Agosto 2015
Il nome di un luogo può nei secoli mutare diventando altro, portando così l’immaginazione a rincorrere pensieri e strade completamente diverse da ciò che la storia racconta. Perdifumo ha sempre portato la mia mente in luoghi originari con storie fantastiche che diedero nome a questo paese del Cilento.
La storia, quella vera non raccontata dalla mia fantasia, narra che l’abitato sorse nel XI secolo, quando alcuni abitanti del villaggio di Sant’Arcangelo, antico villaggio di origine greca, ai piedi del monastero omonimo, si spostarono in un luogo più adatto alle colture.
La popolazione si insediò nei pressi di un torrente da cui nacque il nome di Pes de Flumine, che in dialetto divenne Per de Fiume, Per”e Ciumm’, finendo poi per diventare Per di Fumo.
Un villaggio, quindi, ai piedi del fiume divenuto, nel mio immaginario, un luogo in cui i roghi dei vicini boschi non davano tregua ai poveri abitanti.
Anche lo stemma del paese richiama l’immagine del fuoco: tre monti divorati dalle fiamme. Spesso la mente dell’uomo dimentica, lascia andare via con facilità le storie che lo hanno formato e plasmato, nutrito e portato a maturazione.
Le scorda. Le lascia lì a coprirsi del tempo, perdendo un po’ per volta ciò che è stato e, soprattutto, come è diventato ciò che è.
Ci incamminiamo nella tarda mattinata di domenica. La strada che da Giungatelle porta a Perdifumo è tutto un inerpicarsi di curve sul monte Stella.
Boschi, valli e mare si susseguono ai nostri occhi. Case sparse. In lontananza paesini aggrappati alle colline.
Il Cilento è sempre uno spettacolo, da qualunque parte lo si osservi e lo si contempli.
Da qualsiasi luogo, altura, casa, castello, spiaggia lo si ammiri, il Cilento ti resta dentro. Ogni volta è un riscoprire continuo.
Arriviamo nella piazza del Municipio con il sole alto.
La chiesa di San Sisto del XVI secolo fu interamente ricostruita nel 1962 e lo si vede dagli affreschi di quegli anni che deturpano l’interno dell’edificio.
La piazza ha degli edifici interessanti come il palazzo Giardulli, il palazzo Gagliardi che sembra essere sorto o posto lì sulle antiche mura difensive dell’abitato, con la colombaia a ricordo di una torre di avvistamento, e, ad angolo con la chiesa di San Sisto, la cinquecentesca cappella della Confraternita del Santo Rosario.
Silenzio. In lontananza lo scendere dell’acqua. Un suono soffocato e timido.
Si segue la strada fino allo slargo dove il palazzo Guglielmini si congiunge alla fontana pubblica, costruita nel 1500 per volere di Giacomo Guindacio. Slargo rivisitato di recente in chiave moderna. Orrendo.
Una loggia da protezione e rinfresco ai viaggiatori così come un tempo dava riparo a quanti di lì passavano. Due epigrafi ricordano la sua costruzione:
Per benevolenza e spesa di Giacomo Guindacio, nobile napoletano, valoroso cavaliere sotto Federico re di Sicilia, Signore di Perdifumo – 1500.
Questa seconda epigrafe rende davvero l’idea dell’animo con cui questa fontana fu realizzata:
Viandante, pur se vai di fretta, questa fonte dolce t’invita affinché, salutato il Genio del luogo, tu tolga la sete o almeno bagni le labbra o lavi il sudore, sarà così più lieto il cammino, purché tu sappia che Giacomo Guindacio nobile napoletano, che in guerra guidò valorosamente cinque squadroni de l’illustrissimo Roberto Juniore Sanseverino, principe di Salerno, emulo della virtù degli avi e della paterna munificenza, elevato alla signoria di Perdifumo, ti fornì questa comodità. Salve – 1507
Un luogo particolare e suggestivo. Attraversare gli archi, passare dalla luce all’ombra, avvicinarsi alla fonte, bere l’acqua, riposarsi e poi uscire nuovamente alla luce. Un battesimo.
Il palazzo Guglielmini è imponente. Come il resto delle costruzioni del paese è in pietra viva con gli archi lavorati. Probabilmente costruito come integrazione o rifacimento di un antico castello, almeno la fonte, la piccola porta di una cappella integrata all’intero edificio e la sua posizione, che da un lato guarda verso la valle, da un altro verso la piazza del municipio e quindi verso l’altro accesso al paese e, infine, il monte alle spalle, così mi fanno intendere.
La strada conduce fino alla piazzetta con il monumento ai caduti di tutte le guerre e, da lì, al nucleo abitativo poco distante dalla fontana con un susseguirsi di abitazioni in pietra. Pietra che dà colore a tutta Perdifumo. Colore che si fonde alla terra e ai boschi del monte Stella.
Si ritorna alla piazza. Il caldo aumenta e il sole è lì a farti voltare verso la fonte, verso l’acqua all’ombra della loggia.
Autore Fabio Picolli
Fabio Picolli, nato a Napoli nel 1980, da sempre appassionato cultore della conoscenza, dall’araldica alle arti marziali, dalle scienze all’arte, dall’esoterismo alla storia. Laureato in ingegneria aerospaziale all'Università Federico II è impiegato in "Leonardo", ex Finmeccanica. Giornalista pubblicista. Il Viaggio? Beh, è un modo di essere, un modo di vivere!