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Pulcinella, Bruno, Kremmerz, Da’ath: infiniti mondi e fisica quantistica

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Pulcinella


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Cari amici, ringraziandovi per la tolleranza che dimostrate, per la pazienza che avete mentre aspettate la pubblicazione del successivo articolo e per la voglia di leggermi, vi racconto del mio viaggio in quel di Portici, alle falde dell’irto Vesuvio, sulla spiaggia della città natale di Ciro Formisano perché è lì che sembri si rechi quotidianamente.

Dovete sapere che ogni giorno, dopo pranzo, sempre alla stessa ora, quel signore con pantalone camicia e cappello a paglietta bianchi, giacca nera e il volto adornato da baffi look Chevron, si reca in riva al mare, si siede su di una sedia pieghevole e, per oltre un paio d’ore, rivolge lo sguardo verso l’orizzonte marino, senza mai voltarsi. Intrigato da quella presenza e desideroso di restare nell’anonimato, faccio finta di scrivere, con una matita rossa, su di un moleskine, un quaderno nero da intellettuale.

Ciro Formisano

Vestendo i panni del Platone della Magna Grecia sulla spiaggia, ogni tanto lo guardo e penso che Ciro sia come una stella che guarda il mare, la sintesi tra le forze celesti e quelle terrestri, tra le radici d’ordine trascendente e quelle della natura, chi adatti al piano umano le verità divine.

Rendendosi conto del mio interesse, mi chiede di avvicinarmi e, con fare molto garbato, mi spiega che è lì a fissare il mare perché, così facendo, riesce a pensare a Platone, a Pitagora, all’Iniziazione e realizzazione spirituale della Scola Italica e a quel simbolismo alchemico capace di riportare l’uomo al suo principio essenziale.

Guardando l’orizzonte, è capace di pensare e penetrare in quel procedimento fondato su tre specifiche fasi: l’Opera al Nero, l’Opera al Bianco e l’Opera al Rosso. Mediante l’Opera al Nero, l’alchimista discende agli inferi, nella materia, per comprendere la sua parte nascosta, per fecondare se stesso e ri-nascere a nuova vita. Attraverso l’Opera Bianco, l’alchimista, man mano che procede nel processo di purificazione, nella sublimazione cosmica dei suoi istinti, percepisce le qualità della materia nella loro luminosità sottile e inizia a identificarsi con la luce divina, ossia, con il mentale cosmico. Nell’Opera al Rosso, l’alchimista s’identifica sempre di più con la luce divina e rimuove dalla sua bisaccia ogni traccia dell’Io.

A questo punto, quest’uomo molto distinto e dall’aria così intellettuale, mi domanda se la mia città di origine sia Acerra. La mia risposta è per lui inaspettata, poiché gli dico che provengo dal mondo dell’immaginazione e che sono uno spirito che sta facendo esperienza in questo corpo umano. Uno spirito che non muore mai perché rappresenta l’anima del popolo partenopeo. Un’anima che indossa una maschera conosciuta come “‘a meza sola” e copre il capo con il cappello a “pan di zucchero”, definito anche “‘o cuppulone”. Uno spirito che, nonostante la maschera, riesce a mimare ogni emozione e stato d’animo.

Ascoltando queste parole Ciro Formisano dichiara che sebbene stia aspettando il suo discepolo, il già noto Fabio Da’ath, per parlare del filosofo nolano, gradisce intrattenersi con il famoso Pulcinella. Rallegrato da tanta stima, replico che anche Pulcinella è felice di aspettare con lui “L’ora che, ‘a cielo, se né trase ‘o sole”.

Con mio sommo piacere, ecco che ci raggiunge il buon Fabio, saluta entrambi con grande affetto e, osservando lo sguardo del maestro, conferma che il suo viaggio a Portici è motivato dalla necessità di condividere con lui alcune riflessioni riguardanti Giordano Bruno, la sua cosmologia e la quantistica, poiché di questa, in un certo senso, il nolano è antesignano.

Fabio chiede al maestro se può esternare una sua personale riflessione e, dopo il suo immediato consenso, afferma che concorda pienamente con il nolano quando questi afferma che l’universo è infinito giacché è la manifestazione del Dio Infinito e chiosa che Bruno abbia tratto quest’idea dalla tradizione ermetica.

Tenendo conto dell’ordine e dell’armonia che regna nel Cosmo, appare plausibile affermare che tutto nell’Universo sia da considerarsi parte di un campo intelligente, di energia che riunisce le cose e che il Creatore lo determini e che quest’ultimo sia intelligenza cosmica e anima del mondo.

