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Pineta Grande centro d’eccellenza per trattamento scoliosi

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prof. Alfredo Bucciero


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I “viaggi della speranza” cambiano direzione, si va verso Castel Volturno

Riceviamo e pubblichiamo.

Provoca una deformità della colonna vertebrale che, se accentuata, può comportare dolore invalidante, gravi problemi respiratori e deficit neurologici, oltre a depressione e a una vita sociale pressoché inesistente. È la scoliosi, patologia che in Campania colpisce il 3-4% della popolazione in età scolare mentre nell’adulto si osserva con sempre maggiore frequenza.

Il sesso femminile è il più colpito, fino a 6 volte in più della controparte maschile. Su circa 150.000 pazienti nella nostra regione, inoltre, 50.000 ne soffrono in forma grave; in questi casi occorre intervenire chirurgicamente.

Fino ad oggi i pazienti che dovevano sottoporsi all’intervento chirurgico erano costretti a spostarsi quasi sempre in altre regioni o addirittura all’estero per la carenza di strutture di riferimento, con conseguenti disagi per le loro famiglie e un aggravio economico per il sistema sanitario regionale.

Oggi, nel Presidio Ospedaliero Pineta Grande di Castel Volturno, Caserta, è operativo un centro specializzato per la chirurgia delle scoliosi coordinato da Alfredo Bucciero, Direttore del Reparto di Neurochirurgia, dove vengono eseguiti interventi chirurgici avanguardistici e risolutivi, ma soprattutto completamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale.

Centro d’eccellenza a meno di 30 km da Napoli cui afferiscono pazienti da fuori regione o provenienti da altri Paesi europei, invertendo, per la prima volta, la direzione dei cosiddetti “viaggi della speranza”.

Afferma il dott. Alfredo Bucciero:

Il problema può insorgere anche in tenera età, ma la scoliosi generalmente si manifesta soprattutto in fase pre-adolescenziale intorno i 10 anni, quando l’accrescimento scheletrico è molto rapido; può essere anche di natura congenita e l’ereditarietà svolge un ruolo importante.

L’intervento si rende necessario quando la curvatura della scoliosi supera i 40-50 gradi: la gravità della malattia infatti dipende dal raggio di curvatura della colonna vertebrale e dalla sua progressione.

La tecnica da noi usata consiste nel fissare le parti più resistenti delle vertebre con viti e uncini a due barre metalliche che vengono precedentemente sagomate al fine di riprodurre la curvatura fisiologica del rachide.

I materiali utilizzati nell’impianto sono oggi leghe di titanio che forniscono ottime proprietà biomeccaniche. Il paziente trattato si riprende in tempi record, ancor prima di quanto richiesto con il busto ortopedico. Basta una settimana di degenza, al massimo 10 giorni e può gradualmente tornare ad una vita normale; può dedicarsi persino allo sport.

Di fondamentale importanza, per la riuscita degli interventi, è stata l’introduzione dei potenziali evocati. Si tratta di un sistema di monitoraggio continuo degli impulsi nervosi emessi durante l’anestesia. Sul corpo del paziente vengono posizionati elettrodi che tengono costantemente sotto controllo le reazioni del midollo spinale e delle radici nervose.

I segnali lanciati continuamente dagli stessi elettrodi aiutano ad evitare lo stress del midollo e dei nervi e a scongiurare danni che nei casi più gravi potrebbero portare anche alla paralisi.

Conclude Bucciero:

È fondamentale che si sappia che già da qualche anno a Pineta Grande è possibile effettuare interventi per la correzione chirurgica delle scoliosi utilizzando tecniche d’avanguardia.

Emblematico, a questo proposito, è il caso di una giovane paziente ucraina di 16 anni che sognava di diventare una modella, ma purtroppo una grave deformità della colonna vertebrale dovuta alla scoliosi le impediva persino di avere una vita sociale normale, perché la malattia rischiava di crearle problemi cardiaci e respiratori.

Dopo un lungo peregrinare è arrivata da noi. L’abbiamo operata e oggi, Olivia ha potuto coronare il suo sogno, quello di una ragazza che ha il diritto di vivere la sua vita e realizzare i suoi desideri.

Bisogna augurarsi che questi centri aumentino nella nostra regione perché ci sono tanti miei colleghi, bravissimi, che potrebbero darci una mano non solo ad affrancarci dall’idea che si debba necessariamente cambiare regione o stato per essere curati, ma anche a fare rete per aiutare chi affronta sempre più spesso questi viaggi della speranza al contrario.