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‘Pacchiello’: intervista a Roberto Capasso

'Pacchiello' Roberto Capasso


L’opera, tratta da un testo di Pasquale Ferro, per la drammatizzazione di Roberto Ingenito e la regia di Roberto Capasso, fa incetta di premi al prestigioso festival ‘MonoDrama 2019’

Dopo più di tre anni dalla recensione di quello che allora definimmo “Spettacolo coinvolgente e ricco di spunti interessanti che, partendo dal ‘Riccardo III’’ di Shakespeare, ne rielabora il plot per dar vita ad una storia nuova, ambientata in una “Napoli ubriaca e senza pudore”, in cui si sprigionano suoni neomelodici evocativi”, torniamo ad occuparci di ‘Pacchiello, venditore ambulante di taralli grandi grandi grandi e guai neri neri’, monologo crudele e struggente, diretto e interpretato dall’ottimo Roberto Capasso.

Che la pièce avesse in sé molteplici chiavi di successo era palese. Innanzitutto la trama, che, pur partendo da una favola, si snoda tra grovigli di sgradevoli situazioni in cui troneggia la figura dell’antieroe per eccellenza, quello strozzino che in nome del Dio Denaro piega tutti al suo volere, cravattaro per il quale, alla fine, si prova anche compassione, per la mania autodistruttiva a cui soggiace e per l’estrema solitudine di cui trasuda.

In secondo luogo, lo stesso Roberto Capasso, talentuoso, credibile ed empatico nei panni di untore di debiti, la cui esistenza è volta tutta ad ottenere quel potere di cui poi sarà schiavo e che lo priverà di ogni briciolo di dignità.

Infine, le tradizioni partenopee che, facendo da sfondo a quelle luride vicende narrate, unte come i taralli che in vecchiaia, ormai cieco e detronizzato, Pacchiello tenta di vendere ai passanti, provano ad amalgamarsi, pur restando ingombranti, con i suoni neomelodici di cui la città partenopea è intrisa.

Un racconto a ritroso dal momento della caduta a quello dell’ascesa per poi cadere definitivamente sconfitto da se stesso.

Nel corso degli anni lo spettacolo è stato portato un po’ ovunque in tournée, vincendo il 1° dicembre scorso il V Festival ‘MonoDrama’ 2019 Monologue Dramatique per miglior regia e miglior spettacolo. Approfittiamo di questo premio per approfondire con Roberto alcuni aspetti della rappresentazione.

‘Pacchiello’ è liberamente tratto dal ‘Riccardo III’ di Shakespeare, da cui sicuramente riprende una figura di ‘Principe tragico’. Quali gli ulteriori punti di contatto e le principali differenze?

‘Pacchiello, venditore ambulante di taralli grandi grandi grandi e guai neri neri’ è uno spettacolo di Pasquale Ferro, tratto dal suo romanzo ‘Mercanti di anime e usura’, di cui io curo la regia.

La drammatizzazione è di Roberto Ingenito, assistenti alla regia sono lo stesso Roberto e Maria Chiaravalle. Con il loro fondamentale supporto ne è uscito questo lavoro e abbiamo pensato di ispirarci al ‘Riccardo III’ di Shakespeare perché alcune caratteristiche del personaggio ci portavano a lui, fino a citare alcune battute del bardo e ad omaggiare Leo de Berardinis, grande attore e regista, che ne fece una sua personale interpretazione. Infatti il monologo si conclude con l’ascolto delle sue battute con un registrato della sua voce.

In scena sei regista di te stesso, in quello che, sostanzialmente, è un monologo. Che tipo di lavoro presuppone un testo del genere, nella doppia veste?

Nel vestire i panni di Pacchiello ho avuto molte difficoltà essendo un uomo molto cattivo, ma allo stesso tempo, per quanto non condivisibile, il suo modo di vivere mi ha fatto tenerezza perché acquista potere per rifugiarsi dal suo complesso di bruttezza e diversità, distruggendo ogni tipo di sentimento che incontra nella vita, come amicizia e amore, ma, in fondo, con lo scopo di annientare prima di tutto se stesso.

