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Presidente Toscana su anniversario strage dei Georgofili

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Enrico Rossi


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‘Mai abbassare l’attenzione contro la criminalità organizzata’

Riceviamo e pubblichiamo da Agenzia Toscana Notizie.

Un invito a non abbassare la guardia. È quello che rivolge il Presidente della Toscana Enrico Rossi nella maratona online iniziata stamani, 26 maggio, per commemorare la strage dei Georgofili che ventisette anni fa portò morte e distruzione a Firenze.

Cinque persone persero la vita, altre quarantuno rimasero ferite. Ventisette anni sono passati. La criminalità ha cambiato nel frattempo grammatica. Ha imparato a mimetizzarsi, ad agire sotto traccia.

Avverte Rossi:

Ma il potere delle organizzazioni criminali non è finito. Tutt’altro, purtroppo: esso è presente ormai stabilmente anche nei nostri territori, come ci mostrano i rapporti annuali elaborati da tre anni, su nostra richiesta, dalla Scuola Normale sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione.

E l’epidemia che l’Italia ha dovuto affrontare e le ripercussioni economiche che il lockdown prolungato ha prodotto amplificano il rischio.

Spiega il Presidente:

Approfittando proprio delle difficoltà economiche degli operatori la mafia e le organizzazioni criminali possano infatti oggi trovare nuove occasioni per espandersi.

Non di meno dobbiamo vigilare sulla situazione dei penitenziari che ha portato durante la crisi sanitaria alla scarcerazione di alcuni capi mafia, rispetto a cui giustamente ha richiamato l’attenzione l’Associazione delle vittime.

Per Rossi la memoria delle stragi e la ricorrenza dunque anche dei Georgofili deve essere l’occasione per recuperare i principi fondanti della nostra convivenza: un monito a rinnovare l’impegno contro tutte quelle organizzazioni mafiose

che mettono in discussione la vita civile, la democrazia, la fiducia dei cittadini nello Stato e nelle istituzioni

e riprendere la strada

anche quando questa sembra smarrirsi.

E di fronte alle strategie di queste organizzazioni la prima arma è la consapevolezza, la costruzione di una cultura delle istituzioni, di una cultura autenticamente democratica e ispirata ai principi di legalità. La sola azione repressiva, pur fondamentale e necessaria, infatti non basta da solo.

Lo strumento principale per contrastare la criminalità organizzata sta nelle mani della politica democratica e nella partecipazione collettiva.

La bussola resta quella della Costituzione, dei principi della nostra Repubblica a cui ancora una volta dobbiamo tornare.