Nel manifestare una consistente coerenza aggiunge che, studiando il pensiero magico – filosofico del nolano, si evince che l’uomo non sia il suo corpo e nemmeno la sua anima di Luce e che il corpo sia semplicemente il mezzo atto a manifestare l’anima e la Luce dell’UNO.

Un mezzo o veicolo che, dopo il compimento del viaggio terreno, si abbandona per spostarsi in altre dimensioni, giacché la vita è eterna. La vita sulla terra acquisisce la forma di energia fisica, dopodiché esce dal corpo e vive in altre dimensioni. È quindi evidente che siamo composti di energia e vibrazioni ospitate dal corpo fisico.

Percependo il senso delle sue parole, riflettendoci su per un solo istante e tenendo presente che l’energia dello stato fisico fa parte del tutto in cui è immerso l’uomo, spontaneamente osservo che la sua teoria sembra confluire, in modo consistente, in quella che enuncia Bruno:

Il tutto è nell’Uno e l’Uno è nel tutto.

Fabio, concordando con me, riprende la parola e sottolinea che l’immagine è composta di luce ordinaria ed è paragonabile ad un messaggio della materia luminosa. Spiega quindi la differenza tra la materia oscura e quella luminosa. La prima corrisponde al 90% del totale, permea ogni cosa, non è osservabile da alcuno strumento, può essere all’interno di ogni corpo, non ha alcun confine, è percepibile ma non visibile dall’uomo e consiste nelle emozioni e nell’amore. La seconda, invece, coincide con il restante 10%, ed è osservabile. Conclude rimarcando che, oltre all’immagine che rappresenta la vita, ciò che rende un corpo vivido sono le vibrazioni, le emozioni, le funzioni e il ritmo legato al corpo.

L’uomo, nel momento in cui si libera dai vincoli fisici, dagli atomi, si trasforma in corpo sostanziale, ossia, in vera luce che si inserisce in un ologramma che va oltre lo spazio – tempo osservato, in un luogo in cui tutte le cose hanno inizio, un regno composto di pura energia che semplicemente “esiste” e che crea la realtà quantica. Un regno, quindi, che è parte integrante dell’Universo, un campo intelligente di energia che riunisce le cose.

Quando Fabio ha terminato questo concetto scorgiamo un frate che proviene dall’entroterra campano. Come ogni tramonto porta la promessa di una nuova alba, così lui viene per portarci il seme della sua conoscenza e verità. Osservando poi i suoi occhi, che sembrano fonti nelle cui acque chete e serene si specchia il cielo infinito, l’emozione, oltre a circuire il maestro, causa in me e in Fabio intensi brividi.

Giordano Bruno

Il frate, con gli occhi che sembrano ospitare bianche colombe, che manifestano profonda verità e saggezza, ci saluta con uno straordinario garbo. “Bell’e bbuono” accade una cosa strana, “chjànu chjànu, doce doce”, il nolano mi mette una mano sulla spalla e, come d’incanto, senza rendermene conto, dalla mia bocca fuoriesce un fiume di parole come olio profumato che scende sulla barba di Aronne. Parole atte a formulare ciò che in tanti denominano filosofia bruniana ma che alcuni definiscono, invece, percezione bruniana.

Quando Giordano Bruno afferma che

un’unica vera Luce illumina il tutto e un unico vero Sole lo rende vivo

parla di una forza che è alla base della Manifestazione. Mediante tutte le sue opere, si dimostra un impeccabile precursore, infatti, teorizza e denomina Forza, quell’energia che la fisica definisce Luce pesante. Un’energia che sembra essere un ologramma oltre lo spazio – tempo osservato.

La Luce pesante, anticipata dal filosofo, non sembra essere altro che una forza sensibile, invisibile e capace di creare immagini straordinarie. Questa luce è fondamentale per l’uomo perché è la sintesi del Campo Debole e di quello Elettromagnetico. Il Campo Debole è presente sia nel nucleo atomico dell’uomo, dove si manifesta come campo emozionale, che in tutte le stelle, di cui gestisce la fusione nucleare.

L’uovo di Colombo consiste nel mistero per il quale il Campo Debole congiunge l’uomo e le stelle e non sembra essere altro che un insieme di ritmi che in tempo reale collegano immediatamente il corpo umano, i pianeti e le stelle dell’intero universo.

Ascoltando le mie parole, Fabio chiede il permesso d’interrompere perché desidera dire che, a questo punto, è il caso di tirare in ballo Pitagora, che afferma che tutto è geometria e musica. La luce definisce le forme, ossia, la geometria, mentre il campo debole sembra essere alla base della musica, ossia, del ritmo dei corpi.