Ricoprire la duplice veste di attore e regista non è mai facile, una buona riuscita dipende sempre dal tipo di opera. In questo caso è stata funzionale, perché il tipo di scrittura lo permetteva; difatti, oltre a vivere la storia io la racconto sia da narratore che da regista appunto e, a volte, insceno anche altri personaggi che il protagonista incontra.

Anche il tipo di scenografia che mi sono inventato, realizzata da Luca Evangelista, mi aiuta molto in questo; un semplice portapacchi da supermercato, a seconda dei luoghi, che sia la casa o la discoteca durante la festa dei Gigli, si trasforma in altro e, se vogliamo, in quel momento il ruolo di regista predomina su quello dell’attore e viceversa, ma risulta comunque vincente coincidendo nella medesima persona.

Pacchiello ha recentemente trionfato al Festival ‘MonoDrama’ 2019 Monologue Dramatique, premiato per la miglior regia e come miglior spettacolo. Oltre la soddisfazione apre altri scenari. Che prospettive?

Sono contento di avere vinto la V edizione del festival ‘MonoDrama’ a Sala Consilina (SA) che è stato organizzato dall’Associazione culturale Cooperativa culturale La cantina delle arti nella persona di Enzo D’Arco e Antonella Giordano.
Si tratta di una bella realtà teatrale di sala che organizza tante iniziative, senza fondi pubblici, con grande passione e professionalità. Auguro loro grande fortuna.

Sono felice di questo premio a prescindere dal riconoscimento personale, riconoscimento che condivido con tutti i miei collaboratori, Pasquale Ferro, Maria Chiaravalle, Roberto Ingenito, Pina Sorrentino, Gianni Pinto, Luca Evangelista: è tutta nostra la fatica! Inoltre, l’aver vinto questo premio mi ha portato, di diritto, ad essere in concorso nel cartellone 2020, il 15 marzo, al Festival di Teatro XS di Salerno, al Teatro Genovesi.

Attore, regista, formatore di nuovi talenti con il tuo laboratorio, quali progetti per il futuro?

Da otto anni, a San Giorgio a Cremano (NA) con l’associazione Illo tempore, nelle persone di Sara Portolano e Franco Castellano, nel periodo tra ottobre e giugno con spettacolo di fine anno, dirigo un laboratorio di teatro. Splendida esperienza.

Il laboratorio è rivolto a tutti, non solo e non tanto a quelle persone che vogliono intraprendere questa strada per farne poi un mestiere, ma a chi vive il teatro come fonte di aggregazione sociale, rispettando le regole di quello che alla fine è un gioco.   

Quanto ai miei impegni di questa stagione, oltre ad aver ripreso come collaborazione alla regia al riallestimento di ‘Signorine’ di Gianni Clementi per la regia di Pierpaolo Sepe, che vede in scena due grandi attrici, Isa Danieli e Giuliana De Sio, spettacolo di successo già dallo scorso anno in giro per l’Italia, sarò regista assistente della pièce ‘Scende giù per Toledo’ di Giuseppe Patron Griffi, in scena dall’8 al 10 maggio al Teatro Sannazaro di Napoli. È un bellissimo monologo diretto e interpretato da Arturo Cirillo, artista con il quale collaboro da vent’anni, mio grande punto di rifermento. Tra marzo e aprile, poi, dirigerà uno stage con gli allievi della scuola del Mercadante e io sarò suo collaboratore.

Inoltre, ho debuttato da pochi giorni nell’allestimento ‘L’uomo, la bestia e la virtù’ di Luigi Pirandello per la regia di Paolo Spezzaferri, progetto teatro – scuola a cura del Teatro Pubblico Campano spettacolo solo per matinée, grande esperimento per creare gli spettatori di domani.

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.

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