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Presenza e Presenzialismo

Disegno Leonardo



Nel passato, lo spirito dell’uomo ha fatto rinascere ciclicamente favole che hanno creato quasi tutta la bellezza che oggi adorna la nostra vita, alla quale siamo così assuefatti da essere talvolta indifferenti.

Ma lontana nel tempo è la favola, lontani gli spiriti umani le cui idee furono capaci di muovere il mondo, fermando persino i sette cieli: la parola, la sorgente della conoscenza basata sull’uomo, è come spenta dal clamore e dalla grande dovizia di creazioni che la nostra società ci presenta ogni giorno, ogni ora, con assidua ed inesorabile costanza.

Tutto sembra fatto per il benessere dell’uomo e, in verità, il livello materiale dell’umana specie si è elevato, ma non altrettanto hanno fatto l’autocoscienza e la capacità di costruire il futuro, non semplicemente edificato per soddisfare i basilari bisogni umani, bensì per conferire quella consapevolezza di sé che, da sola, può essere il giusto viatico della nostra esistenza, è in moto verso l’ignoto. Impariamo a costruire il futuro rispettando il passato e cogliendo l’impalpabile essenza del presente senza che l’animo si perda negli abissi del nulla, dell’oblio.

Gran parte dei nostri progressi, delle nostre scienze, derivano da un sempre più approfondito studio della natura, dimentichi della natura naturans; la prima, interrogata con sapienza, rivela spesso le proprie arcane e misteriose leggi, trasferendole nel razionale.

Il confine di ciò che definiamo razionale si sposta sempre più lontano dal nostro quotidiano, tanto da far affiorare una dicotomia fra natura e uomo, macrocosmo e microcosmo. Pochi riescono ancora a percepire l’unità della trinità divina e della trinità naturale e quei pochi sanno perfettamente di non poter trasferire la propria saggezza.

La scienza e la coscienza di sé, nella loro visione unitaria, sembrano essere divenute retaggio di una ristretta aristocrazia che, isolata nella sua monade sapienziale, pare non curarsi del resto dell’umanità.

E quest’ultima, forse mai come in questa era, persegue scopi ed insegue sogni che hanno profonde radici solo nel mondo della materia: le conoscenze superiori, anche quelle che derivano dagli sviluppi acquisiti della scienza, hanno interesse esclusivamente per le loro ricadute tecnologiche e pratiche, per il loro impatto nella vita che è solo dell’oggi.

Convitato di pietra di questo fervore e progresso è l’uomo, con il suo spirito, con la sua anima immortale, che poco necessita di tutte quelle materialità che ci vengono messe a disposizione dalla vita odierna. Eppure, per chi sa, l’essenza vitale umana, nella sua Unità e unicità, è uno specchio fedele dell’Uno, dell’Universo e delle sue leggi, e si materializza attraverso tutto quello che noi conosciamo, questo mondo nel quale viviamo, il nostro passato, il nostro futuro, la specificità dell’essere, di ciascuno e di tutti.

È certamente vero che in precedenza gli umanisti, partendo dal sentimento più umanamente divino, l’Amore, hanno saputo ritrovare le chiavi per costruire un mondo con al proprio centro l’individuo. Questo principio fondamentale resta vero, anzi ancora più vero, perché il cammino della razionalità ha reso assiomatici molti concetti che un tempo erano semplicemente campo della fede.

Quale azione, quale voce, quale pensiero devono risorgere e diffondersi in questo mondo pragmatico affinché l’attenzione, la destinazione e la finalità di ogni e tutte le esistenze ritorni ad occuparsi dell’uomo e non solo della sua componente materiale?

Come possiamo conciliare e mantenere in sintonia una società che lascia ai propri margini, trascurati in un dorato oblio, nel dubbio e nell’incertezza tante giovani vite, che finiscono per perdersi nella paura del vivere?

Quale Amore può vincere l’innaturale violenza che è tornata a manifestarsi nei popoli e che va a utilizzare ed abusare gli strumenti più squallidi per esasperare principi di diversità e superiorità che credevamo estinti, che ci eravamo illusi di aver sepolto nella notte dei secoli, travolti dall’orrore per noi stessi e per le nostre azioni nefande?

Non ci sono chiare risposte a queste domande, viviamo in un mondo che è assordato da tante, da troppe voci che raccontano ognuna la propria verità. Nel clamore della vita il valore dell’uomo, l’eroismo delle donne sono entrambi schiacciati, trascurati, derisi: ed è una collettività prostrata quella che avanza divorando i propri figli, rinnegando i suoi valori e misurando tutto con quello “sterco del diavolo” che tanti iniziati hanno condannato.

Eppure, quando il buio è più fitto e la tempesta è più intensa si può scorgere anche la più tenue delle luci, che può guidare verso un approdo sicuro. Teniamo accesa la nostra fiamma, è per questo che non dobbiamo cessare di credere ed applicare i nostri valori fondanti; noi che abbiamo sempre avuto nel centro dell’universo la Vita, dobbiamo continuare, con la nostra costante e paziente opera di condivisione, rispondendo all’indifferenza con l’attenzione, all’avversione con la comprensione e all’offesa e all’odio con il principio che ha inspirato, sin dal Dolce stil novo e che l’umanesimo ha già privilegiato una volta: l’Amore.

Poca cosa è la luce che sappiamo e possiamo diffondere, una favilla nella notte, che, per alcuni, può fare la differenza fra la solitudine e la solidarietà, fra l’abbandono e la compagnia, fra la morte dell’anima e la vita.

Che le nostre non siano soltanto parole e poiché quelle dei saggi sono la materializzazione di ciò che può essere, impariamo a rendere possibile che la capacità di fare sia, portata, attraverso noi, in tutti i quattro punti cardinali dell’umanità: la nostra favilla di luce sia come una goccia della pioggia che, quando arriva, purifica, nutre e rinnova la terra, la vita, il creato.

Tutti noi viviamo di esempi e tale possa essere la nostra esistenza, anche se sappiamo che pochi comprenderanno perché noi siamo così, molti ci ostacoleranno, perché diversi da loro e solo alcuni sapranno cogliere, nelle nostre azioni, i segni del risorgere degli uomini, rigenerati nell’eterno ripetersi dei cicli cosmici e riportata alla primeva purezza.

Amiamo il prossimo con discrezione, ma con dedizione, riconosciamo negli altri la stessa dignità che sentiamo in noi, nel sole e nella luna, affinché tutto sia veramente come sopra così sotto e ognuno possa trovare nell’altro la sua stessa distinta e diversa identità.

Come un fiume esoterico, che prima scava in una natura carsica e poi riappare più volte nel corso della storia, siamo tornati a parlare di Amore ed è proprio quest’Amore che ci trasmette la facoltà di sottolineare, con forza, la differenza tra Presenza e Presenzialismo.

Autore Rosy Guastafierro

Rosy Guastafierro, giornalista pubblicista, esperta di economia e comunicazione, imprenditrice nel campo discografico e immobiliare, entra giovanissima nell'Ordine della Stella d'Oriente, nel Capitolo Mediterranean One di Napoli. Ha ricoperto le massime cariche a livello nazionale, compreso quello di Worthy Grand Matron del Gran Capitolo Italiano.

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