Rendendomi conto che il maestro annuisce soddisfatto per quanto detto da Fabio e tenendo presente ciò che teorizza Pitagora, riprendo la parola per dire che l’armonia è legata alla psiche, alle emozioni, ai sentimenti, alle funzioni e agli stati emotivi. Vien da sé, quindi, che il gioco cosmico dell’uomo sia focalizzato sia sulla psiche che sulle emozioni e che il segreto per comprenderlo consista nella materia.

Giordano Bruno rende ben comprensibile la sua metafisica, quando teorizza che

La natura è governata da una profonda armonia, invisibili linee che collegano le piccole cose della terra, come per esempio il potere degli uomini, agli astri, agli infiniti mondi che ancora non conosciamo.

Il monaco ha l’enorme merito di anticipare concetti veramente innovativi. Infatti, mentre immagina invisibili linee che collegano la terra agli altri mondi, i fisici odierni teorizzano un nucleo atomico composto di buchi neri e bianchi, una teoria delle stringhe o del tutto, in cui la materia è un terminale video di cavi sottilissimi, microscopici e imperscrutabili per l’occhio umano, che vanno nel tempo anziché nello spazio, che si dirigono verso energie più alte.

Se l’uomo è in grado di percepire l’esistenza della forza nucleare debole, dell’energia vitale, di cui parla il frate, riesce a collegarsi con gli infiniti mondi, con i vari mondi materiali, già connessi tra loro. Possiamo considerarlo degno erede di Ermete Trismegisto, mediante l’arte della memoria e considerando che l’essere umano è immortale, teorizza che l’uomo, previa visita alla terra interiore e dopo un dato percorso, è destinato ad un mondo migliore. Concordo pienamente con Bruno quando afferma che l’Universo è un essere organico che contiene infiniti mondi, che l’origine dell’uomo consiste in questi ultimi e che il futuro dell’essere umano consiste in un altro mondo.

In altre parole, egli vuol farci intendere che alla caduta dell’uomo, alla solidificazione della sostanza, realizzate mediante la transizione di fase, susseguano la risalita, il processo alchemico della materia nucleare, la Resurrezione di cui parlano i Vangeli. Il grande mistero della fisica organica risiede nella materia, nella relazione tra questa e la vita. §Non esiste una divisione tra materia e spirito, anzi, il loro rapporto si basa su di una forza, definibile messaggio intelligente, individuabile nell’amore, che unisce il microcosmo umano con il macrocosmo e che è presente in entrambi.

Giordano Bruno

Ascoltando il fiume di parole pronunciate dal nolano mediante la mia bocca, il maestro, soddisfatto per l’ascolto, mette una mano sulla mia spalla, saluta e ringrazia cordialmente Giordano Bruno giacché questi deve lasciarci e inizia a rappresentarci il suo pensiero. Formisano, resosi conto della nostra profonda attenzione, aggiunge che esiste il luogo di cui parla Fabio, che è composto di energia pura, e che l’uomo, per gestirne la parte che lo riguarda, ha bisogno di comprenderlo e di essere architetto di se stesso.

I concetti teorizzati da Bruno, i traguardi raggiunti dalla fisica quantistica dimostrano, al di là di ogni ragionevole dubbio, che esiste un campo intelligente di energia che unisce le cose, che questo consista nella Matrix Divina inalterata e che la consapevolezza sia il mezzo per penetrare in questo regno.

Osservando la mia mimica, percependo le mie perplessità, Ciro, con aria benevola spiega che la Matrix Divina non è altro che il contenitore dell’universo, il ponte che unisce le cose, lo specchio che ci mostra ciò che abbiamo creato. La Matrice Originaria è composta di un corpo energetico che racchiude le informazioni necessarie affinché si manifesti un corpo fisico in equilibrio energetico.

Mi guarda fisso negli occhi asserendo che la riconnessione alla Matrice Originaria consta nel ricollegamento al campo energetico creato per manifestare l’anima mediante la materia e che la Matrix Divina sembra essere ciò che la fisica quantistica definisce campo quantico o delle possibilità.

Questo campo è relativo ad un insieme di possibilità atte a generare la realtà. Per essere più chiaro, precisa che l’uomo vive nella dimensione del mondo delle forme, dei sensi o psico-materiale, in altre parole, nella dimensione soggetta allo spazio tempo in cui lo scorrere di quest’ultimo procede dall’ordine verso il caos.

