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Osservazioni evoluzionistiche sul Coronavirus

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Andrea S. Camperio Ciani e Gianluca Musumeci


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La contagiosità aumenta e la mortalità diminuisce anche naturalmente

Questo rapporto origina da una video-lezione pubblica tenuta agli studenti dell’Università di Padova, in data 30 maggio 2021, dal titolo ‘Corona virus e riscaldamento globale’, caricata su YouTube ed immediatamente censurata, nonostante le proteste. Video disponibile su richiesta.

Ne è seguita la stesura della presente ricerca, presentata prima al prof. Crisanti, in data 11 novembre, a supporto delle osservazioni evoluzionistiche che si ritenevano utili da fornire per la discussione pubblica, sul Covid Sars-2, che non è seguita.

Successivamente presentata alla Commissione DuPre, (Dubbio e Precauzione), e descritta in una video-conferenza della commissione stessa, durante il Convegno tenuto a Torino, presso l’International College of Turin, in data 8 dicembre.

Si presenta per la pubblicazione su ExPartibus, in data 21 dicembre, in forma integrale, con il solo addendum finale, riguardante i nuovi dati scientifici sopraggiunti sulla variante Omicron, che si comporta esattamente secondo le previsioni evoluzionistiche presentate, di maggior contagiosità e molto minore letalità, sebbene durante la stesura del documento non se ne conoscesse ancora nessuna caratteristica.
Andrea S. Camperio Ciani
Professore Ordinario di Etologia e Psicologia Evoluzionistica Forense
Dip. di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata

A cura di:
Prof. Andrea S. Camperio Ciani – Università di Padova – Commissione DuPre, (Dubbio e Precauzione)
Dott. Gianluca Musumeci – Università Ca’ Foscari di Venezia Commissione DuPre, (Dubbio e Precauzione)

1. Introduzione

Questo rapporto indaga la diffusione del virus Covid-19 da un punto di vista evoluzionistico, secondo la teoria dell’evoluzione darwiniana.
Vi sono numerosi studi evoluzionistici che studiano l’evoluzione dei virus in relazione agli organismi eucarioti multicellulari.

Vi è addirittura una ben consolidata ipotesi che l’evoluzione della sessualità negli organismi multicellulari si sia originata e diffusa per contrastare il parassitismo dei virus, creando una corsa evolutiva fra i virus, i quali necessitano parassitare gli ospiti multicellulari, e gli ospiti che necessitano contrastare contaminazioni ed infezioni virali, secondo la cosiddetta “Red queen hypothesis”#.

Possiamo considerare per semplicità questo rapporto come un rapporto fra prede e predatori, che evolvono contemporaneamente verso specializzazioni sempre maggiori: gli uni per invadere gli ospiti, e gli ospiti per evadere i virus, fino a che si raggiunge un cosiddetto equilibrio dinamico, in cui nessuno vince e nessuno soccombe#.

Per usare un esempio significativo di un tipico rapporto in equilibrio, possiamo considerare il ghepardo e la gazzella di Thompson: il ghepardo, nel tempo, ha evoluto tecniche e capacità sempre maggiori di correre. In tal modo, può raggiungere e predare le gazzelle di Thompson, grazie all’effetto selettivo che, contemporaneamente, elimina i predatori più lenti, incapaci di predare le gazzelle, e permette l’evoluzione di corse sempre più veloci#.

Conseguentemente, si assiste ad un equilibrio dinamico di una popolazione contenuta di ghepardi sufficientemente veloci, tali da predare, rincorrendo, solo gazzelle ferite, malate o anziane, e di gazzelle che, almeno quelle sane e giovani, leggermente più veloci dei ghepardi. Quindi, nessuna delle due specie si estingue, ed entrambe prosperano e si rinvigoriscono progressivamente a vicenda, con andamento dinamico secondo le ben note equazioni di Lotka e Volterra#.

I virus si comportano nello stesso modo: necessitano, per la loro riproduzione, di invadere le cellule eucariote, ossia le uniche che possiedano il necessario per consentire al virus di diffondersi e di moltiplicarsi, ed il sistema immunitario degli ospiti, che identifica il virus, e lo distrugge prima delle infezioni. La sessualità accelera il processo di difesa immunitaria dai vari virus che si evolvono e tentano di invaderli, e, dall’altro canto, il costante processo di mutazione dei virus genera nuove varianti per invadere gli ospiti#.

