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Perché la Massoneria fa tanta paura?

Massoneria


Tra spiritualità e sacro, alla ricerca delle radici di un pregiudizio

I numeri della Massoneria in Italia sono piuttosto contenuti.

La più grande Comunione italiana, il GOI, Grande Oriente d’Italia, sembra si aggiri attorno ai 23.000 iniziati.

La Gran Loggia d’Italia degli ALAM, Antichi Liberi Accettati Muratori, dovrebbe averne 9.000 circa.

Dovrebbero essere, invece, 2.500 quelli della GLRI, la Gran Loggia Regolare d’Italia.

Accanto a queste, ci sono tante altre Obbedienze più piccole.

Alcune sono contraddistinte da un rigore rituale ed iniziatico impeccabile. Altre sono solo sedicenti Massonerie, che di massonico hanno ben poco.

Realtà difficili da quantificare come numeri.

Dovrebbero essere comunque dati, che, al netto di sovrapposizioni o doppie appartenenze, non dovrebbero aggiungere troppo ai circa 35.000 Fratelli delle tre Gran Logge citate.

Su una popolazione di oltre 59 milioni di abitanti sono una percentuale bassissima: 0,059%.

Sicuramente inferiori alle nazioni con un rapporto tra abitanti e Massoni molto più alto.

Nelle grandi città del Nord inglese si raggiunge anche il 15%.

La sola Londra conta oltre 1.800 Logge.

In alcune zone di USA e Austria si arriva al 5% e, comunque, su tutto il territorio non si scende mai sotto l’1%.

Non esistono statistiche sul modo in cui la Massoneria è percepita a livello globale.

Se ce ne fossero, quasi sicuramente scopriremmo che, in assoluto, l’immagine peggiore è proprio in Italia. Anche se, sostanzialmente, non è molto diverso altrove.

Tradizionalmente, il Gran Maestro della UGLE, United Grand Lodge of England, è il Duca di Kent.

Negli USA erano Massoni George Washington, James Monroe, Andrew Jackson, James K. Polk, James Buchanan, Andrew Johnson, James Garfield, William McKinley, Theodore Roosevelt, William Howard Taft, Warren G. Harding, Franklin Delano Roosevelt, Harry S. Truman, Gerald Ford.

Tutti Presidenti degli Stati Uniti.

Ovunque, l’appartenenza alla Massoneria viene vista come motivo di prestigio, di affiliazione a quella che è percepita come un’élite culturale e spirituale.

Pur non facendo semplice autocelebrazione, diverse obbedienze pubblicano gli elenchi di Fratelli famosi.

È possibile scoprire che, anche in Italia, ci sono stati nomi di assoluto livello.

Vittorio Alfieri, Giosuè Carducci, Carlo Collodi, Gabriele D’Annunzio, Raimondo de Sangro, Gaetano Filangieri, Giacomo Casanova, Antonio de Curtis, Edmondo De Amiciis, Ugo Foscolo, Niccolò Paganini, Enrico Fermi.

Tanto per citarne qualcuno a casaccio, ma la lista potrebbe essere ben più lunga.

Mentre altrove si può essere tranquillamente Capo di Stato o di Governo, in Italia capita qualcosa di diverso.

Un parlamento regionale, quello della Sicilia, con la Legge n.18 del 12 ottobre 2018, istituisce l’obbligo di dichiarazione di appartenenza ad una Loggia massonica.

18, come l’articolo della Costituzione, che sancisce il diritto di libera associazione.

I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale [cfr. artt. 19, 20, 39, 49].
Costituzione – Art. 18

Nonostante questo diritto sia riconosciuto anche dall’UE.

Libertà di riunione e di associazione
1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione pacifica e alla libertà di associazione a tutti i livelli, segnatamente in campo politico, sindacale e civico, il che implica il diritto di ogni individuo di fondare sindacati insieme con altri e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.
Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea – Art. 12

E che dire dell’articolo 5, lettera e) della legge regionale n. 34/1996 della Regione Marche, Norme per le nomine e le designazioni di spettanza della Regione, che prevedeva che ciascuna candidatura fosse corredata di una relazione contenente, tra l’altro, una ‘dichiarazione di non appartenenza a Logge massoniche’?