Per chiarire maggiormente il concetto, il maestro aggiunge che la Matrix è l’origine e il mondo delle forme l’effetto. L’origine è unica mentre gli effetti possono essere infiniti perché il numero delle possibilità è legato al mondo delle forme e al concetto di spazio tempo.

La Matrix Divina dimora nella sede della coscienza dell’uomo e in quella dell’energia. Esiste un mondo delle possibilità e uno delle realizzazioni di queste. Nell’ambito, poi, delle possibilità, la coscienza unisce quelle potenziali e quelle percepite. Indirizzando la coscienza si può canalizzare la percezione, giacché è la coscienza che garantisce la percezione.

L’uomo. poiché vive nel mondo delle forme, oltre a poter gestire l’immagine e il relativo riflesso, può costruire la realtà che vuole sperimentare, incanalando la coscienza, indirizzando gli stati emozionali e attingendo dal campo quantico delle possibilità.
In altre parole, imparando a indirizzare la coscienza si possono avere dei frammenti, si può giungere a quell’illuminazione esoterica che consente di percepire i mondi superiori, che permette di vedere ciò che è al di fuori dello spazio e del tempo e ciò che è al di là del velo dell’illusione.

Vedere al di là del velo significa portare la realtà al di fuori del mondo spazio temporale, giacché tutto ciò che afferisce alla sfera spazio – tempo appare illusorio e destinato a terminare, mentre la crescita spirituale, l’evoluzione interiore, si prospettano durature nel tempo e permettono di esplorare frammenti della matrice originaria presente nell’essere umano.

Gestendo gli stati di coscienza si riesce a portare alla luce le percezioni che altrimenti sarebbero destinate a sopire nello stato subliminale, nell’alveo del non percepito. Conclude affermando che questo è il viatico che permette di accedere a ciò che ci lascia andare oltre l’illusione del mondo fisico o delle forme, che consente di raggiungere uno stato di equilibrio e di maggiore consapevolezza, che concede la realizzazione di nuove realtà, scevre dall’illusione e dalle apparenze.

Cari amici credetemi, ascoltare le parole del maestro è cosi bello ed emozionante che invece di farlo apparire nelle fattezze fisiche che tutti conoscono, lo fanno sembrare ‘o cielo, ‘o cielo ca scenne, mentre Fabio ed io sembriamo ‘a terra ca saglie.

Superato l’impasse emozionale, accertatomi che Fabio continui a riflettere sia sulle parole del maestro che del Nolano, pronunciate mediante la mia bocca, chiedo a Giuliano Kremmerz se sia giusto affermare che l’uomo sia parte integrante di un’infinita rete invisibile, di una griglia che collega finemente e invisibilmente sia ogni esistenza che ogni cosa creata. Una griglia in cui Tutto è Uno e Uno è Tutto; nella quale ogni cosa ha un senso preciso, matematico e sincronizzato, giustamente definita Matrix Divina o Originale.

Gli chiedo ancora se ritenga che questa Matrice, sia l’Essenza Divina di tutte le cose, l’Anima del Mondo, lo Spirito ideante, la Geometria Sacra dell’Universo e l’Energia perennemente vibrante che reagisce alle onde emesse dai pensieri, dalle emozioni e dal mondo interiore dell’uomo e che allo stesso tempo si palesa nella realtà sensibile.

Se le parole, i pensieri e le emozioni, generate nella mente dell’uomo, producono un segnale emanato all’Universo e proiettato in quella Matrice che, a sua volta riflettendolo, lo fa apparire come realtà tangibile.

Fabio compiaciuto per questi ultimi concetti, accertatosi che il maestro non ha nulla da aggiungere ma che anzi attende di conoscere il pensiero del suo discepolo afferma che, in verità, l’uomo dovrebbe abituarsi a percepire una sola ed inequivocabile realtà, anziché due distinte. In altre parole, non dovrebbe compenetrarsi in quella insita nell’uomo e in quella esterna.

Paradossalmente, per far ciò, sembra necessario dar luogo a un distinguo, riflettere sul fatto che ciò che l’uomo percepisce dall’esterno, dal mondo materiale, gli giunge come informazione che è catturata dai sensi, è impressa nel cervello ed è lasciata lì per l’elaborazione.

Rivolgendosi a noi due, ci chiede se conveniamo con lui, se alla sua stessa stregua riteniamo che il risultato finale dell’elaborazione debba essere inteso come “realtà relativa” anziché “assoluta”. Ci chiede se anche noi riteniamo che i concetti di “realtà relativa” e “assoluta” siano fondamentali, giacché aiutano a comprendere. Distinguendo e caratterizzando i due concetti, si crea quel perfetto equilibrio tra le percezioni esterne e le sensazioni interne, che aiuta a vivere l’armonia e la serenità.