In quest’ottica si comprende bene, da un punto di vista evoluzionistico, quanto, progressivamente, si generi un equilibrio dinamico in cui nessuno dei due organismi si estingua, ed entrambi, gioco forza, debbano convivere.

I virus, evoluti in un organismo, riescono a parassitarlo in parte, e l’organismo ospite riesce a difendersi, a meno che le sue difese immunitarie siano insufficienti o malate. Lo stesso processo evolutivo che si manifesta rispetto a ciò che accade fra ghepardi e gazzelle: solo gli ospiti più fragili soccombono, ed i virus più recenti e contagiosi si diffondono#.

A riprova del suddetto processo evolutivo, fra ospiti e virus, vediamo che tutti i virus endemici nell’uomo, come herpes, papilloma, rubella, morbillo, e, soprattutto, quelli a diffusione aerea, come raffreddore ed influenza, che necessitano della respirazione dell’ospite, sia per contagiarlo, sia per diffondersi, progressivamente creano un equilibrio dinamico, in cui i virus non hanno nessun vantaggio ad ucciderlo, e lo fanno solo accidentalmente per gli individui troppo fragili, con il sistema immunitario compromesso. Gli ospiti, altresì, sopravvivono pur infettandosi con virus meno letali e più contagiosi#.

In questa prospettiva evoluzionistica, da più parti confermata dai biologi evoluzionistici#, si capisce chiaramente che le strategie evoluzionistiche di tutti i virus sono:

1) l’evoluzione verso una maggiore contagiosità;

2) una sempre minore letalità, per aumentare le proprie prospettive di diffusione.

Dall’altra parte, gli ospiti, attraverso la riproduzione, e nuove generazioni di individui, sempre più evoluti e sensibilizzati dal punto di vista immunitario, contrastano l’infezione da virus, che hanno parassitato le generazioni precedenti.

I virus, con l’obiettivo di aumentare le proprie possibilità di contagio, a volte tentano di invadere nuove specie, e, quando ci riescono, si ritrovano un ospite con caratteristiche diverse da quelli in cui si sono evoluti. Conseguentemente, non essendo in equilibrio dinamico, se riescono a sopravvivere nel nuovo ospite, spesso si rivelano eccessivamente letali e molto poco contagiosi. Grazie alle rapidissime mutazioni di cui sono capaci i virus, essi evolvono rapidamente in varianti più contagiose, perché sono le uniche che possono soppiantare e diffondersi meglio delle più primitive, ovvero quelle meno contagiose che non riescono a diffondersi.

Contemporaneamente, evolvono mutazioni sempre più adatte a far sopravvivere l’ospite più a lungo, consentendo a loro stessi di diffondersi più a lungo nel tempo. Infatti, qualora si generassero varianti più letali, uccidendo l’ospite, esse si diffonderebbero in modo minore rispetto alle più primitive, in quanto riuscirebbero a contagiare per un periodo inferiore.
Progressivamente, il virus iniziale si evolve nella nuova specie di ospite, generazione dopo generazione (spesso in pochissimo tempo: giorni o settimane), con varianti sempre meno letali e sempre più contagiose.

Un esempio classico è costituito dal virus dell’influenza H1A1, che si è evoluta originandosi dall’assai letale “Spagnola”, ed oggi si è evoluto in un virus pandemico contagiosissimo, tanto che, nell’arco di una stagione invernale, in Italia, nel 2015 ha contagiato 11 milioni di individui, uccidendone solo 10.000, fra gli individui più fragili e già gravemente compromessi poiché anziani o con più patologie.

1.1 Effetto gregge

I virus competono l’uno con l’altro, e lo stesso fanno gli ospiti. Quando un virus invade un organismo, rende, talvolta, impossibile che venga invaso da altri virus della stessa linea. I sistemi immunitari degli ospiti, che combattono contro i nuovi virus, imparano rapidamente a contrastarne eventuali nuove invasioni. Tutto ciò è alla base del principio di vaccinazione: allertare il sistema immunitario per difendersi dalla diffusione e moltiplicazione dei virus. Ciò può avvenire, però, con i virus poco variabili che non riescono a diffondersi e moltiplicarsi negli individui vaccinati. In tal modo, gli individui non vaccinati e, conseguentemente, contagiabili vengono resi sempre più rari e diluiti.

In questo caso, si parla di effetto gregge, ossia rendere sempre più improbabile la trasmissione del virus: il numero dei contagiati è tale che riuscire a contagiare i pochi non vaccinati diventa sempre più impegnativo per il virus, fino a farlo estinguere, come nel caso del vaiolo.

