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Pulcinella, Fabio Da’ath e il Cavalier templare Hugo de Pagani

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Pulcinella – Buongiorno miei cari amici. Sono ancora io il vostro Pulcinella e mentre vi scrivo, sono qui nel fossato del Castello Baronale di Acerra e ammiro questo luogo in cui abita Tommaso d’Aquino. Sì quel Tommaso di cui si dice che abbia rapporti non idilliaci con i Cavalieri Templari e con gli Spedalieri.

Credetemi, non so cosa stia accadendo tra Tommaso e i Templari, ma osservando la forma di questo Castello, il fossato erto a difesa delle mura, mi fa pensare a questo particolare momento storico e al mantello bianco dei cavalieri templari.

Castello Baronale di Acerra (NA)Cari miei, tutti dicono che l’origine dei Templari sia francese, che il nobile Hugues de Payns, nel 1118, costituisca questo importante e blasonato Ordine, ma sembra ragionevole pensare, invece, che sia il cavaliere salernitano Hugo de Paganis, nel 1100, a fondarlo.

Credete che sia pazzo, che vaneggi? Lo so, pensate ciò giacché vi dico che, forse, sia stato il cavaliere campano a dar inizio all’Ordine dei Cavalieri Templari. Vi comprendo, ma provate a riflettere, a dubitare di ciò che dice la maggior parte degli storici. Provate a pensare che lo storico dei Templari, l’Arcivescovo Guglielmo da Tiro, scriva Hugo de Paganis e che questi sia tradotto con Hugues de Payns.

Cari miei, com’è possibile che nel 1103 il nostro cavaliere campano scriva ad un suo zio, della famiglia degli Amarelli, e gli parli della morte, avvenuta in uno scontro con predoni infedeli, del cugino Alessandro, membro dell’Ordine dei Cavalieri Templari?

Sì cari lettori, dubito circa l’origine francese anche perché Hugo de Paganis, in una lettera del 1106, conferma al re che in Terra Santa sono presenti elementi dell’ordine da lui fondato, per salvaguardare i pellegrini da eventuali attacchi. Altro indizio che fa ritenere plausibile la mia tesi, consiste in un testo scritto da Simone di Saint Bertin, il quale afferma che il cavalier Hugo de Paganis sia il fondatore dell’Ordine deputato alla difesa della Terra Santa.

Signori miei, amo questi cavalieri, denominati dal De Paganis “Poveri Cavalieri Compagni di Cristo” perché difendono i pellegrini in terra Santa, si occupano dei malati e degli indifesi con grande spirito cristiano e, come me, sono al servizio del prossimo. Sì, anch’io sono al servizio del prossimo, difendo gli indifesi e i malati, ma se loro con fare impavido indossano l’elmo, io sono costretto ad utilizzare una maschera, mentre schernisco chi lo merita.

I Templari mi affascinano, giacché scolpiscono, dove possono e alla stessa stregua dei Saggi Egizi, simboli che inglobano un pensiero, un’idea, di cui, anche se può sembrarvi strano, spesso, riesco ad interpretare il significato. Credetemi, sono contento di farcela, di essere capace di riunire il visibile con l’invisibile, il conoscibile con l’inconoscibile giacché questo dimostra che, forse, sono sulla buona strada.

A proposito di simbolismo templare, vi dico che non mi è dato sapere se questi propugnassero la dottrina esoterica o essoterica, ma penso che trasmettessero i loro saperi metafisici alle persone capaci di comprendere gli attributi e la potenza divina. A tal proposito, penso che il sommo poeta, ossia Dante Alighieri, ci insegnasse che la metafisica pura, quella iniziatica, non sia solo pagana, bensì universale.

Dante Alighieri

Possiamo ipotizzare che i Templari posseggano il dono di quell’intuizione metafisica che permette loro di comprendere tantissimi concetti; che siano in comunione spirituale con chi, come loro, percorre la via iniziatica in quel modo specifico che va oltre le cose fisiche e con chi studia l’essenza finale delle cose, ossia, l’Essere Supremo.

I templari, pur assegnando la giusta importanza alla forma essoterica della dottrina religiosa, celano, ai più, il loro esoterismo. Hanno il merito di riuscire a perseguire sia l’essoterismo religioso che l’esoterismo e, sebbene mascherino quest’ultimo, sono convinti che la diversità esistente tra la dottrina essoterica e quella esoterica sia solo apparente.

Credo si sbagli chi pensa che i Templari siano osteggiati solamente per motivi molto materiali. Personalmente, ritengo lo siano anche perché, per studiare l’anima, applicano un metodo di ricerca di tipo soggettivo, ermetico e non imitativo, che forse apprendono nei Templi Egizi.