O della Legge Regionale 15 febbraio 2000, n. 1 della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, che stabilisce, tra le altre cose, le regole da osservare, per la nomina a cariche pubbliche di competenza della Regione con l’obbligo, per i candidati, di dichiarare, alla Presidenza dell’esecutivo regionale e alla Commissione per le nomine del Consiglio regionale, l’eventuale appartenenza ad associazioni massoniche o, in ogni caso, di carattere segreto, posto che l’assenza di dichiarazione costituisce condizione impeditiva della nomina?

Il dispositivo siciliano, tra le altre cose, viene dopo che la Corte europea si è già pronunciata contro le leggi di Marche e Friuli-Venezia Giulia, reputandole lesive del diritto alla libera associazione.

Possiamo ricordare movimenti che hanno avuto netti atteggiamenti discriminatori, con candidature negate ed espulsioni, non solo per becero populismo, visto che hanno fatto, di queste posizioni, un punto per un patto di governo.

Non potranno ricoprire la carica di Ministri del futuro esecutivo persone condannate per reati penali, o che siano sotto inchiesta per reati di mafia, corruzione, concussione o che appartengano alla Massoneria o che siano in conflitto di interesse con la materia oggetto di delega.

Delinquenti comuni, mafiosi e massoni.

Del resto, nella percezione comune, questa associazione di idee sembra essere abbastanza radicata, tanto da spingere, nel 2016, la Commissione parlamentare nazionale Antimafia, a sequestrare gli elenchi dei Liberi Muratori di Sicilia e Calabria.

Spesso, provvedimenti del genere, sono stati conseguenziali a reati commessi da massonerie non regolari.

Sulla differenza tra massoneria regolare e spuria ci siamo già soffermati in un precedente articolo.

Questa distinzione, purtroppo, è poco conosciuta nel mondo profano, per cui è facile giocare sull’equivoco, facendo pesare sull’immagine delle Obbedienze regolari le azioni di gruppi di sedicenti massoni.

C’è da chiedersi il perché di tanta avversione.

Che fastidio può dare una minoranza così sparuta di persone?

Davvero si pensa che possano gestire chissà quale potere e determinare chissà quali meccanismi?

Se veramente questi Massoni sono così potenti, come mai sono invisi da istituzioni, partiti, movimenti, pubbliche amministrazioni?

Non dovrebbero controllarle?

Così come sono osteggiati dalla stessa chiesa cattolica.

La bolla di scomunica ‘In eminenti apostolatus specula’ emessa nel 1738 da Papa Clemente XII non è mai stata revocata.

Anzi, viene reiterata più volte. In tutto, si contano più di 600 documenti di condanna emessi in oltre tre secoli.

La domanda si ripropone: perché tanto astio nei confronti della Massoneria?

Per rispondere a tale quesito, crediamo sia il caso di capire in che contesto questo avviene.

L’analisi sociologica è concorde nel riconoscere un ampio processo di secolarizzazione.

Questo comporta una diversa percezione dei concetti di bene e di male. Di morale. Di etica.

Uno dei testi meno conosciuti di Zygmunt Bauman è ‘Cecità morale. La perdita di sensibilità nella modernità liquida’, scritto a quattro mani con il filosofo lituano Leonidas Donskis, nell’originale forma di conversazione, in cui viene affrontato, in modo analitico, il problema della morale nella società moderna.

La rappresentazione del male come entità oggettiva è stata a lungo incoraggiata dalle narrazioni religiose e mitologiche. E noi oggi continuiamo a rifiutarci di cercare il male dentro di noi. Perché? Perché questa ricerca è terribilmente difficile e ribalta completamente la logica di vita quotidiana delle persone comuni.
Zygmunt Bauman e Leonidas Donskis –
Cecità morale. La perdita di sensibilità nella modernità liquida

In sostanza, contrariamente da quanto accade nelle religioni, il male non viene visto come qualcosa di esterno, di personificabile.