L’effetto gregge funziona, però, solo con i virus poco variabili e che, a seguito del vaccino, non invadono i vaccinati. Altresì, con i virus molto variabili, gli individui vaccinati non impediscono alle nuove varianti di invaderli, diffondersi, e moltiplicarsi, rendendo l’effetto gregge impossibile, in quanto ogni nuova variante può invadere tutta la popolazione e non solo i non vaccinati.

In questo rapporto, è evidente che, sulla base delle conoscenze evoluzionistiche, finora mai confutate dall’evoluzione di virus ed ospiti, anche il virus Covid-19 ha effettuato un salto di specie recentemente, invadendo la nostra specie con forme poco adattate all’uomo, e, quindi, poco contagiose e molto letali.

Tuttavia, a causa della rapida evoluzione di questi coronavirus, in cui, data la loro alta variabilità, l’immunizzazione degli ospiti è solo parziale, i vaccinati, pur soccombendo meno, restano contagiosi perché le nuove varianti del virus si moltiplicano e si diffondono.

Infatti, come tutti gli altri virus, variante dopo variante (inglese, brasiliana, sudafricana, delta, nuova sudafricana, e recentemente la Omicron), il Covid-19 sta evolvendo con nuove varianti, che, rapidamente, soppiantano le precedenti, in forme più contagiose, e sempre meno letali, veicolate sia da individui vaccinati sia da quelli non vaccinati.

A riprova che questo fenomeno evoluzionistico inevitabile, e ben noto, stia avvenendo anche nel virus Covid-19, presentiamo una serie dati empirici, tutti provenienti da fonti ufficiali, come i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, dal CTS, e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Osservatorio Internazionale per la diffusione della pandemia da Covid-19.

2. L’effetto gregge non può funzionare

Nel grafico che segue, vi è un confronto fra il numero degli individui vaccinati e quelli contagiati positivi per classe di età.

Fonte: ISS#

individui vaccinati e quelli contagiati positivi per classe di età.
Individui vaccinati e contagiati positivi per classe di età

Come si può evincere dai grafici, via via che aumenta la frequenza dei vaccinati rispetto ai non vaccinati, in maniera corrispondente aumenta la frequenza dei contagiati vaccinati. L’effetto nella fascia di età più anziana, quindi più a rischio, è decisamente maggiore#.

Confronto fra la diffusione degli individui completamente vaccinati, parzialmente e non vaccinati e la distribuzione dei contagi, ospedalizzazioni, ricoveri in terapie intensive, e decessi, negli over 80+.

Mortalità
Mortalità 80+

Come si può osservare nel primo grafico, i non vaccinati si riducono progressivamente e raggiungono un plateau a giugno 2021, senza poi diminuire più significativamente. I morti vaccinati, anche con doppia dose, aumentano costantemente, e non raggiungono mai un plateau, come, invece, dovremmo aspettarci qualora i contagi derivassero esclusivamente dalla frequenza della popolazione non vaccinata.

Evidenza, quindi, che i vaccinati si contagiano fra di loro. E questo fenomeno aumenta di molto, perché coloro che credono di essere immuni al contagio, con Green Pass si assembrano di più e si tamponano di meno, rispetto ai non vaccinati.

3. La contagiosità sta aumentando ondata dopo ondata

Regressioni positivi
Regressione fra percentuale vaccinati e numero di contagiati per 100mila abitanti fra i seguenti stati mondo: Italia, Francia, Germania, Spagna, Svezia, Portogallo, Inghilterra, Polonia, Olanda, Grecia, Albania, Croazia, Macedonia, Ungheria, Bulgaria, Ucraina, Svezia, Norvegia, Finlandia, Belgio, Rep. Ceca, Slovacchia, Irlanda, Austria, Stati Uniti, Alabama, Alaska, Arizona, Arkansas, California, Colorado, Connecticut, Delaware, District of Columbia, Florida, Georgia, Hawaii, Idaho, Illinois, Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Maine, Maryland, Massachusetts, Michigan, Minnesota, Mississippi, Missouri, Montana, Nebraska, Nevada, New Hampshire, New Jersey, New Mexico, New York, North Carolina, North Dakota, Ohio, Oklahoma, Oregon, Pennsylvania, Rhode Island, South Carolina, South Dakota, Tennessee, Texas, Utah, Vermont, Virginia, Washington, West Virginia, Wisconsin, Wyoming, Argentina, Brasile, Perù, Nicaragua, Venezuela, Colombia, Cile, Messico, Guatemala, Honduras, El Salvador, Costarica, Giamaica, Rep. Dominicana, Canada, Thailandia, Malesia, Vietnam, Cambogia, Giappone, Laos, Birmania, Israele, Emirati Arabi, Siria, Turchia, Bangladesh, Indonesia, Iran, Iraq, Filippine, Taiwan, Mongolia, Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan, Afghanistan, Pakistan, Corea del Sud, Arabia Saudita, Nepal, Ladak, Russia, India, Sud Africa, Nigeria, Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Sri Lanka, Congo, Madagascar, Mozanbico, Kenya, Tanzania, Etiopia, Australia, Nuova Zelanda (Fonte Our World in Data Oxford University).

