Titolo: Pazienti inGattiviti
Autore: Barbara Napolitano
Prezzo formato cartaceo: € 16,50
Prezzo formato e-book: € 2,99
Prezzo formato cartaceo + e-book: € 19,49
Pazienti inGattiviti è l’ultima fatica letteraria di Barbara Napolitano, scrittrice, antropologa, regista e docente di cinematografia, che già con il suo ultimo romanzo, Allora sono cretina, poi adattato con altrettanto successo per il teatro, aveva riscosso consensi di critica e di lettori.
Pubblicato in cartaceo nel luglio 2016 e diffuso in formato e-book nel settembre dello scorso anno, già dall’incipit conferma la vena e l’acutezza dell’autrice; la narrazione prorompe con un urlo della protagonista, Ileana, una psicologa, letteralmente esplosa durante una seduta di gruppo, con i partecipanti che restano completamente interdetti. Abbiamo, dunque, già da subito, una rottura di schemi, uno sconvolgimento di quelli che sono i comportamenti attesi per un ruolo specifico.
Prima attraverso le schede di Ileana, poi mediante il racconto degli incontri, conosciamo la storia e la personalità dei pazienti, personaggi molto diversi, sia dal punto di vista anagrafico, che per il motivo che li ha spinti alla terapia. Per loro un filo conduttore che li aveva portati a fallire con altri analisti, la volontà di guarire, anche questa in qualche modo anomala. Impossibilità ribadita dalla stessa Ilena, sa che questa, in fondo, è un’utopia; è consapevole che
Non si guarisce mai. Ci si rassegna solo al proprio essere difettosi […]
Si impara soltanto ad avere a che fare con i propri limiti. Ad accettarsi per quello che si è, difetti comportamentali compresi.
Ma, ciononostante, vuole guarirli anche lei, vuole guarirli da se stessi.
Già dalle prime pagine appare evidente che Ileana sia una psicologa assolutamente sui generis; 55 anni, laureata prima in filosofia, sceglie la strada della seconda laurea soprattutto per “aiutare se stessa”, ma anche perché dotata di una particolare caratteristica condivisa con il padre:
Mio padre vedeva gli altri. Come me.
Profondamente segnata dal fallimento del matrimonio con Gino, docente incontrato all’università, che ha sposato pur essendo al corrente della sua relazione con Emanuele, un suo assistente, vive ora sola con due gatti, Ira e Matteo, ed è in analisi presso il collega Vittorio.
Assolutamente ben delineati ed originali i personaggi/pazienti: Stefano, che ha paura di volare; Laura, che non riesce a stare tra la gente; Maria Rosaria, proprietaria dell’appartamento in cui Ileana esercita la professione e terrorizzata dalla morte; Sergio che teme l’acqua; Francesco, un ragazzo cerebroleso e con problemi relazionali; Pietro, ossessionato dalle donne e dall’idea di essere ripreso da obiettivi; Monica, sessuomane.
Simboli delle nostre paure, delle nostre inquietudini, dei nostri bisogni ancestrali e fondamentali, ma anche caratterizzati da manie e nevrosi figlie dei tempi:
Credo che l’ansia, il panico, forse ancor più della depressione, siano il vero male del secolo […] Un secolo, questo, dedicato più alla paura di vivere che all’ansia di morire.
come afferma la stessa Ileana.
Paure frutto di una società che tende ad una visibilità pervasiva, immortalati come si è in continuazione da occhi digitali, siano di cellulari, telecamere o altro, non importa, un’onnipresenza ed un’immortalità fittizie che finiscono per alienare:
[…] è l’idea di essere sempre a disposizione per qualcuno che a proprio piacimento può decidere di rivederti piangere, ridere, emozionarti, sorridere, è l’idea che anche quando sarò morto qualcuno possa mettere mano alle mie espressioni e studiare il mio sorriso, il mio sguardo, cercare ancora la vita, la mia vita, dove dovrebbe esserci solo il rispetto della mia morte […]
è lo sfogo di Pietro durante una delle sedute.
La situazione sembra ad un punto di stallo, quando interviene un nuovo elemento di rottura; Stefano parte con la moglie Daniela per un viaggio a Buenos Aires, per superare la paura di volare ma anche per ritrovare l’armonia con lei, e ad Ileana viene affidato Davide, il figlio della coppia.
Nella terapeuta avviene un cambiamento; dopo il fastidio iniziale si affeziona al bambino, riscopre la sua femminilità e propensione alla maternità, ma soprattutto la fondamentale esigenza di amore.