L’aver assegnato a una «modernità» fin troppo visibile (prodotto eminentemente umano, riconosciuto come scelta umana e come modo di pensare e agire adottato e praticato dagli uomini) il ruolo fino ad allora riservato a Satana – invisibile ai più e visto solo da pochi eletti – è stato solo uno dei tanti aspetti, conseguenze ed effetti collaterali del «progetto moderno» di affidare la gestione delle cose del mondo a un management umano. Poiché questo progetto ereditava in tutto e per tutto l’atteggiamento rigorosamente monoteistico da secoli di dominio ecclesiastico, il cambiamento si ridusse a sostituire alle vecchie entità (sacre) nuove entità (profane) che pur con nomi diversi rimanevano all’interno di un modello immutato da tempo immemorabile. A partire da quel momento la risposta alla domanda unde malum fu cercata bussando alla porta di inquilini terreni, di questo mondo.
Zygmunt Bauman e Leonidas Donskis – Ibidem

Se il modello resta immutato, quello che cambia è il livello di legittimazione. La credenza in un essere superiore pone la distinzione tra il bene e il male in un ambito sovraumano, metafisico.

Le entità sacre sono sostituite dall’uomo, che diventa misura delle cose, non più creatura a cui è stato concesso il libero arbitrio, ma egli stesso arbitro.

Con la conseguenza che, senza regole, culturalmente definite come universali e necessarie, la separazione tra bene e male si frammenta in tante morali individuali e relative.

E non è più il vecchio e familiare Mefistofele di Goethe – nella sua forma canonica o magari reincarnato nella versione aggiornata di István Szabó -, ma un Diavolo «fai da te», diffuso, disperso, deregolamentato e impersonale, macinato, polverizzato, cosparso sull’umanità, che genera miriadi di «agenti locali», privatizzati e «subappaltati» al singolo individuo, a ciascuno di noi. Non ha più un recapito, una direzione generale e un braccio esecutivo, come in Zamjatin, Bulgakov o Orwell, e nemmeno un tempio in cui convocare e radunare i fedeli per pregare insieme: ciascuno di noi porta con sé ovunque il suo tappetino da preghiera, e può genuflettersi in una qualsiasi via piena di negozi. Preghiamo in pubblico, anche se – anzi, proprio perché – la liturgia e i breviari sono autoreferenziali…
Zygmunt Bauman e Leonidas Donskis – Ibidem

Un supermercato delle religioni. O meglio, la religione del supermercato, dei consumi, verso una generalizzata adiaforizzazione, ossia esenzione dalla sfera del giudizio morale.

La forma liquido-moderna dell’adiaforizzazione è ricalcata sul modello della relazione consumatore-merce, e la sua efficacia si basa sul trasferimento di quel modello nell’ambito dei rapporti umani. Nel ruolo di consumatori noi non giuriamo eterna fedeltà alla merce che cerchiamo e acquistiamo per soddisfare i nostri bisogni o desideri, e continuiamo a servircene finché (e solo finché) essa risponde alle nostre aspettative o finché non ci imbattiamo in un’altra merce che promette di gratificare quegli stessi desideri in modo più esauriente rispetto alla merce precedentemente acquistata.
Zygmunt Bauman e Leonidas Donskis – Ibidem

Come cantava Zero, usando una citazione più popolare:

Fuggire dal mondo e da se stessi,
nella finzione nel sesso disperato,
nei videogames subire il fascino del sacro
nei reparti di un supermercato
Renato Zero – La pace sia con te

Il perverso processo di individualizzazione della modernità che porta, in modo paradossale, ad un progressivo annullamento del valore dell’individuo.

Le regole del consumo si estendono ai rapporti personali. Le amicizie, gli affetti, i sentimenti sono vissuti in maniera utilitaristica, a prescindere dalla possibile mutua soddisfazione.

Le persone diventano intercambiabili, come la marca di un dentifricio o il modello di smartphone.