Nel suddetto grafico è presente la prova che l’effetto gregge non esiste: nelle ascisse è presente la percentuale di vaccinazione, mentre nelle ordinate vi è il numero di contagiati giornaliero per milione di abitanti per i più rappresentativi stati mondiali. È palese che la diffusione del virus aumenti indipendentemente dal numero dei vaccinati, dimostrazione che l’effetto gregge non funzioni.

Gli stati più vaccinati invece di avere una diminuzione dei contagiati (grazie al presunto effetto gregge), al contrario sono quelli più contagiati, anche se la regressione non è significativa: sicuramente un effetto gregge non esiste.

Vi è, inoltre, una seconda prova che attesta che i contagi aumentino nonostante il numero di vaccinati in Italia passi da 0% ad oltre 85%.

I dati sul campionamento di 395.839 docenti sparsi in tutta Italia, effettuato nei mesi di agosto – settembre 2020, hanno rivelato solo circa 22 totali positivi al tampone molecolare (i dati sono stati estratti da pubblicazioni giornalistiche locali e nazionali poiché il Commissario straordinario Arcuri non ci ha mai comunicato i dati ufficiali, nonostante diverse richieste tramite PEC, comunque sono stati confermati da uno studio condotto dall’Università di Oxford, a cui, apparentemente, il Commissario, ha fornito i dati).

Volendo anche approssimare per eccesso, raddoppiando il dato a 40 positivi, la positività totale risulterebbe pari a 10 contagiati ogni 100.000 campionati. È importante ricordare che, nel mese di settembre 2020, nessuno degli insegnanti poteva essere vaccinato.

Esaminando i dati relativi ai tamponi rapidi effettuati nelle farmacie e presso le ASL a partire dal 15 ottobre 2021, su tutti i lavoratori non vaccinati che necessitano di green pass, abbiamo una media giornaliera di 340.357 test effettuati e una media giornaliera di 331 soggetti positivi.

La percentuale dei positivi, quindi, calcolata sulla media a partire dal 15 ottobre 2021 al 7 novembre 2021 restituisce un valore di oltre 100 contagiati ogni 100.000 campionati. Quest’ultimo dato suggerisce che i contagiati attualmente positivi in Italia siano 60.000, mentre i morti sono meno di sessanta in media con una mortalità di 1 per mille soggetti effettivamente contagiati.

Questo confronto è essenziale poiché, rispetto ai tamponi effettuati sui contagiati, sia gli insegnanti nel settembre 2020, sia i lavoratori non vaccinati nel novembre 2021, che necessitano di Green Pass per lavorare, sono entrambi campioni simili, casuali ed indipendenti da bias derivanti da sintomi, o rapporti stretti con soggetti già positivi, come tutte le altre forme di indagine che possiedono, invece, questo grave bias per stimare l’effettiva incidenza dei contagi Covid.

Rispetto allo scorso anno, il numero di contagiati in due campioni omologhi ed indipendenti privi di bias è aumentato di 10 volte ed il numero di morti è estremamente basso attualmente.

Popolazione Positivi Positivi per 100mila
Docenti settembre 2020 395.839 22 6
Lavoratori per Green Pass ottobre 2021 350.357 331 94

Tutti i soggetti campionati indipendentemente dai sintomi e mai vaccinati, con composizione di classi di età-sesso simili (lavoratori).

Positivi per 100.000

4. La letalità sta diminuendo, non solo grazie al vaccino

Per dimostrare che la letalità sta diminuendo anche nei non contagiati, mostriamo che, indipendentemente dall’effetto del vaccino, vi è una sostanziale evoluzione del Covid19, attraverso il susseguirsi di nuove varianti, che riducono progressivamente l’impatto sulla mortalità degli ospiti.

