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Presidente OdG Verna scrive su Feltri a Sindaco di Napoli de Magistris

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Luigi de Magistris e Carlo Verna


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‘Posso solo chiedere scusa a mio nome e a quello della stragrande maggioranza dei colleghi’

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa del Comune di Napoli.

Il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha ricevuto oggi, 21 aprile, dal Presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti Carlo Verna una lettera indirizzata anche come promotore dello sportello ‘Difendi la Città’ e per la pubblicazione sul sito istituzionale della Città riguardante quella che il vertice dei giornalisti definisce

una situazione giorno dopo giorno più incresciosa.

La lettera di Verna riguarda le ultime dichiarazioni pubbliche di Vittorio Feltri che hanno portato il vertice dei giornalisti italiani a scrivere:

Posso solo chiedere scusa a mio nome e a quello della stragrande maggioranza di colleghi che hanno lo stesso tesserino di Feltri per il reiterato atteggiamento di vacua ostilità.
Lo trovo indegno ma mi adeguo e amo Milano come Napoli di cui sono sempre rimasto orgoglioso cittadino.

Piena condivisione è stata espressa dal primo cittadino che ha anche chiesto a Flavia Sorrentino, che segue per conto dell’Amministrazione comunale lo sportello richiamato da Verna, di seguire l’ennesima sconcertante vicenda del direttore di Libero.

Ecco la lettera che il Presidente Verna ha inviato al Sindaco de Magistris:

Ill.mo Sindaco,
avendo Lei anche promosso lo sportello ‘Difendi la città’, sento il bisogno nella duplice qualità di concittadino e di rappresentante di tutti i giornalisti italiani di inviarLe nella Sua qualità e per il sito istituzionale, le righe che seguono, anche per inquadrare una situazione giorno dopo giorno più incresciosa.

Lo spirito di Bellavista e il rumore di Feltri
Sono nato in uno storico palazzo nel cuore di Napoli in via Foria dove Luciano De Crescenzo girò diverse scene del suo famoso ‘Così parlò Bellavista’.
In quell’edificio dove campeggia uno stemma in cui si legge “numquam retrorsum”, “giammai indietreggeremo”, non ci sono ascensori. Ma il Professore ne simulò scenograficamente l’esistenza per una scena sublime.

La coesistenza obbligata nel buio e nel silenzio del napoletano e del milanese (interpretato dall’impareggiabile attore meneghino Renato Scarpa) che si guardavano con sospetto e che all’improvviso incontrandosi scoprirono reciprocamente un filo umano che li univa molto più resistente degli stereotipi divisivi, facendo scoccare la scintilla dell’amicizia.
Un sentimento che deve estendersi in questi giorni di una prova difficilissima.

Napoli è Milano, Milano è Napoli, Italia, Europa,nonostante le spine, mondo, umanità. Quei tanti morti lombardi per lo spirito di Bellavista sono i nostri morti. De Crescenzo è stato Napoli, Feltri non è Milano, non lasciamoci trascinare fuori da quell’ascensore. Se non si sale si scende così come Papa Francesco sottolinea che chi non progredisce regredisce.

Perché scrivo, perché me ne occupo a costo di apparire sdolcinato? Cambio subito tono, assumendo le vesti di Presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, che si ritrova tra gli iscritti questo nome noto anche per la sua capacità di essere urticante in passato pure in maniera brillante, ma negli ultimi tempi fuori dalle righe e meritevole di ampie reprimende come seminatore d’odio. In tanti scrivono per sollecitare di metterlo fuori della nostra comunità professionale. Si può fare attraverso un regolare procedimento guidato da un autonomo consiglio di disciplina.

È competente quello del luogo dove il giornalista è iscritto, ovvero nel caso specifico quello della Lombardia, che naturalmente deve essere attento sempre nelle sue pronunce alle libertà garantite dall’art. 21 della Costituzione, anche se sottolineo il principio di non discriminazione insito nell’art.3 noto per sancire l’uguaglianza, e ai giuristi indicherei la strada della valutazione della cosiddetta legge Mancino. È lo stato diritto che dal 2012 ha voluto la separazione dei poteri anche nell’ambito degli ordini professionali. Con chi giudica nessuno può interferire. Sarebbe come chiedere conto a un Presidente del consiglio dell’azione, dell’omissione o della fondatezza della pronuncia di un magistrato. Non si può fare.

Posso solo chiedere scusa a mio nome e a quello della stragrande maggioranza di colleghi che hanno lo stesso tesserino di Feltri per il reiterato atteggiamento di vacua ostilità.
Lo trovo indegno ma mi adeguo e amo Milano come Napoli di cui sono sempre rimasto orgoglioso cittadino.

Con Luciano e Renato accendiamo le due candeline nel silenzio dell’ascensore, come nel film, distanti dal rumore fastidioso di Vittorio.
Carlo Verna