A questo si riduce in ultima analisi il processo di «individualizzazione», efficacemente compendiato nell’espressione, oggi tanto usata, «ho bisogno dei miei spazi» (interpretata come rivendicazione di libertà dalla vicinanza e dalle interferenze di altre persone). Questo processo, anche se non necessariamente animato da intenzioni «immorali», conduce gli individui in una condizione che non richiede e, soprattutto, non ammette giudizi e regole morali.
Zygmunt Bauman e Leonidas Donskis – Ibidem

E, nella logica delle multinazionali, l’uomo smette di avere un’anima, un volto, un nome.

Tutto diventa lecito, tutto diventa possibile.

Ogni vizio, ogni pratica che prima poteva essere etichettata come perversione, viene sdoganata, normalizzata.

Non più demoni cui vendere l’anima. Non più un’anima da vendere al diavolo.

Slegata da ogni vincolo etico, prima o poi, ogni cosa può e deve rientrare nell’orizzonte di finestre di Overton, che tendono asintoticamente all’infinito.

Le statistiche contano più della vita reale delle persone, e la dimensione di un paese e la sua potenza economica e politica contano molto più del valore di uno dei suoi abitanti, anche quando quest’ultimo parla a nome dell’umanità. Nulla di personale, gli affari sono affari: ecco il nuovo Satana della modernità liquida.
Zygmunt Bauman e Leonidas Donskis – Ibidem

Numeri. Di una guerra. Di una pandemia.

Numeri di spettatori di programmi televisivi, di follower del cantante o dell’influencer del momento.

Numeri sacrificabili sull’altare del profitto nelle nuove ritualità della modernità liquida.

I social come nuova arena digitale in cui, da statistiche, ci si trasforma in gladiatori digitali, per dare sfogo alle proprie frustrazioni.

Le nuove forme di censura coesistono – molto stranamente – con un linguaggio sadico e cannibalesco che scatena orge verbali di odio senza volto su Internet, vere e proprie cloache virtuali che rovesciano liquami sugli altri e incredibili ostentazioni d’insensibilità (specialmente quando i commenti sono anonimi).
Zygmunt Bauman e Leonidas Donskis – Ibidem

O forse, poco stranamente. Se alcune tematiche sono oggetto di pensiero unico e di censure, la società liquida si riserva i propri meccanismi di estrinsecazione dell’aggressività, secondo modalità che non minacciano il sistema.

Tuttalpiù, a farne le spese saranno sempre gli individui.

Esultanze per la morte di questo o di quel personaggio pubblico.

Per i bombardamenti da una parte o dall’altra.

Viviamo in un mondo che ha perso da tempo il controllo su sé stesso (pur cercando ossessivamente di controllare le persone) – un mondo che non è più in grado di trovare risposta ai propri dilemmi e di ridurre le tensioni che ha creato.
Zygmunt Bauman e Leonidas Donskis – Ibidem

Individui sempre più lasciati in balia della paura.

Tutte le favole morali agiscono seminando paura. Ma la paura seminata dalle favole morali di ieri serviva a redimere (in quanto arrivava con il proprio antidoto, con una ricetta per evitare la minaccia che la generava, per vivere una vita senza paura), mentre le favole morali del nostro tempo sono tendenzialmente impietose: non promettono alcuna redenzione. Le paure che esse seminano sono incurabili e ineliminabili, ci sono e resteranno: possono essere allontanate o dimenticate (represse) per un po’, ma non esorcizzate.
Zygmunt Bauman – Paura liquida

O meglio. Quelle moderne sono favole senza morale.

Vuote di ogni universo simbolico.

Il mito, la magia, la religione, la ritualità erano tutti modelli di giustificazione di un ordine sociale.

Davano una giustificazione per le regole, per la sofferenza, per il sogno, per gli stati alterati di coscienza.

Orizzonti con una componente morale tale da giustificare la più grande delle paure umane: la morte.

Ricordare che la morte incombe aiuta gli esseri mortali a restare sulla giusta via nel corso della propria vita, conferendo a quest’ultima uno scopo che rende prezioso ogni momento vissuto. «Ricordati che devi morire» significa dunque: vivi la tua vita terrena in modo da guadagnarti la felicità nella vita ultraterrena. La vita dopo la morte è garantita, anzi ineluttabile; ma la sua qualità dipende da come viviamo la vita prima di morire. Può essere un incubo o la beatitudine.
Zygmunt Bauman – Paura liquida

Le favole vuote della modernità liquida non promettono più paradisi o cicli di reincarnazione.