Possiamo effettuare tre diversi calcoli tutti che conducono con frequenze diverse verso lo stesso effetto di riduzione della mortalità:

1. Con il primo confrontiamo il primo picco di mortalità, il secondo picco di mortalità e la mortalità attuale, presumendo che tutti i morti siano non vaccinati. Otteniamo quindi una media di 10,64 morti su un milione di abitanti nel primo picco, 10,48 su milione di abitanti nel secondo picco, e 2,8 morti per milione di abitanti su una popolazione di circa 12 milioni di non vaccinati alla data della stesura di questa analisi

2. Attraverso un secondo metodo, possiamo confrontare l’ultima settimana di mortalità del sottogruppo di non vaccinati nel 2021, rispetto alle medesime date nel 2020 dell’intera popolazione, che al tempo, non era vaccinata. Nel 2020 (nell’ultima settimana di ottobre) avevamo circa 5,35 morti per milione di abitanti, mentre, nell’ultima settimana del mese di ottobre 2021, abbiamo circa 2,8 morti per milioni di abitanti su un campione di circa 12 milioni di non vaccinati.

Decessi
Mortalità nella classe d’età 60-79
Mortalità nella classe d’età 80+
Mortalità nella classe d’età 80+

3. Infine, con un terzo metodo, basandoci sui dati dell’ISS, se si parte dai dati della stessa settimana di un anno fa, che ricordiamo erano 5,35 per milione, considerando che la media recente di morti giornalieri (considerando l’ultima settimana di ottobre) è di 33-35 morti per giorno, e che i dati ISS indicano che la mortalità dei vaccinati, è circa il 50% della mortalità totale da Covid-19 attualmente (questo considerando ragionevolmente che,  nella fascia 60-79 anni, la mortalità relativa dei vaccinati è pari a circa il 40% del totale, mentre quella nella fascia di età 80+ è e pari a circa il 75%: abbiamo, quindi, approssimato una percentuale media del 50% di mortalità a carico della popolazione di vaccinati).

Quindi si ricava che la metà dei morti attuali imputabili al campione dei non vaccinati si dimezzi, con un valore di circa 11-12 al giorno, arrivando, quindi, a circa 1,4 morti per milione di abitanti non vaccinati, che ricordiamo sono, circa, pari a 12 milioni.

È palese ed indiscutibile che i morti vaccinati sono pari a circa 0,4 morti per milione di abitanti, considerando che i vaccinati sono circa 48 milioni, quindi con una mortalità molto più bassa dei non vaccinati.

Comunque, la mortalità dei non vaccinati in un anno è diminuita da 5,35 a 1,4, senza alcun contributo da parte del vaccino!

Attraverso tutti i tre metodi indipendenti si evince, chiaramente, la drastica riduzione di mortalità operata dalle nuove varianti covid-19 rispetto alla variante originaria. Ovvero, il virus si è evoluto e si evolverà ulteriormente verso una drastica riduzione di mortalità, come è successo esattamente nel 1919 con l’influenza spagnola, senza cure né vaccini.

MORTI GIORNALIERI PER MILIONE DI ABITANTI NON VACCINATI (media settimanale)
MORTI GIORNALIERI PER MILIONE DI ABITANTI NON VACCINATI (media settimanale)

5. Mortalità e contagi a livello mondiale

Considerando i dati# pubblicati dall’osservatorio internazionale sul covid-19, fra quasi tutti i Paesi del mondo (alcuni sono troppo piccoli ed altri non forniscono dati all’osservatorio), essi mostrano chiaramente che, a livello mondiale, non vi è nessuna correlazione fra la frequenza di quanti siano stati vaccinati e quanti siano morti in quel dato Paese.

Regressione Morti
Regressione morti

Si evince che, a tutt’oggi, non vi è una relazione significativa negativa tra numero di vaccinati e mortalità: anzi, spesso essa è positiva. Tale scenario si verifica in tutto il mondo tranne che negli Stati Uniti ed in Europa, dove vi è anche stata la maggiore incidenza di mortalità e di contagio rispetto al resto del mondo.  I suddetti due continenti sono anche quelli col più alto numero di anziani del mondo. Negli altri, addirittura, più aumentano i vaccinati più aumentano i contagi.