Situazioni che sembravano bloccate, di colpo si evolvono.
Laura, poco segretamente innamorata di Stefano, che ormai ha superato la sua fobia, cambia terapista, Pietro supera le sue paure per gli obiettivi grazie all’ossessione per il sesso, diventando attore porno, Francesco si trasferisce con la madre e abbandona il gruppo.
Monica, arriva alla conclusione che il suo bisogno di sesso può essere appagato solamente dall’amore, quello per un figlio; ovviamente non da avere attraverso l’inseminazione ma con l’aiuto di un padre uscito da una severa selezione e che alla fine risulta essere Emanuele, l’assistente ed amante di Gino.
Ma la parola fine la mette Maria Rosaria, che dopo aver conosciuto il nuotatore Massimiliano Rosolino ad un concerto se ne innamora e parte con lui per un reality televisivo, cedendo l’appartamento e comunicando ad Ileana che deve lasciare lo studio a brevissimo.
La protagonista decide di cambiare vita; per due anni chiude il suo appartamento per lavorare a tempo determinato al “Circo delle buone volontà”, una compagnia di artisti di strada che
oltre a metterci tutta la propria buona volontà a stento metteva in piedi spettacoli di senso
che era stata fondata da tre soci: Enzo, Lella e Stefano, tre architetti che dopo il successo iniziale del proprio studio si erano dovuti arrendere alla crisi della loro professione, riuscendo a reinventarsi nella creazione del Circo.
La particolarità del lavoro consiste soprattutto nell’indossare un costume, ogni volta diverso, che in qualche modo costituisce un’ulteriore maschera, consentendo ad Ileana di osservare gli spettatori al riparo dei suoi travestimenti, scelti, di volta in volta, anche per mascherare i suoi stati d’animo.
La vera svolta, però, arriva l’ultima settimana, quando le capita di lavorare come clown, in mezzo al pubblico.
Ci ritornano in mente le parole che la Napolitano aveva attribuito a Laura nel corso di una delle terapie:
Li ho visti nelle loro debolezze, nelle loro solitudini. Li ho visti nella loro individualità e non più come folla indistinta.
Le troviamo incredibilmente calzanti anche per Ileana, sono adatte al pubblico cui stacca biglietti ogni sera, ma anche ai suoi pazienti.
La protagonista è pronta, pronta per tornare a casa, pronta per ritrovare i suoi pazienti, pronta a superare lo stesso fallimento del proprio matrimonio, con tutto quello che ne consegue.
Come ci aveva spiegato la stessa autrice in un’intervista, il senso del titolo appare chiaro.
Il riscatto arriva quando i pazienti si inGattiviscono, dove questo neologismo esprime una valenza fortemente positiva, di conquista della libertà tipica dei felini. Non a caso i due gatti, Ira e Matteo, sono onnipresenti nella narrazione e caratterizzati quasi come personaggi “Umani”.
La lettura scivola via facile, tra sorrisi e profonde riflessioni, ma del resto la Napolitano ci aveva già dato prove del suo talento nei suoi lavori. La storia, affidata a due voci narranti, quella di Ileana ed una seconda impersonale, ci prende per mano e ci porta ad attraversare le suggestioni, le emozioni e i timori degli “attori” che si susseguono sulla scena, per giungere ad un finale che ovviamente non riveliamo, lasciando al lettore il piacere di scoprirlo.
Anche stavolta si tratta di un testo ricco di rimandi, di suggestioni. Come non riconoscere le atmosfere surreali del miglior Pennac o i sottili risvolti psicologici ed esistenziali di chiaro sapore pirandelliano, la poetica malinconia della recherche proustiana o, ancora, lo stesso Calvino, direttamente citato nelle ultime pagine.
L’assenza di cognomi, di ogni riferimento ad una città specifica, ci rimandano immediatamente con la mente a Saramago; come per il Nobel portoghese i caratteri sono universali, hanno una veste idealtipica, caratterizzarli eccessivamente dal punto di vista geografico o anagrafico andrebbe a depotenziare questa loro funzione.
Così come i dialoghi ci ricordano i flussi di coscienza di Joyce.
Un testo che consigliamo ai nostri lettori, che la Napolitano dedica
a tutti quelli che affrontano ogni giorno l’angoscia di vivere e riescono ad arrivare vivi al giorno dopo
ed è diretto, in definitiva, a tutti noi, figli di
un secolo […] dedicato più alla paura di vivere che all’ansia di morire.
Autore Lorenza Iuliano
Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.