Pur essendo conscio che in ogni persona si celi una particolare natura personale e che, secondo i casi, possa essere quella di un individuo pregno d’ego, di uno sciocco, di un saccente, di un uomo buono o di un bruto, in generale, i cavalieri Templari sono diversi. Oltre a mostrare un cuore puro, nascondono quell’essenza che caratterizza l’iniziato agli “Arcani degli Antichi Misteri”, ossia, alla “Scienza dell’Anima Umana”.

I Templari sono conoscitori di quella Scienza che non permette all’iniziato di sguainare la spada nei confronti di un suo pari e nemmeno verso chi, come lui, manifesta un consistente equilibrio fisico e mentale. Quella scienza che non gli permette di sguainarla nei confronti di chi prova rispetto per i valori iniziatici e nemmeno verso chi è costantemente alla ricerca della verità insita nelle cose.

In altre parole, il Templare non sguaina mai la spada nei confronti di un iniziato, né contro chi è conscio che ogni cosa abbia il suo spirito e nemmeno verso chi sa bene che l’uomo è così intelligente da riuscire a comprendere che tutto è amore.

Vi vedo, amici miei, mentre leggete e pensate che io stia farneticando giacché i Cavalieri del Tempio sono guerrieri abituati a combattere. Credo sbagliate, giacché malgrado utilizzino le armi, nonostante la loro vita lasci trasparire altro, per i Templari la risposta a tutte le domande, penso debba essere: Amore.

Templari

Cari lettori, scorgere alle mie spalle la sagoma del Discepolo Fabio Da’ath è una bella sorpresa. Buongiorno Fabio. Come sta? Come mai è qui?

Fabio – Caro Pulcinella, sto bene e sono qui per ammirare le forme di questo splendido castello. Stimato fratello mio, ciò che mi accingo a far uscire dalle mie labbra, forse, per quanto attiene il Templarismo, rappresenta per lei e per i lettori qualcosa di nuovo e rivoluzionario.
Mi creda, anche se non semplice, spero di essere in grado di manifestare appieno la verità trascendente.

Tutto inizia nel 1099, anno in cui la Moschea che sorge a Masjid Al-Aqsa, nel distretto di Gerusalemme, diviene “Chiesa Universale”, giacché ebrei ortodossi, mussulmani e cristiani si riuniscono per “pregare” lì dove si percepisce la presenza dello stesso e Unico Dio. Come si può ben comprendere, non è né la forza e nemmeno una potenza militare a compiere questa pregevole opera, bensì, le preghiere di tanti fedeli legati alle rispettive fedi e dottrine di stampo tradizionale, esoterico ed iniziatico, annoverabili come Cabalisti ebraici, Sufi islamici, e cristiani Gnostici, tutti dediti a consistenti “pratiche ascetiche”.

Caro Pulcinella, i templari, definibili anche come cavalieri della Verità, nell’ambito della loro pura essenza, fondono le conoscenze legate all’intrinseca fede religiosa. Mediante una serie di riti ottengono uno dei più potenti strumenti ascetici mai concepiti in precedenza, ossia, realizzano il mezzo per interconnettere la divina natura umana con quella del Creatore.

Amico mio, è meraviglioso osservare nella moschea di Masjid, definibile santuario nobile, una simbologia e un’arte templare che manifesta importanti significati dottrinali e una significativa tendenza dei cavalieri ad interconnettersi con il Creatore. Questi simboli suggeriscono un ideale ritorno ai primi secoli dell’era cristiana, giacché ripropongono il periodo in cui si manifesta l’incontro tra la Filosofia greca, il Cristianesimo, l’Ebraismo e il Pensiero neo-pitagorico, di cui Plotino rappresenta il massimo splendore. Non a caso cito questo filosofo, giacché, rifacendosi a Platone, teorizza sia il principio dell’Uno che il concetto di Creato derivante dall’Emanazione.

Caro Pulcinella, i Templari, oltre a sviluppare rapporti con numerosi gruppi clandestini, coltivano quel particolare esoterismo che si manifesta mediante il simbolismo ermetico. La stessa moschea di Masjid Al-Aqsa costruita, forse, sulle rovine del Tempio di Salomone, funge da esempio di questo profondo simbolismo. Tale moschea amo definirla casa madre o spazio fisico e metafisico templare, poiché, tra le sue mura, è custodito un importante e significativo ermetismo, insito nel Templarismo.

Non a caso, la volta della chiesa è adornata di numerosi e significativi simboli, mentre nella navata centrale sono presenti diverse croci a otto punte. La navata laterale compone un complicato arabesco geometrico che vede protagonisti il cerchio e l’esagono. Al centro si può ammirare un misterioso ideogramma, formato da un lungo asse centrale diviso da triangoli che s’incuneano e formano dei quadrati.

