In scena a Roma dal 10 al 12 novembre
Riceviamo e pubblichiamo.
Dal 10 al 12 novembre, ore 21:00, presso il Teatro Belli di Roma andrà in scena lo spettacolo ‘Pale Sister’ di Colm Tóibín, regia Carlo Emilio Lerici, con Francesca Bianco e Eleonora Tosto, alla chitarra Matteo Bottini, traduzione Carlo Emilio Lerici, produzione Teatro Belli.
‘Antigone’ di Sofocle visto dalla prospettiva di sua sorella Ismene. Il testo segue, infatti, la donna mentre racconta la sua personalissima versione della famigerata sfida lanciata da sua sorella nei confronti dello zio di entrambe e re di Tebe Creonte, mentre aumentano le pressioni sulla stessa Ismene affinché agisca per vendicare sua sorella, o addirittura seguire il suo tragico esempio.
‘Pale Sister’ di Colm Tóibín, 2019, è il titolo di una delle più recenti riletture di ‘Antigone’ in chiave contemporanea – e dichiaratamente femminista – da parte di uno scrittore irlandese.
Prima di lui già Seamus Heaney, Tom Paulin, Brendan Kennelly, Carl Aidan Matthews, tra gli altri, hanno sfruttato la tragedia come analogia per le divisioni che hanno dilaniato l’Irlanda a causa del dominio britannico.
Incentrato sulla figura di Ismene, di cui Tóibín prende le difese, Pale Sister è un monologo teatrale in cui il buon senso e la pacatezza di Ismene prevalgono sull’intransigenza di sua sorella Antigone.
Solo all’apparenza una ‘pallida’ copia di Antigone, oltre che simbolo di viltà, qui Ismene emerge, invece, come portatrice di testimonianza e simbolo del ruolo vitale che le donne possono svolgere nella trasmissione della memoria a seguito di conflitti violenti.
Riflettendo su fatti di cronaca recenti e sul dilagare di una comunicazione sempre meno efficiente, questo primo esperimento teatrale di Tóibín propone un esempio di drammaturgia impegnata in cui evoluzione e movimento sono affidati alla pratica sapiente di un’articolata politica del silenzio.
Tóibín prende gli elementi alla base della tragedia greca – sostanzialmente pietas e terrore – e, a questi, aggiunge istanze attuali come il genere, il potere ed il suo abuso e la contrapposizione tra il silenzio e la parola. La risposta, ponderata e delicatamente distillata, di Tóibín a Sofocle scava fino in fondo alle radici del coraggio.
Come certe persone riescono a trovare dentro di sé la forza di seguire la propria coscienza trovandosi di fronte ostacoli insormontabili? Una questione molto attuale, soprattutto se vista attraverso gli occhi di una giovane donna impotente.
Biografia Colm Tóibín
Colm Tóibín (Enniscorthy, Irlanda 1955) ha studiato Storia e letteratura inglese all’University College of Dublin. A venti anni ha cominciato a viaggiare, prima in Spagna, poi in Argentina, in Sudan, in Egitto, negli USA. Giornalista, saggista e romanziere, è considerato uno dei maggiori scrittori irlandesi contemporanei.
Tra i suoi libri tradotti in italiano ricordiamo: Sud (Fazi, 1999); Il faro di Blackwater (Fazi, 2002) e Il testamento di Maria (Bompiani 2014), finalisti al Booker Prize; The Master (Fazi, 2004), vincitore dell’IMPAC Award; Madri e figli (Fazi, 2007); Fuochi in lontananza (Fazi, 2008); Brooklyn (Bompiani, 2009), vincitore del Costa Novel Award; La casa dei nomi (Einaudi 2018).
Tóibín è stato inoltre direttore di due riviste irlandesi, ‘InDublin’ e ‘Magill’, e ha collaborato a ‘The Sunday Independent’ e ‘The London Review of Books’.
I suoi libri sono stati tradotti in circa venti lingue.