il Signore è mente al di sopra di tutto, quindi, causa trascendente, Giordano ritiene che l’uomo sia in grado di conoscere solo alcuni aspetti dell’Altissimo, può comprendere solo quelli che riguardano la compenetrazione della natura, quelli degli effetti della Creazione, ovvero, ciò che attiene la Sua manifestazione, cioè, le ombre del divino.

Bruno, oltre a teorizzare che nell’Universo tutto sia centro e nulla sia periferia, sostiene che tutte le cose sono animate perché in esse è infuso lo Spirito animatore del Creatore, che produce, perpetuamente, infiniti esseri, alla stessa stregua dell’intelletto che origina infiniti concetti e immagini. Rivalutando la Natura si riesce a comprendere che l’individuo dovrebbe essere inteso come micro-ente divino perché, partecipando al processo creativo, rappresenta appieno la manifestazione divina.

L’intellettuale immagina che l’uomo, innalzandosi alla conoscenza e all’amore totale della natura, si identifichi con essa e così riscopra di essere parte integrante della divinità.

L’uomo, per sua stessa indole, si lascia sopraffare dagli eroici furori, dal desiderio ardente di apprendimento che può anche rappresentare un ostacolo. La conoscenza, infatti, identificabile come processo di ascesi che porta alla scoperta del Cosmo e del Signore, permettendo a ciascuno di comprendere di essere parte integrante del creato, rappresenta il punto d’arrivo della sapienza e dell’amore umano che si rivela come perdita di Sé, dissolvimento dell’individualità e di tutto ciò che è legato a questo complesso di elementi.

Il concetto di eroico furore, attraverso il mito di Atteone, è magistralmente esposto dal filosofo nolano. Figlio di Aristeo e di Autonoe, nipote di Cadmo, addestrato all’uso delle armi dal centauro Chirone, preceduto dai propri cani, che rappresentano la volontà e le facoltà intellettuali, durante una battuta di caccia, vaga in un fitto bosco a lui sconosciuto.

Entra in una grotta in cui Diana, stanca di cacciare, fa il bagno con le sue ninfe, perché intravede un riflesso nell’acqua che è quanto di più bello la mente umana o divina possa fissare, la nudità della dea, l’ombra che la luce divina proietta nella materia, nel mondo dei sensi, delle cose visibili, nella realtà relativa.

La vergine, che non ama farsi guardare, arrossendo e adirandosi per l’oltraggio, spruzzando acqua sul suo viso lo trasforma in cervo affinché non possa riferire ad alcuno la vicenda.

Atteone scappa e, specchiatosi in un corso d’acqua, si accorge del suo nuovo aspetto che lo rende preda dei suoi stessi mastini, che, non potendo riconoscerlo, lo sbranano, aizzati dai compagni di caccia del loro padrone.

Il predatore che soccombe al suo destino, appare come “un essere infinito senza tempo”, che contribuisce a creare la sua stessa realtà. Prima è strettamente connesso alla Fonte che genera il tutto, poi, con l’erroneo utilizzo del Libero Arbitrio, diviene vittima di sé, dei suoi eroici furori appunto.

Secondo l’interpretazione di Bruno, questi raffigura l’intelletto, la razionalità dell’uomo che cerca di catturare e conoscere la bellezza e la sapienza divina, rappresentata dalla Natura magnificamente incarnata dalla dea Diana.

La sua morte potrebbe essere interpretata come un’autoriflessione che conduce all’autoalienazione, alla verità assoluta, alla rinascita, quindi alla rivalutazione dell’Io interiore, che si sviluppa mediante il percorso iniziatico riprodotto dall’attraversamento della selva e dalla percezione della divinità nella sua essenza, che lo trasformano al punto tale da non essere identificato dai suoi stessi cani.

La sua fine, per mano dei suoi veltri, evidenzia come natura e divinità coincidano. Atteone, infatti, mentre cerca la natura, trova la divinità, scoprendo, a sue spese, che non sono altro che se stesso e così, giungendo al traguardo trasmutativo e morendo, perde le pulsioni, l’ego e tutte le altre prerogative negative e rinasce come uomo nuovo.

La nuova filosofia di Bruno non si fonda su basi scientifiche, né religiose, bensì sull’antica magia naturale, che costituisce la fonte segreta del sapere, sulla “prisca sapientia”, sul metodo induttivo che lo porta a costatare ed affermare che tutta la vita è materia infinita non inerte, ma viva, e fa scoprire che il mondo è animato e che esistono rapporti con cui le sostanze e i corpi si relazionano, tra loro, con visibile armonia. Tramite questa dottrina, teorizza la presenza di un nuovo uomo che costruisce un nuovo mondo abitato da esseri di luce.

Mondo nuovo cui fa riferimento anche Giuliano Kremmerz che, in tempi più recenti, oltre a parlare di infinito dei mondi animati nei sistemi solari dell’Universo inconoscibile, sostiene la tesi del “carattere” che prepara gli avvenimenti. Egli teorizza che chi pratica la Magia Eonica conosca varie specie di creature appartenenti sia al mondo dell’invisibile, la corrente astrale o Mondo del Divenire, sia a quella al di sopra della stessa, cioè al Mondo dell’Essere.

Gli esseri che vivono al di sopra della corrente astrale, al di sopra del Divenire, detti Eoni, Dei, Intelligenze Magistrali, a seconda delle varie tradizioni, rappresentano l’apice di quel processo evolutivo denominato Iniziazione, che fa transitare l’uomo dalla condizione umana a quella divina, ovvero, dalla condizione individuale a quella impersonale, propria degli archetipi.