Ai lati si può contemplare il simbolo conosciuto come “fiore della vita”, ovvero tre ampi cerchi che inglobano sei petali dischiusi. È anche possibile ammirare il “fiore dell’apocalisse”, cioè il cerchio comprensivo di quattro semicerchi o petali, posto al centro. Sostengo che i templari, in modo ermetico, lascino impregnata sul manufatto la linea di sangue della loro conoscenza.
Nel Sancta Sanctorum, su una colonna dislocata verso destra, una scritta in lingua volgare, recita:

“Continuo a camminar nei lochi oscuri
No trovassi niun’con dolce viso
ma corpi, che straziati e morituri
portarsi innanzi a meco a piato e riso
Sì fatta la speranza che vi induce
a chi che sente al core che serve aiuto
lo fiore che dalla madre porta luce
donando a chi dispera l’amor perduto”.

Probabilmente l’autore dei versetti, non scrivendo in latino, intendeva lasciare, oltre che un esplicito messaggio essoterico, accessibile a tutti, anche uno di tipo esoterico, anagogico e comprensibile ai pochi in grado di coglierlo.

Caro Pulcinella, rifletta, il messaggio ricalca lo “stile” dei Fedeli d’amore, del movimento Rosacruciano, ossia, di quella “setta” che quando l’ordine monastico – militare, subisce prima l’Inquisizione e poi lo scioglimento, ne porta avanti riti e principi. Sebbene abbia usato il termine setta, il movimento rosacruciano va tenuto in debita considerazione, dato che annovera tra le sue fila personaggi del calibro di Dante Alighieri, Guido Cavalcanti, Cino da Pistoia e altri ancora.

Desidero ritornare a parlare dei Templari, perché, esauritosi il periodo in cui sono osannati e rispettati, subiscono accuse e calunnie, forse, mal riposte. Sono, accusati di rinnegare Cristo, di profanare il segno della croce e di adorare il Baphometh, ossia, l’idolo eretico maggiormente travisato e boicottato. Nonostante la lista di addebiti mossi nei loro confronti, per l’Inquisizione il famigerato Baphometh è l’accusa maggiore che si possa infliggere all’Ordine Templare.

Malgrado sia conscio di poter apparire eretico e rivoluzionario, desidero manifestarle i miei dubbi in merito al Baphometh. Penso che forse non rappresenti un demone, bensì, una serie di archetipi e simboli ancestrali, tra cui una divinità cornuta, giacché il concetto, che si riferisce a questo fato, sembra essere universalmente presente nella psiche umana.

Diletto Pulcinella, volendo tradurre ogni simbolo che esso rappresenta, si potrebbe dire, in un unico messaggio, che:

“La vita eterna inizia per noi nel momento in cui preferiamo alle altre cose, la verità e la giustizia delle cose del cielo e della terra. Il fuoco che proviene dall’alto alimenta la stella fiammeggiante. La terra è un punto nel cielo, l’infinito è nelle nostre aspirazioni e nei nostri ricordi, se il nostro corpo è femminile, la nostra anima ha le ali e siede libera dalla schiavitù con il principio di ogni cosa”.

Caro Pulcinella, diletti amici miei, chi ha orecchie per intendere intenda.

Pulcinella – Caro amico mio, ad esser sincero le sue parole sono come un battito d’ali di una farfalla in Brasile che causa un tornado in Texas, quindi credo che sia opportuno andare in provincia di Salerno per chiedere al cavalier Hugo de Paganis lumi circa i Templari.

Giunti nei pressi della dimora del figlio di Pagano de Paganis, incrociando lo sguardo fiero, la folta barba e la rilevante possanza del nobile cavaliere, che s’interpone tra noi e la sua casa, affascinati dai Templari e dal mistero che li circonda, con fare sommesso, chiedo a Ugone informazioni circa il suo ordine cavalleresco.

Hugo de Pagani – Cari amici miei, come ben sa il mio contemporaneo, il cronista medievale Simone di San Bertino, sono un martire della cristianità. Sono colui che assieme a suo cugino, Alessandro Amarelli, costituisce un gruppo di cavalieri deputato alla difesa dei pellegrini in Terra Santa.

Conosco il “Mistero Trinitario”, amo combattere uno contro tre e la Teurgia Templare che seguo prevede che, all’ora del Vespro, reciti nove Paternoster. Rispetto la geometria Sacra incarnata nel passaggio dal quadrato al cerchio, mediante il poligono che rappresenta il Mondo Fisico, quell’Astrale e Divino.

Seguo la regola composta di settantadue articoli. A tal proposito, vi prego di riflettere affinché possiate comprendere che aggiungendo al sette il due, si ha come somma quel nove tanto caro ai pitagorici.
Sì amici miei, quel nove che per i cabalisti rappresenta la “Realizzazione”.

Sono molto legato all’Apocalisse di Giovanni, tant’è che la preferisco a qualsiasi altra lettura. Venero la Pentecoste e la Festa dello Spirito Santo, giacché ritengo che il Regno di quest’ultimo succeda a quello del Padre e a quello del Figlio.

