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Padroni dei dati, padroni del mondo

dati


Chi controlla le scorte alimentari controlla la gente; chi controlla l’energia può controllare interi continenti; chi controlla il denaro può controllare il mondo.

È una celebre frase di Henry Kissinger, una mente a dir poco brillante, ancorché personaggio controverso. Questa espressione deve peraltro essere oggi rivista e integrata specificando che

Chi controlla i dati può controllare tutto e tutti.

Il concetto che la rete sia una miniera di dati, sia personali che no, è certamente valido ed ormai appurato. L’ampia diffusione di dispositivi connessi ad Internet e l’enorme flusso di informazioni che vengono scambiate ogni giorno hanno reso la rete una fonte inesauribile di dati.

Questi dati possono essere sfruttati in molti modi per generare valore e conoscenza.

Facebook, Google, Microsoft, ma anche molte altre aziende, hanno i loro archivi pieni di informazioni che, probabilmente, i servizi segreti di tutti gli Stati non hanno mai raccolto.

Oltretutto, ricevono costantemente questa mole di notizie direttamente dai singoli interessati, gratuitamente; ergo senza fare alcuna fatica.

Inoltre, mentre per i servizi segreti talvolta era difficile usare le informazioni raccolte a causa della mancanza di strumenti, oggi aziende anche non di dimensioni come quelle menzionate dispongono della tecnologia per farlo.

E se decidessero davvero di farlo? Direttamente o mettendo questi dati a disposizione di una nazione o di un partito politico? Potrebbero davvero dominare il mondo? O magari limitarsi ad un settore specifico ma con conseguenze che potrebbero essere devastanti.

Quando si parla di “dominare il mondo” attraverso il controllo dei dati, si sollevano questioni complesse, che vanno oltre il mero sfruttamento delle risorse digitali ma toccano anche l’etica e la geopolitica.

Il controllo dei dati può conferire un potere enorme a coloro che li gestiscono, poiché essi rappresentano non solo informazioni, ma anche il potenziale per influenzare le decisioni e le azioni di individui, organizzazioni e persino intere società fin dalle piccole decisioni.

Questo potere può essere sfruttato per fini economici, politici, sociali o persino militari. Ad esempio, le aziende possono utilizzare i dati per profilare i consumatori e guidare strategie di marketing mirate. E lo fanno tramite gli algoritmi di ricerca sui social.

I politici possono utilizzare i dati per comprendere e influenzare le opinioni pubbliche, plasmando così il risultato delle elezioni e le politiche governative.

Allo stesso modo, i governi possono utilizzare i dati per monitorare e controllare i loro cittadini, minando così le libertà individuali e i diritti umani.

Diventa quindi importante sottolineare come il controllo dei dati comporti una grande responsabilità. Il modo in cui i dati vengono raccolti, trattati e utilizzati può avere conseguenze significative sulla società nel suo complesso e sulla vita delle persone.

Il loro abuso può portare alla discriminazione, alla violazione della privacy, alla perdita di autonomia individuale e alla manipolazione delle masse.

E chi lo permette siamo noi, quotidiani utilizzatori della rete che, più o meno avventatamente facciamo sapere che preferiamo i cani ai gatti, il gelato al tiramisù o la pizza con le cipolle invece della capricciosa. Il controllo inizia da questo.

Pertanto, è fondamentale che il potere derivante dalla gestione dei dati venga esercitato in modo responsabile e etico. Questo significa garantire la trasparenza nell’uso dei dati, rispettare la privacy e la sicurezza delle persone, e proteggere i diritti umani e le libertà individuali.

Ma le grandi aziende, che sicuramente lo sanno, lo vogliono davvero?

In Europa il GDPR è potenzialmente un freno importante allo strapotere delle cosiddette Big Data Companies, ma la sua non ancora piena applicazione e il disinteresse dei singoli verso la loro privacy, fanno pensare diversamente.

Forse è il momento di creare una governance globale efficace dei dati che coinvolga sia il settore pubblico che quello privato, insieme alla partecipazione attiva della società civile.

Autore Gianni Dell'Aiuto

Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.

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