6. L’andamento dell’influenza Spagnola negli USA

Andamento dell'influenza Spagnola negli USA - Fonte: National Geographic
Andamento dell’influenza Spagnola negli USA – Fonte: National Geographic

“The studies reached another important conclusion: That relaxing intervention measures too early could cause an otherwise stabilized city to relapse. St. Louis, for example, was so emboldened by its low death rate that the city lifted restrictions on public gatherings less than two months after the outbreak began. A rash of new cases soon followed. Of the cities that kept interventions in place, none experienced a second wave of high death rates”. (See photos that capture a world paused by Coronavirus.)

Traduzione:
“Gli studi sono giunti a un’altra conclusione importante: ammorbidire le misure di intervento troppo presto potrebbe causare la ricaduta di una città altrimenti stabilizzata. St. Louis, per esempio, è stata incoraggiata a riaprire dal suo basso tasso di mortalità, tanto che la città ha revocato le restrizioni alle riunioni pubbliche meno di due mesi dopo l’inizio dell’epidemia. Presto seguì un’esplosione di nuovi casi. Delle città che hanno mantenuto le misure di intervento, nessuna ha sperimentato una seconda ondata di alti tassi di mortalità” . (Vedi foto che ritrae il mondo paralizzato dal Coronavirus).

Nel 1918 gli studi hanno trovato che la chiave per appiattire la curva dei contagi e morti era il distanziamento sociale. Tale strategia rimane valida anche per il Covid-19. C’è un immenso tesoro di informazioni storiche utilissime che, solo adesso, hanno cominciato ad essere sfruttate per migliorare le nostre strategie.

L’epidemiologo Stephen S. Morse della Columbia University afferma#:
“La lezione del 1918, se ben compresa, potrebbe aiutarci a non ripetere la stessa storia oggi”, ma sembra che purtroppo egli sia andato inascoltato

Fonte: PNAS#

Excess death

In ogni caso, sebbene l’influenza spagnola fosse molto letale, le strategie di distanziamento della prima fase hanno influenzato, in maniera determinante, la seconda ondata.

A prescindere dall’allentamento delle strategie di distanziamento, non vi sono state terze ondate, pur senza vaccini e cure particolari (non c’era neanche la penicillina, scoperta nel 1928).

7. La mortalità in eccesso rispetto all’atteso: il caso dell’Italia

Italia - Fonte Euromomo
Italia – Fonte Euromomo

In questo grafico si osserva la media di decessi, anno per anno in Italia, confrontata con la frequenza attesa di mortalità rispetto agli anni precedenti.

Si osserva, innanzitutto, che vi sono picchi di mortalità in eccesso ogni anno in corrispondenza delle epidemie di influenza stagionale che avvengono in inverno.

A parte il 2017, in cui si osserva un picco relativamente eccezionale, si apprezza che nelle prime due ondate prima e dopo l’estate 2020, con picchi estremamente alti di mortalità, da allora in poi non si palesa nessun picco di mortalità in eccesso rispetto all’atteso: significa, in pratica, che il virus si è attenuato nella norma delle minori influenze stagionali.

Attualmente non vi è più mortalità in eccesso. A fronte di un campione di 12 milioni di non vaccinati, probabilmente dovrebbe risultare un eccesso di mortalità.

8. L’influenza Coronavirus non è ancora arrivata al suo equilibrio dinamico nell’uomo

La pandemia di influenza del 2009 ha colpito prevalentemente bambini e giovani adulti, e l’impatto della pandemia H1N1 pdm09 del 2009, per esempio, durante il primo anno è stata meno severa delle epidemie precedenti.  Tuttavia, si stima che la mortalità della pandemia H3N2 ha colpito lo 0.03% della popolazione nel 1968, mentre la Spagnola H1N1 ha falciato dall’1 al 3% della popolazione mondiale, nel 1918-1920. Si stima, comunque, che, dallo 0.001% al 0.007% della popolazione mondiale sia morta a causa delle complicazioni polmonari associate all’H1N1 pdm09 durante la pandemia del 2009.

Solo ad agosto 2010, il WHO ha dichiarato cessata l’influenza pandemica H1N1, comunque il virus continua a circolare come influenza stagionale, molto attenuato, sebbene causi malattie, ospedalizzazioni e morti in tutto il mondo ogni anno da allora. (Fonte: The 2009 H1N1 Pandemic: SummaryHighlights, April 2009 – April 2010).

Nel 2015 l’influenza stagionale, in circa 4 mesi, ha contagiato l’11% della popolazione italiana. Il covid-19, in due anni, ha contagiato meno dell’8% della popolazione#.

