Versioni di leadership secondo Franco Vichi
Riceviamo e pubblichiamo da Agenzia Toscana Notizie.
Resiliente, contrastata, silenziosa, assertiva, conquistata con fatica e applicazione, smarrita per circostanze sfavorevoli, ritrovata con caparbia, sempre legata alle particolari qualità di chi la esercita.
Molte sono le forme che assume quella che oggi si chiama leadership, la capacità di essere un punto di riferimento per le persone nei settori più diversi, dalla politica all’imprenditoria, e tutte in qualche modo legate all’antico mito di Er raccontato da Platone, che ricorda le parole di Eraclito:
Il carattere crea il destino.
Un tratto della personalità, quindi, che emerge e si sviluppa fin da bambini e nessun trattato accademico o percorso di studi può plasmare senza una naturale predisposizione affinata e irrobustita dall’esperienza.
Questo è il senso racchiuso nelle pagine di ‘Un normale numero uno’, Pagliai Editore, di Franco Vichi, giornalista, dirigente d’azienda e amministratore pubblico, presentato nella Sala Pegaso di Palazzo Sacrati Strozzi a Firenze dall’autore assieme a Simona Innocenti, imprenditrice nel settore della moda e della pelletteria e dal sindaco di Vicchio Filippo Carlà Campa.
Sottolinea Vichi:
Il libro non è un ‘manuale di leadership’ e racconta in forma di romanzo le circostanze che fin da bambini, nei piccoli successi scolastici, costruiscono l’autostima e aiutano a formare i requisiti della persona in possesso della capacità di essere visto dagli altri come risolutore di problemi, figura attendibile, riferimento capace di decidere e affrontare situazioni complicate.
Non sono elementi scontati del carattere, che si conquistano una volta e durano per sempre, ma le basi sulle quali sperimentare modelli sempre nuovi e adattativi, adeguati agli ambienti ed alle circostanze nelle quali devono essere applicati e comunque riferiti al contesto umano dove devono essere messi in pratica.
Non esiste la vicenda di un singolo personaggio e dei suoi riconoscimenti umani o professionali senza le storie delle altre donne e degli altri uomini che costruiscono assieme a lui la sua storia di ‘numero uno’ e da questo punto di vista la leadership è una sorta di narrazione collettiva e non la descrizione di un ‘numero primo’, divisibile, o condivisibile solo da una persona o riferito esclusivamente a se stesso.
Il romanzo, proprio per questi motivi, racconta con la voce del suo immaginario protagonista anche storie di sconfitte, fallimenti, la capacità di superarli riflettendo su quello che non è andato come avrebbe dovuto e la volontà di rimettersi in gioco recuperando le cose perse per strada con la forza dell’esperienza.
Storie di sentimenti, lavoro, politica, descrizioni scacchistiche di inopinate ‘mosse del cavallo’, anticipazioni di nuove competenze da conquistare e racconti di un bambino che scopre di ‘potercela fare’ in una Toscana ancora in viaggio verso il futuro.