Lasciano ansie, verso la vita, verso i rapporti personali.

Lasciano paure irrisolte.

Il mondo occidentale, in sostanza, ha smarrito ogni forma di spiritualità, ogni senso del sacro.

Nella modernità non c’è più spazio per una dimensione spirituale.

E, a questa mancanza, non si può sicuramente dare una risposta con i movimenti new age, o abbracciando modelli esotici che non hanno alcuna corrispondenza culturale e simbolica con le nostre realtà.

Spiritüale (ant. o poet. spiritale) agg. [dal lat. spiritualis, der. di spiritus -us «spirito»]. – 1. Che è immateriale, esente da materialità, che appartiene alla sfera dello spirito: esseri, creature s., per es. gli angeli e i santi, nella comune concezione. 2. a. Proprio dello spirito, inteso come complesso e centro della vita psichica, intellettuale e affettiva dell’uomo.
Vocabolario Treccani

Proprio quello che all’uomo liquido è negato, sacrificato nella logica del profitto.

Una spiritualità che possa restituire la sfera del sacro.

E qui, ritorniamo alla Massoneria.

Equivoco comune è quello di pensare che una spiritualità debba necessariamente essere legata ad una religione.

Così come si è portati a credere che il sacro lo sia ugualmente.

Ma, se ne vediamo la definizione, ci accorgiamo che non è necessariamente così.

Anzi.

Sacro (ant. sagro) agg. [lat. sacer -cra -crum]. – 1. a. In senso stretto, si definisce sacro ciò che è connesso all’esperienza di una realtà totalmente diversa, rispetto alla quale l’uomo si sente radicalmente inferiore, subendone l’azione e restandone atterrito e insieme affascinato; in opposizione a profano, ciò che è sacro è separato, è altro, così come sono separati dalla comunità sia coloro che sono addetti a stabilire con esso un rapporto, sia i luoghi destinati ad atti con cui tale rapporto si stabilisce.
VOCABOLARIO TRECCANI 

Il sacro è più genericamente contrapposto al profano, e consiste nel rapportarsi a qualcosa che si percepisce come superiore, di completamente diverso e separato dalla sfera materiale.

Questo, perché, diversamente dal mondo orientale, la cultura occidentale non ha alcuna spiritualità non connessa alla religione.

Ovvero. Ne ha una sola.

Autenticamente laica e occidentale.

La Massoneria, appunto.

Che, forse, spaventa proprio perché può dare tutte le risposte che l’uomo liquido cerca.

Secondo schemi che sono profondamente radicati nel nostro immaginario, nel nostro inconscio collettivo.

E che ha tutte le caratteristiche per far fronte alla crisi attuale.

Non essendo una religione, non ha dogmi, per cui non ha verità da imporre.

Non si fonda su una visione del Sacro irrazionale, ma lo cerca attraverso l’uso della Ragione.

Mette al centro l’uomo, che ha la possibilità di vivere, in modo assolutamente individuale, il sacro.

E fin qui, verrebbe da chiedersi, perché dia tanto fastidio, anzi, potrebbe essere funzionale, se ci fermiamo a questi elementi.

Ma, ovviamente, la Massoneria non è solo questo. Anche perché, in tal caso, non sarebbe nulla di così originale, non si spiegherebbe il suo perpetuarsi nelle diverse forme che ha assunto nel corso dei secoli.

Pur essendo un percorso individuale, la Massoneria si fonda su di un sistema simbolico, che attinge ad archetipi, dai quali costruisce la sua universalità.

È per questo motivo che è diffusa in ogni angolo del globo, veicolando gli stessi simboli in ogni lingua.

Inoltre, l’individuo di cui parla la Massoneria non è quello della liquidità, ridotto a numero ed isolato.

Una delle metafore più belle di una Loggia è quello della melagrana.