L’influenza stagionale è arrivata ad uccidere, nel 2015, circa 8000 persone nell’arco di 4 mesi#. Anche il 2017 – 2018, in Italia, è stato un anno pessimo di mortalità in eccesso da influenza, nella popolazione generale. In quella stagione sono stati dominanti nel virus i tipi B, ed A dei ceppi A/H1N1pdm09. Tra i casi gravi e severi, soprattutto fra i decessi, più della metà dei casi sono stati causati dal virus A/H1N1pdm09.

Durante la diciassettesima settimana del 2018, per esempio, la mortalità è avvenuta con una media giornaliera di 184 decessi, questo da influenza stagionale nel 2018#.

Il Covid-19 attualmente (fine ottobre 2021) si è attenuato e sta uccidendo circa 30-40 persone al giorno: meno del picco di influenza del 2018, e con una aspettativa di mortalità annuale (se, contro le nostre previsioni, non de-crescesse ancora e rimanesse costante la mortalità) ad un totale annuo di 15.000 morti, circa.

Il Coronavirus è più letale dell’influenza, dato che, in 15 mesi, (fra la prima e la seconda ondata) ha ucciso circa 100.000 persone. È indubbio che la mortalità del covid-19 sia stata mitigata dai vaccini, che, altresì, hanno mitigato parzialmente anche l’influenza stagionale, anno dopo anno.

Sostanzialmente, le influenze stagionali sono altamente contagiose e relativamente poco letali. Il Coronavirus è relativamente poco contagioso, ma la contagiosità sta progressivamente aumentando.

La letalità nei non vaccinati è passata da 100.000 morti in 12 mesi (fine febbraio 2020 – inizio marzo 2021) a un potenziale numero di circa 10.000 morti (10 volte di meno) nei prossimi 12 mesi.

Se tutti non fossero vaccinati, ed ipotizzando, come extrema ratio, che attualmente tutti i morti siano non vaccinati, sarebbero intorno ai 30.000 morti nei prossimi dodici mesi (30 – 35 morti al gg, per 365 gg, al valore attuale).

Quindi, si può concludere, numeri alla mano, che la mortalità del Coronavirus si sia attenuata anche senza vaccini, e che i dati di contagiosità, rispetto alle più classiche influenze stagionali, non siano sufficienti a considerarlo una pandemia. Esattamente come previsto dalla teoria dell’evoluzione applicata al Covid-19 come a tutti gli altri virus endemici nell’uomo.

9. Le cause di mortalità in Italia: fumo, Coronavirus e giuramento di Ippocrate

Il fumo contagia ed uccide gli altri. L’uso di tabacco è responsabile del 25% di tutti i decessi per cancro a livello globale. La nicotina e i prodotti del tabacco aumentano il rischio di malattie cardiovascolari e polmonari.

Oltre un milione di persone muore, ogni anno, per l’esposizione al solo fumo passivo (il 20,6% del tota­le di tutte le morti tra gli uomini e il 7,9% del totale di tutte le morti tra le donne) con costi diretti e indiretti pari a oltre 26 miliardi di euro.

Si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93.000 morti l’anno nel nostro Paese: (254 morti al giorno di cause imputabili al fumo, e solo 30 imputabili al covid19 attualmente) più del 25% di questi decessi è compreso tra i 35 ed i 65 anni di età.

Per quanto riguarda i tumori, il tabacco è il fattore di rischio con maggiore impatto a cui sono riconducibili almeno 43.000 decessi annui. Per quanto riguarda il carcinoma polmonare, una delle principali patologie fumo-correlate nel nostro Paese, la mortalità e l’incidenza sono in calo tra gli uomini ma in aumento tra le donne, per le quali questa patologia ha superato il tumore allo stomaco, divenendo la terza causa di morte per neoplasia, dopo il tumore al seno e al colon-retto. Con il tumore ai polmoni si passano gli ultimi giorni di vita in terapia intensiva con respirazione assistita.

In Italia si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93.000 morti. Per quanto riguarda i tumori, il tabacco è il fattore di rischio con maggiore impatto a cui sono riconducibili almeno 43.000 decessi annui.

