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Post fata resurgo: il motto della Fenice

Fenice


Il mito più resistente alla prova del tempo: Dio del sole per gli Egizi, Cristo che risorge per i cristiani

… ma vi è un unico uccello, che si rinnova e da sé si rigenera: gli Assiri lo chiamano Fenice; non di frumento né di erbe, bensì vive di lacrime di incenso e di stille di amomo.

Quand’esso ha compiuto cinque secoli di vita, con le unghie e con il puro rostro si costruisce un nido fra i rami di un leccio o nella sommità di una flessibile palma.

E non appena qui vi ha cosparso spighe di delicato nardo e trito cinnamomo e fulva mirra, sopra vi si adagia e fra gli aromi conclude il suo tempo.

Ma da qui, come si tramanda, dal corpo paterno nuovamente nasce una piccola Fenice, destinata a vivere altrettanti anni…

La leggenda narra che quando la Fenice si sentiva prossima alla morte, raccoglieva erbe aromatiche quali sandalo, mirto, mirra, cannella e si costruiva un grande nido a forma di uovo e qui si lasciava morire, arsa dalle sue stesse fiamme. Dalle sue ceneri nasceva un uovo, che il sole faceva schiudere in tre giorni, dando vita ad un nuovo uccello di fuoco, che volava via subito.

Il profondo significato esoterico della Pasqua, il “passaggio”, è il superamento della materia, l’evoluzione della coscienza, l’elevazione dello Spirito, attraverso l’acquisizione della più Alta Conoscenza, che si esprime, in maniera completa, attraverso il mito della Fenice.

Solo quando il “nero” diventerà “bianco” e gli elementi, sapientemente mescolati, sortiranno la magica “rubedo”, la trasmutazione alchemica sarà compiuta e nascerà l’Oro del primo mattino.

H. P.  Blavatsky nel suo articolo ‘II carattere esoterico del Vangelo’, con riferimento alla festività cristiana della Pasqua, scrive:

La venuta di Cristo significa la presenza di Christos in un mondo rigenerato, non già la venuta nel corpo di Cristo-Gesù. Questo Cri­sto non si deve cercare nel deserto o nelle “camere inferiori” e neppure nel santuario di qualche tempio o Chiesa costruiti dall’uomo, poiché il Cristo – vero Salvatore esoterico – non è un uomo, bensì il Principio divino in ogni essere umano.

Chi lotta per far risorgere lo spirito crocifisso dalle sue passioni terrene e seppellito profondamente nel “sepolcro” della sua carne peccaminosa, chi ha la forza di rovesciare la pietra della materia dall’uscio del suo santuario interiore, fa risorgere il Cristo in lui…

Proprio per questo motivo, l’uccello mitologico simboleggia anche il potere della resilienza, ovvero la capacità di far fronte, in maniera positiva, alle avversità, coltivando le risorse che si trovano dentro di noi, la propensione a non lasciarsi abbattere dalle difficoltà della vita, a reagire e a rialzarsi più forti di prima.

Il mito della Fenice è paragonabile al cammino iniziatico del Massone, ossia alla sua innata abilità di andare oltre se stesso, ma, allo stesso tempo, facendo attenzione a non considerare quest’attitudine come una mera e semplice sopravvivenza, perché se ci si limita a guardarla solo in questa prospettiva, la ciclicità diventa una trappola.

Quest’ultima, infatti, ha valore solo se rappresenta una maturazione sempre più profonda. Senza tale accortezza, il Massone rimane prigioniero di sé, incapace di edificare templi alla Virtù e scavare oscure e profonde prigioni al Vizio.

Mai come in questo momento dobbiamo prendere esempio dalla Fenice e rinascere dalle nostre ceneri, con forza, vigore e consapevolezza.

Buona Rinascita Fratelli!

 

Autore Rosmunda Cristiano

Mi chiamo Rosmunda. Vivo la Vita con Passione. Ho un difetto: sono un Libero Pensatore. Ho un pregio: sono un Libero Pensatore.

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