Questo è ciò che viene fuori dalla sentenza del processo escort tenutosi a Bari, in cui sono imputati Gianpaolo Tarantini ed i suoi soci, tra cui l’Ape Regina, Sabina Beganovic, in arte Began, chiamata anche la ” Tarantini in gonnella”.
Era infatti, lei insieme a Tarantini, a reclutare le ragazze da far partecipare alle “cene” a casa del Cavaliere, cene che, come afferma il giudice, nascondevano una fiorente attività di esercizio della prostituzione. Le ragazze venivano scelte con attenzione, stando attenti non solo alla presenza fisica, ma anche alla loro capacità di mantenere l’assoluta riservatezza sulle scabrose situazioni cui erano chiamate a partecipare.
Il giudice Marrone, nelle 130 pagine di sentenza, si rifà ad un preciso episodio, quello del 5 settembre 2008, che a suo giudizio costituisce l’esordio di Tarantini insieme alla Began, come principali organizzatori degli eventi. Sarebbe quella la “prima occasione in cui Tarantini su richiesta di Sabina Beganovic, ha reclutato ragazze, sessualmente disponibili, da portare presso la residenza romana dell’ex Cavaliere”.
Tutte queste cene si svolgevano in ambienti molto lussuosi, lontani dalle case chiuse del passato, come afferma il giudice; le ragazze sceglievano liberamente di partecipare al fine di ottenere utilità di vario genere, in particolare la strada spianata per il mondo dello spettacolo. Tra le ragazze reclutate però, bisogna fare una distinzione: ci sono quelle “facili” cioè disponibili a concede prestazioni sessuali e quelle, invece, che fungevano da cornice,considerate ragazze immagine.
Il giudice inoltre, nella sentenza, sostiene che il Cavaliere non era all’oscuro del reale ruolo svolto dalle ragazze, quindi dal giro di prostituzione che girava intorno alle cene organizzate, al contrario di ciò che invece hanno sempre sostenuto i suoi legali.
Monica De Lucia
Autore Monica De Lucia
Monica De Lucia, giornalista pubblicista, laureata in Scienze filosofiche presso l'Università "Federico II" di Napoli.