L’esoterista porticese, il cui nome anagrafico è Ciro Formisano, ritiene che la Magia apra al praticante le porte dell’invisibile e gli insegni il modo di attrarre e rifrangere la luce astrale, di impadronirsene, di assorbirla, di potenziarsi alimentandosi di essa, di equilibrarsi, di elevare il magnetismo soggettivo, alzando il diapason delle proprie vibrazioni.

La Magia permette sia di agire sulle creature che vivono nella corrente astrale, che di entrare in contatto con quelle che stanno al di sopra di essa, di dominarla e di uscirne, liberandosi dalla sua influenza. Le Intelligenze Magistrali, riconoscibili mediante la Magia Eonica, non vivono la catena delle rinascite e non sono sottoposte alle vicissitudini della ruota cosmica.

Equiparabili agli Dèi Ipercosmici, secondo Kremmerz possono essere visibili e invisibili.

Questi esseri non sono spiriti di morti, che per noi non esistono, sono spiriti di vivi che la nostra volontà di amore ci richiama. Sono maschi, sono femmine, sono più o meno evoluti o evolutissimi, sono capaci di evolvere fino alla perfezione.
Giuliano Kremmerz – ‘La Porta Ermetica’

Perfezione già anticipata da Giordano Bruno in ‘Tutto è Uno’ e confermata con l’assunto che ogni uomo interagisce con gli esseri che popolano il multiverso tramite una sorta di correlazione, un entanglement quantistico infinito ed n volte dimensionale, che io, Pulcinella, riesco a percepire mediante i sogni, perché la visione onirica mi permette di accostarmi a quelle notizie non accessibili durante lo stato di veglia.

Informazioni che, acquisite in stato non coscienziale, sono immagazzinate nell’alveo che la psicologia chiama subconscio o inconscio, e che vengono recuperate come nuove possibilità attraverso i sogni che forniscono un quadro più ampio della realtà, procurando dati altrimenti preclusi.

Essi rappresentano, quindi, quel chiavistello che, pur con difficoltà, apre le porte alla libertà e permette di accedere all’uomo nella sua totalità. Complessità che nasce dal fatto che, negli universi paralleli, la particella, nella funzione d’onda, vive altre esperienze che l’individuo può dedurre ma non percepire se non appunto mediante le visioni oniriche.

La stessa teologa Ildegarda di Bingen entra in contatto con i mondi invisibili, vive le visioni e riceve le indicazioni che le consentono di fare un percorso spirituale significativo. La santa, affermando che senza aver ricevuto istruzione e senza aver frequentato alcuna scuola ha compreso gli scritti dei profeti e anche dei filosofi, fa supporre che, attraverso un percorso evolutivo, riesca a trattare la “filosofia della natura”, o “fisica”, e che giunga, mediante la rivelazione ricevuta dalla Voce e dalla Luce provenienti da un’altra dimensione, alla Sorgente.

La monaca appare come veggente perché è in grado di comprendere, nei significati profondi della realtà, i nessi e le relazioni e vivere l’esperienza mistica delle visioni, che passa dal mondo del conscio a quello dell’inconscio, restando in contatto con l’ambiente circostante.

Queste cose non le ascolto con le orecchie del corpo e neppure nei pensieri del mio cuore, e non le percepisco per interazione dei miei cinque sensi, ma unicamente all’interno della mia anima, con gli occhi aperti, per cui nelle mie visioni non subisco mai il venir meno dell’estasi: le vedo in stato di veglia, di giorno e di notte.
Ildegarda di Bingen

E vidi come nel centro dell’aria australe un’immagine nel mistero di Dio bella e mirabile, di forma simile a quella umana, il cui volto era così bello e splendente, che è più facile fissare il sole che non quel volto.
Ildegarda di Bingen

In conclusione, il mondo è la manifestazione dell’unica sostanza, Dio, e che l’essere umano è il manifestarsi di tale essenza e appartiene ad un unico progetto che vede appunto il mondo come il grande essere vivente, all’interno del quale esistono corpi, sostanze, elementi, enti…

Colui che riesce a comprendere questi concetti e decide di condividerli, di vivere una profonda evoluzione spirituale, seguendo il percorso del sapere esoterico primordiale, può, in piena coscienza, vivere l’illuminazione che, nel tempo, permettendogli di salire completamente la scala di Giacobbe, gli consente di giungere alla Sorgente.

O uomo, guarda l’uomo: egli contiene in sé il cielo e le altre creature; è una forma e in lui tutte le cose sono implicite.
Ildegarda di Bingen

Quindi l’ali sicure a l’aria porgo; Ne temo intoppo di cristallo o vetro, Ma fendo i cieli e a l’infinito m’ergo. E mentre dal mio globo a gli altri, sorgo, E per l’eterio campo oltre penetro: Quel ch’altri lungi vede, lascio al tergo.
Giordano Bruno – ‘De l’infinito, universo e mondi’

Ti darei gli occhi miei per vedere ciò che non vedi.

Giandomenico Tiepolo, La partenza di Pulcinella, 1797, affresco. Ca' Rezzonico, Venezia

Autore Domenico Esposito

Domenico Esposito, nato ad Acerra (NA) il 13/10/1958, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali, Master in Ingegneria della Sicurezza Prevenzione e Protezione dai Rischi, Master in Scienze Ambientali, Corso di Specializzazione in Prevenzione Incendi. Pensionato Aeronautica Militare Italiana.