Morti giornalieri
Morti giornalieri

Occorre, pertanto, continuare ad investire nelle strategie efficaci di contrasto al tabagismo, che includano azioni di promozione della salute, supporto alla cessazione e politiche di riduzione della domanda e dell’offerta (estensione degli spazi in cui non sia consentito fumare, regolamentazione della pubblicità, politiche fiscali e dei prezzi), ma mai è stata ipotizzata una sospensione dall’attività lavorativa, e dalla retribuzione, come si è fatto nel caso di chi non si vaccina di covid-19 che rischia di produrre  meno di 15 morti al giorno (numero totale di morti non vaccinati al giorno attualmente).

Qual è, quindi, il motivo scientifico o sanitario di considerare i non vaccinati quali responsabili dell’occupazione delle terapie intensive, quando i soli casi da fumo lo fanno 15 – 16 volte di più?

Abbiamo dimostrato, con evidenze empiriche ed ufficiali e in maniera più che palese, che la letalità del Covid-19 sia drammaticamente diminuita anche nei non vaccinati, a prescindere dall’adozione dei vaccini.

Al contrario, la letalità del fumo rimane costante nel corso degli anni, eppure nessun politico o giornalista si è mai espresso affermando che i malati di fumo occupino posti letto che potrebbero essere riservati ad altri malati. Eppure, la morte diretta da fumo è la conseguenza di un comportamento deliberato e vizioso.

Come può la medicina aver dimenticato il giuramento di Ippocrate? 

Come possono i medici, o coloro che ancora si professano tali, ad affermare che i malati di Covid-19 non vaccinati sarebbero da escludere dalle cure, come fanno certi virologi di dubbia reputazione in televisione?

Sono stati già dimenticati gli insegnamenti del, recentemente scomparso, Gino Strada di Emergency, che ha sempre affermato, con forza, che vinti e vincitori vadano curati con egual diritti?

Anche in guerra, la Convenzione di Ginevra obbliga l’assistenza medica ai nemici prigionieri. Infine, come dice lo storico Alessandro Barbero, “ammiriamo le maggiori democrazie che riconoscono ed accettano il diritto di obiezione di coscienza, anche se ciò aumenta il rischio di mortalità di coloro che, obbligati nei conflitti, le armi le usano”.

10. Conclusione

L’effetto gregge, lo abbiamo mostrato chiaramente, non esiste per il covid-19, né lo si potrà mai raggiungere.

Le persone che contagiano sono sia i vaccinati sia i non vaccinati, in egual misura. Contagiano sia vecchi, che giovani, che bambini, tutti in egual misura: è totalmente inutile discriminare chicchessia per una presunta maggior capacità di diffondere il contagio rispetto agli altri.

Nessuno è un particolare untore di nessun altro, e, pertanto, non deve essere perseguitato o indotto con la forza a cambiare la propria opinione. 

Tutte le evidenze empiriche qui riportate mostrano chiaramente che il virus, variante dopo variante, sta evolvendo verso una sempre maggior contagiosità, e sempre verso una maggior subletalità, come qui ampiamente dimostrato, fino a che raggiungerà un equilibrio dinamico, tra virus ed ospite, come già è avvenuto per tutti i virus endemici nella nostra specie.

Solo per il Coronavirus, e la sempre più ridotta frazione di terapie intensive e posti letto occupati dai non vaccinati, si sono adottate misure restrittive mai immaginate prima, né nelle epidemie influenzali che mietono più vittime al giorno, né per i ricoveri da fumo e tabagismo, che intasano ben più le terapie intensive rispetto ai malati di Covid-19, anche se non vaccinati.

Come si sta facendo con il Green Pass, e con le restrizioni alla libertà conseguenti alla sua adozione, come si può auspicare il diritto di non assistere coloro i quali non si vaccinano?

Siamo arrivati dunque alla irrazionalità e alla perdita dell’etica se, per qualsiasi causa giusta o sbagliata che sia, si sostenga che sia giusto discriminare i pochi malati senza vaccino finiti in ospedale, da tutti gli altri, inclusi fumatori, alcolisti, mafiosi, criminali e rapinatori vari, che, per inciso, tuttora intasano le terapie intensive, senza alcuna risonanza mediatica.

Addendum

Il 17 dicembre 2021il New York magazine riporta interviste con esperti https://nymag.com/intelligencer/2021/12/how-mild-is-omicron-really.html, che hanno esaminato la contagiosità e mortalità della nuova variante Omicron su un vastissimo campione di infettati in sud Africa ed hanno stimato che la variante sia tre volte più contagiosa, e trenta volte meno letale, riducendo la sua pericolosità di 10 volte. Esattamente come previsto da questa ricercar conclusa prima che si sapessero dati sulla variante Omicron.

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