Ogni chicco è separato dagli altri da una membrana, tutti i chicchi, pur nel loro essere distinti, formano il frutto.

L’uomo Massone non è isolato, ma vive in modo forte quel senso di solidarietà che Bauman vede estromesso dalla modernità. Tende all’empatia.

Non intende il prossimo come semplice dato statistico, ma vede la persona, in carne, ossa, emozioni, paure e pensieri.

Fa beneficenza senza esibirla.

Per quanto gli sia possibile, realizza, assieme agli altri Fratelli, opere filantropiche per alleviare le sofferenze di chi è più fragile.

Questo ci conduce ad un concetto di libertà diverso da quella propugnata nel mondo occidentale.

Libertà come consapevolezza, come diritto di esprimere il proprio pensiero senza censure, come possibilità di sviluppare al massimo il proprio essere.

Perché no, il Massone potrebbe essere quell’uomo nuovo così tanto frainteso di Nietzsche, capace di far entrare in equilibrio, far coincidere e superare, in se stesso, apollineo e dionisiaco, e di fronteggiare, in questo modo, la complessità dei nostri tempi.

Un soggetto in grado di intuire l’infinita metafisica corrispondenza degli opposti, che, se in basso sembrano essere in continua lotta, in alto diventano le due facce della stessa medaglia, nient’altro che gli estremi di un continuum sul piano noumenico.

In grado di cogliere l’Uno originale oltre l’apparenza fatta di molteplicità e divenire propria della manifestazione.

Sebbene il filosofo tedesco non abbia mai avuto nessun contatto con società iniziatiche, sembra delineare in modo molto preciso il percorso latomistico.

Ancora, la Massoneria, come percorso spirituale, si propone di favorire il distacco da quanto è materiale e profano, rifuggendo i falsi bisogni.

Promuove l’elevazione delle masse, anche con iniziative come le Università popolari.

Soprattutto, incoraggia il pensiero critico, sempre più represso, invece, nelle agenzie educative, nelle stesse università, che, come rileva Bauman, sono sempre più omologanti.

Ma se è così, tutta l’educazione (compresa l’istruzione universitaria) si trova oggi di fronte alla crisi più profonda e radicale di tutta la sua storia, pur ricca di crisi – a una crisi che non influenza solo uno o l’altro dei suoi modi (tramandati o acquisiti) di agire e reagire, ma la sua stessa ragion d’essere. Oggi ci viene chiesto di preparare i giovani a vivere in un mondo che annulla e azzera (nella pratica, anche se non in teoria) l’idea stessa di poter essere «preparati» – ossia adeguatamente addestrati e qualificati, pronti a non farsi prendere di sorpresa da ciò che accade e dalle tendenze che cambiano.
Zygmunt Bauman e Leonidas Donskis – Cecità morale. La perdita di sensibilità nella modernità liquida

Proviamo ad immaginare un mondo occidentale in cui il vuoto morale possa essere sostituito dall’etica Massonica.

La società dei post, che si identifica solo per quello che è stato e non è più, che finalmente supera la liquidità delle crisi bloccate, per concretizzarsi in una nuova forma di concretezza.

Dove coltivare una spiritualità non confessionale invece di inseguire mode consumistiche.

Potrebbe anche portare ad una delle più grandi rivoluzioni della storia.

Come è già capitato in passato, quando quegli stessi Ideali hanno determinato la nascita dello stato moderno, l’affermazione dei diritti universali dell’uomo.

Ideale. s. m. a. Quanto esiste soltanto nello spirito, nel pensiero: la sfera dell’ideale. b. Più particolarmente, ciò che è concepito dallo spirito e dall’intelletto come bello e perfetto, oggetto quindi delle più alte aspirazioni, a cui ci si propone di avvicinare la realtà esistente: i. politici, religiosi; gli i. di Dante, di Mazzini; gli i. del Risorgimento; lottare, morire per i proprî i., per un grande ideale.
Vocabolario Treccani

Ideali.

Quanto fa paura, oggi, questa parola?

Quanto fa paura oggi, la Massoneria, che ancora si fa portatrice di Ideali?

Autore Pietro Riccio

Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.

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