Caro Pulcinella, diletto Fabio, non credo che possiate immaginare l’emozione che si vive quando si è ricevuti nell’Ordine dei Solitari, quel consesso conosciuto anche come “Kadosh”, e indicante la purezza, la perfezione e la santità. Accennare a qualcosa che non può essere rivelato è difficile e ne sono consapevole, ma credetemi, i segreti dei Kadosh sono di una profondità e di una bellezza unica.

Cari amici, percepisco il vostro malessere, desiderate che vi sveli qualche mistero. Posso rivelarvi solamente il “Mistero della Spina”, il rito che si svolge durante la cerimonia d’iniziazione dei cavalieri del Tempio. Con l’incarico di Maestro, bacio la parte bassa della spina dorsale del neofita, giacché questa zona anatomica ospita il midollo spinale e rappresenta il canale ove fluisce la potenza vitale dell’uomo.

Quest’ultima si rifà al passato, alla Tradizione Indù che la simbolizza con quel serpente del Kundalini che si nasconde nella zona adiacente alle ghiandole sessuali. Tale potenza deve essere risvegliata affinché possa dirigersi prima verso i centri di percezione sensoriali, per ridestarli, per poi giungere al cervello. Sì, al cervello, perché è lì che la potenza vitale spalanca all’uomo le porte che lo dividono dalla Conoscenza Divina.

Si dice anche che i cavalieri siano in possesso di un testo ebraico segreto e che siano alla ricerca della cosa più santa della cristianità, ossia, il sacro Graal, il vaso ermetico, il calice che ospita il sangue di Cristo inchiodato alla croce, giacché ne detengono il mistero. C’è anche chi, spingendosi oltre, ritiene che i Templari siano a conoscenza della Tradizione primordiale e siano depositari sia dei segreti dell’Arca dell’Alleanza che di quelli dei costruttori.

Alcuni ritengono che i filosofi arabi e le confraternite esoteriche orientali, oltre ad influenzare noi cavalieri del tempio, ci trasmettano principi dottrinali caratteristici dell’esoterismo orientale.
Si dice, inoltre, che io sia allievo della Gnosi Cristiana e del Sufismo Islamico e che, mediante questa istruzione, voglia riportare alla luce il segreto delle origini e del divenire dell’uomo. In tanti ritengono, infatti, che io sia depositario e continuatore di un profondo mistero, che creda che il verbo curi il verbo e che il soffio dell’energia universale ci trasmetta la vita.

Perdonatemi, ma prima di lasciarvi devo dirvi che questo non posso né confermarlo né tampoco smentirlo.

Pulcinella – Caro Fabio, diletti amici, comprendendo la volontà di mantenere il riserbo sui segreti, sui misteri che riguardano l’Ordine Templare, e ringrazio il cavalier Hugo de Paganis per la sua disponibilità.

Tenendo conto che la Conoscenza rappresenta una grande arte, che i sublimi misteri, sono tuttora suggellati in un “segreto” impenetrabile e che svelarli potrebbe essere pericoloso, comprendiamo il cavaliere per la sua volontà di mantener il massimo riserbo.

Penso che il segreto, forse alchemico, celato dal cavaliere e dai suoi commilitoni, debba essere necessariamente impenetrabile giacché, già in precedenza, induce un noto alchimista, filosofo e fisico a dire:

“La nostra causa è un segreto velato in un segreto, il segreto di qualcosa che rimane velato, un segreto che solo un altro segreto può insegnare: è un segreto su un segreto che si appaga di un segreto”.

Cari miei, credo sia ragionevole ritenere che i templari siano alchimisti, giacché, l’art. 19 del Documento di Amburgo, quello di cui ci parla Theodor Mertzdorff, nel 1877, recita:

“È fatto divieto, nelle commende, in cui tutti i fratelli non sono degli eletti o dei consolati, di lavorare alcune materie mediante la scienza filosofale, e quindi di trasmutare i metalli vili in oro o in argento. Ciò sarà intrapreso soltanto in luoghi nascosti e in segreto”.

Templare

Fabio – cari amici, diletto Pulcinella, anch’io credo che i monaci guerrieri siano dediti all’alchimia e all’ermetismo.

Pulcinella – Fabio, concordo con lei e colgo l’occasione per salutare lei e chi legge.

Giandomenico Tiepolo, La partenza di Pulcinella, 1797, affresco. Ca' Rezzonico, Venezia

Autore Domenico Esposito

Domenico Esposito, nato ad Acerra (NA) il 13/10/1958, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali, Master in Ingegneria della Sicurezza Prevenzione e Protezione dai Rischi, Master in Scienze Ambientali, Corso di Specializzazione in Prevenzione Incendi. Pensionato Aeronautica Militare Italiana.