Fabio sembra un fiume in piena senz’altro argine, infatti, non percependo il nostro consenso, per rendere più comprensibile il concetto di assoluto e di relativo, esemplifica dicendo che se un individuo non mangia da molte ore e prova un forte desiderio di mangiare, essendo affamato, è sottoposto a un imponente disagio, con il perdurare del quale la sensazione di autentica fame prende il sopravvento. L’individuo pensa continuamente al cibo e ogni singolo pensiero, ogni azione è rivolta a placare l’inquietudine, a colmare il desiderio di assecondare il bisogno fisiologico di nutrimento.

Nel caso in cui all’essere umano sia servito un coniglio in casseruola, molto probabilmente, mangerà con voracità e così facendo sazierà la fame. Se l’uomo dopo scopre che l’animale mangiato non sia di quelli di cui, in genere, si usa cibarsi, ci resterà male e probabilmente proverà disgusto. Fabio, continuando, ci spiega come questo esempio aiuti a comprendere che in virtù della “realtà relativa”, l’individuo mangi il coniglio in casseruola, mentre in forza di quella “assoluta”, la persona si sfami.

Fabio, con uno sguardo che sembra illuminare l’ambiente circostante, afferma che l’uomo non debba infierire sulla realtà che percepisce, bensì, abbia l’obbligo di riferirsi e trarre insegnamento dalla Matrice della realtà, dal Mondo delle cause.

Notando il nostro interesse, Fabio, rinascendo nei nostri occhi, rincara la dose e prosegue dicendo che il Creatore dei Mondi, grazie all’amore infinito, stabilisce che le Sue Creature siano, in qualche modo, Creatrici delle proprie realtà. Stabilisce che ognuna sia costantemente impegnata nel creare se stessa, nel decidere chi essere e cosa essere, mediante scelte di natura individuale. Scrutando attentamente i nostri volti, ci riferisce che la decisione del soggetto crea ciò che accade, lo caratterizza come semplice avvenimento e lo ricollega al modo in cui lo percepisce.

Alla luce di quanto detto sembra che esista una sola, ma allo stesso tempo, infinita realtà, ovvero, l’Universo (verso – l’uno). Appare necessario che l’uomo si ricolleghi al Mondo delle cause, che si ricongiunga all’Unita, alla Matrice, ossia, all’Origine.

Precisa, inoltre, che l’uomo, pur tenendo presente che per giungere in un determinato punto dello spazio esistano tantissimi modi, svariate rotte e una serie infinita di possibilità, è necessario che comprenda che il tutto si compie solo quando si raggiunge l’Origine. Nel momento in cui si giunge in quel punto preciso, si comprende il tutto stesso…

Fabio, rivolgendo di nuovo lo sguardo verso noi due, chiosa dicendo che il viaggio, il mezzo e la rotta sono parte integrante della “realtà relativa”, mentre “la realtà assoluta” consiste nel punto specifico, nell’origine, nel nucleo centrale. L’individuo, comprendendo quest’’unica realtà, diventa partecipe di qualcosa d’indescrivibile, da semplice Creatura diviene cosa Unica sia con la Creazione che con il Creatore.

Ascoltati questi concetti il maestro, manifestando grosso rammarico, dice che ‘a iurnata è nu muorze e che ha impegni tali da non poter continuare a gioire della nostra presenza, quindi elargendoci un ampio e sincero sorriso, a noi graditissimo, dice ca Maria v’accumpagna, ci lascia e si dirige verso casa.

Cari lettori, dopo momenti cosi belli ed emozionanti sia Fabio che io decidiamo di tornarcene alle nostre dimore. Invitato da Fabio a ritornare a casa con il suo mezzo di trasporto, accetto volentieri ma sono dispiaciuto sia perché lasciando quel luogo nun se sente cchiu l’addore ‘e mare, sia perché tengo ‘a guerra dint’e mmane pronto ‘a cumbattere ‘o virus ca ce vo nfetta.

Giandomenico Tiepolo, La partenza di Pulcinella, 1797, affresco. Ca' Rezzonico, Venezia

Autore Domenico Esposito

Domenico Esposito, nato ad Acerra (NA) il 13/10/1958, laureato in Scienze Organizzative e Gestionali, Master in Ingegneria della Sicurezza Prevenzione e Protezione dai Rischi, Master in Scienze Ambientali, Corso di Specializzazione in Prevenzione Incendi. Pensionato Aeronautica Militare Italiana.