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“Pop Andy Wharol”,il Papa biondo, poi grigio

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“Pop Andy Wharol”,il Papa biondo, poi grigio

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Giuseppe Falconi “I got Andy’s soup”.

Andy Warhol era un ragazzo biondo, poi grigio, pubblicitario, inventore o quanto meno leader maximo del movimento pop art ovvero Popular art, che significa arte popolare (se, se,! proprio così!).Popolare come sono sempre state del popolo le opere d’arte, dalle piramidi d’Egitto al Partenone d’Atene costruiti col sangue degli schiavi, ai lavori di Michelangelo, Leo da Vinci e Caravaggio, pagati dai massimi committenti dell’epoca, ecc. ecc. ecc. (e mi fermo a tre ecc. anche se non rendono l’idea di all,tutto, nessuno escluso).Ora, zio Andy e i suoi amici dalla Grande Mela (New York il frutto, New York qui si guadagna…), parlavano in una lingua dove popolari erano i dollari (nel senso che tutti sanno cos’è un dollaro), Elvis, Marylin, Liz Taylor,la Coca-Cola e dai carrelli del supermercato si innalzava al cielo il Dio consumismo (divinità pagano-economica, metà dio e metà carta di credito, glorificata da più di un secolo. Secondo molti la data di nascita coincide con la prima stesura del Capitale di Marx.Secondo me pure, quindi fidatevi!).Tutto era super all’epoca. Superpotenze, Superpoteri, Superman e Wonderwoman, Supereroi o eroine, e cocaine. Una società drogata, pompata, dopata,consumista e scostumata.Quindi Andy era sì un pubblicitario, era sì l’autore di campagne pubblicitarie vere e proprie, ma ,quel che conta, è che ha poi venduto tutto ciò che ha fatto come opere d’arte con quotazioni da brivido. Quindi  il suo  fare  advertising (significa pubblicità lo stesso, ma la mia editor, come anche la mia professoressa di prima media e la parte sana della mia mente non vogliono che si ripeta più volte la stessa parola… e poi il fascino della parola inglese e di nuova generazione è cool = figo, parole che faranno anche cag*** in sé, concordo, ma parlo di Andy e mi sembra giusto essere trendy) era Arte nel senso serio del termine. Andy pensava così: ti pubblicizzo e tu vendi, creo la mia Arte allo stesso modo di una qualsiasi industria e non è un caso che il mio studio lo chiamo Factory=industria, perché se tu società crei alla velocità della luce lo faccio anche io allo stesso modo tuo, ovvero in maniera seriale e ti inondo con le mie opere.Lucido e corretto da fare schifo, da invidiare o venerare ancor di più dei suoi miti perché di sicuro oggi qualcuno è ancora più mito grazie al suo lavoro. E poi diciamocelo francamente: le sue opere Campbell’s soup o Brillo in Italia cosa sarebbero state??? Cose del tipo, Fagioli “Cirio dalla buona terra” con un ottimo Fabio Testi nei panni di un cowboy che tornava a casa e trovava i fagioli, oppure un tenero pulcino piccolo e nero, Calimero, che pubblicizzava Ava “come lava”. E scusatemi ma c’è molta differenza perché come vi ho detto  la Campbell’s soup e Brillo ora sono opere top della arte contemporanea. E se  io conosco la zuppa Campbell da anni e l’ho anche mangiata oggi per la prima volta, beh, è tutto merito di zio Andy! E se tanti cultori di musica conoscono a meraviglia Lou Reed ed i Velvet Underground è anche perché Andy ha disegnato una simpatica banana fallica per il loro primo album e lo ha prodotto. E “Walk on the wilde side” di Lou è stato registrato alla Factory. Nella sua “industria” suonava un certo Robert Allen Zimmerman più noto col nome di Bob Dylan, e Mike Jagger  pure si è fatto disegnare la copertina di Sticky Fingers per i suoi Rolling Stones. E non solo. Alla Factory erano di casa anche Truman Capote, Alen Ginsberg e tanti ma tanti miti, al che Andy capì quanto disse: “È dura avere in ufficio tanta gente famosa contemporaneamente, perché nessuno capisce come mai ci siano gli altri ”.Oggi diremmo uno inserito. Uno che ha contatti. Un vippettone.Un opinion leader. Un business man. Ma  fondamentalmente  Andy da solo era una multinazionale dell’arte. La prima della storia.Potrei riempire un libro con le sue frasi celebri, numerose quasi quanto gli aforismi di Oscar Wilde, ma le mie preferite sono: “Un artista è uno che produce cose di cui la gente non ha bisogno ma che lui – per qualche ragione – pensa sia una buona idea dargli”. E poi sulla mia Napoli: “Amo Napoli perché mi ricorda New York, specialmente per i tanti travestiti e per i rifiuti per strada. Come New York è una città che cade a pezzi, e nonostante tutto la gente è felice come quella di New York”.

Giusto perché sto per chiudere l’articolo vi dico anche perché Andy era una Papa? Penso l’abbiate già capito. Alla prossima.

    Scheda tecnica:

  • Nome Andrew Warhola Jr. noto come Andy Wharol
  • Aspetto: strano
  • Psicopatologie: tutte quelle che vi vengono in mente
  • Dipendenze: valium e giornali dove sono descritti i sintomi del valium
  • Valore di mercato: sommando il valore di tutte le opere di Andy, forse risolveremmo il problema del debito pubblico italiano
  • Segni particolari: capelli tinti biondi e poi tinti grigi
  • Opera che avrei comprato:tutta la serie  Campbell’s  ma anche tutte le Marylin
  • Opere che ho “rubato”: molte, ma povero zio Andy sei morto anni prima dell’affermazione del digitale, un gran peccato!
  • Una cena con Andy sarebbe potuta andare così: avrebbe bevuto Coca-Cola dicendo: “Quel che c’è di veramente grande in questo paese è che l’America ha dato il via al costume per cui il consumatore più ricco compra essenzialmente le stesse cose del più povero. Mentre guardi alla televisione la pubblicità della Coca-Cola, sai che anche il Presidente beve Coca-Cola, Liz Taylor beve Coca-Cola, e anche tu puoi berla”. Al che avremmo iniziato a bere una Coca, ma per empatizzare col personaggio ci sarebbero voluti almeno due litri di vino o birra…

                                                                                                                                                                                             Giuseppe Falconi