Segnali di fumo per il recupero della tradizione
La profonda crisi di valori che sta attraversando il mondo occidentale sembra non risparmiare nemmeno le istituzioni iniziatiche cosiddette tradizionali, Massoneria compresa.
Litigi, che spesso finiscono nei tribunali profani, scissioni, fino a contare, ormai, centinaia di Obbedienze diverse, di cui pochissime regolari.
Sulla questione della regolarità di una Gran Loggia avevamo già parlato in precedenza.
Situazione quasi del tutto immutata, se si eccettua l’importante novità della restituzione del riconoscimento al Grande Oriente d’Italia da parte della UGLE, la Gran Loggia Unita d’Inghilterra, e qualche altra sentenza.
A distanza di 300 anni dalle Costituzioni di Anderson, promulgate nel 1723, appunto, c’è sempre più da interrogarsi su cosa significhi essere un ordine iniziatico nel terzo millennio, ma anche, e soprattutto, cosa significhi essere iniziati.
Cosa di Costituzioni e Landmark, intangibili solo in via di principio, è frutto di consuetudine e quanto, invece può, essere considerato tradizionale?
Abbiamo sovente denunciato la strana confusione che gli uomini d’oggi quasi sempre fanno fra tradizione e consuetudine; i nostri contemporanei definiscono infatti volentieri col nome “tradizione” una quantità di cose che in realtà sono semplici consuetudini, spesso affatto insignificanti, e talvolta d’invenzione del tutto recente; e basta che qualcuno istituisca una festa profana qualsiasi perché questa, nel giro di qualche anno, venga chiamata “tradizionale”.
René Guénon – Considerazioni sull’Iniziazione
Pensiamo ad alcuni ‘rituali’ che sono ormai di moda, pur non avendo nessun collegamento alla tradizione.
Bisogna infatti aver sempre ben presente che tutto ciò che è d’ordine tradizionale implica essenzialmente un elemento “sovrumano”; la consuetudine è invece cosa puramente umana, o per degenerazione, o proprio come origine.
René Guénon – Ibidem
Guénon ammonisce circa due pericoli legati a questa degenerazione.
Purtuttavia, due sono i pericoli che vi si possono scorgere: da una parte gli uomini giungono in questo modo a compiere certi atti per semplice abitudine, e cioè macchinalmente e senza una valida ragione (risultato tanto più preoccupante in quanto questa attitudine “passiva” li predispone a ricevere qualsiasi genere di “suggestione” senza reagire);
René Guénon – Ibidem
Gli ordini iniziatici, Massoneria compresa, si basano sull’utilizzo di simboli.
A symbol is as a sign which refers to the object that it denotes by virtue of a law, usually an association of general ideas, which operates to cause the symbol to be interpreted as referring to its object.
Charles Sanders Peirce – Nomenclature and Divisions of Triadic Relations
Un simbolo compie l’associazione tra un segno e un oggetto a cui quel segno fa riferimento.
È un significante, in sé vuoto, riempito dal significato, ovvero dall’oggetto o dal concetto che indica.
La parola sedia riceve un senso dal momento in cui la associamo, mentalmente, all’oggetto sedia.
Se questa relazione viene meno il simbolo smette di essere tale.
Può capitare se manca la condivisione del codice, ad esempio un linguaggio naturale.
Se non parlo giapponese, i segni di quella lingua non mi rimanderanno a nulla.
Saranno semplice rumore.
Se eseguo un rituale senza capire cosa sto facendo, se riproduco, spesso leggendo, a volte male, parole e movimenti in modo meccanico, senza comprenderli, allora sto facendo tutto, tranne ritualità.
Questo porta ad accettare qualsiasi cosa passivamente e ricollega al secondo pericolo di cui parlava Guénon.
Il secondo caso è quello per cui veramente si può parlate di “contraffazione”: le consuetudini di cui abbiamo parlato testé portano ancora, malgrado tutto, l’impronta di qualcosa che agli inizi ebbe un carattere tradizionale e, a questo titolo, possono non sembrare ancora del tutto profane; si cercherà dunque, in uno stadio ulteriore, di sostituirle per quanto possibile con altre consuetudini, queste ultime completamente inventate, che verranno accettate facilmente proprio perché gli uomini. sono già abituati a fare cose prive di senso; è questa la “suggestione” a cui testé facevamo allusione.
René Guénon – Iniziazione e realizzazione spirituale
Se abbiamo persone abituate a fare in modo meccanico cose che per loro sono prive di senso, allora possiamo introdurre in un ordine iniziatico una serie di consuetudini completamente slegate dalla tradizione.
Questo riporta ad un altro dilemma.
Se gli ordini iniziatici dovrebbero portare al risveglio, come è possibile che ci siano persone inconsapevoli del senso autentico e tradizionale del rituale?
La Massoneria non è una scuola di libero pensiero?
Come può ridursi al non pensiero?
Ma cosa intendiamo per iniziazione?
Ci facciamo aiutare da un passo di Steiner.
La conoscenza e il potere, che vengono conferiti all’uomo per mezzo dell’Iniziazione, non potrebbero, senza di essa, essere da lui acquistati, che in un lontanissimo avvenire – dopo molte incarnazioni – per tutt’altra via, e anche in forma affatto diversa. Oggidì, chi viene iniziato, sperimenta qualche cosa, che altrimenti non sperimenterebbe che molto più tardi, in condizioni completamente differenti.
Rudolf Steiner – L’iniziazione
Ma anche dallo stesso Guénon.
[…} l’iniziazione consiste essenzialmente nella trasmissione di una certa influenza spirituale, e che questa trasmissione può essere operata solo mediante un rito, quello appunto con cui si effettua il ricollegamento ad un’organizzazione avente lo scopo precipuo di conservare e trasmettere l’influenza di cui si parla […}
René Guénon – IbidemRicordiamo, ammesso che ce ne sia bisogno, che l’iniziazione prende naturalmente l’essere qual è, nel suo stato attuale, per dargli i mezzi atti a superarlo;
René Guénon – Ibidem
La domanda centrale, a questo punto diventa: siamo tutti adatti ad essere iniziati?
Perché esiste una legge naturale per tutti gli Iniziati, che li spinge a non negare a nessun vero aspirante la conoscenza che gli è dovuta. Ma vi è pure un’altra legge altrettanto naturale, che inibisce che venga comunicato alcunché della conoscenza occulta a chi non ne sia degno. E un iniziato tanto più è perfetto, quanto maggiore severità pone nell’osservare queste due leggi.
Rudolf Steiner – Ibidem
Quindi, secondo Steiner ci sono veri aspiranti e altri che non sono degni.
Possiamo ora riprendere la questione delle condizioni dell’iniziazione, e diremo in primo luogo, sebbene la cosa possa sembrare andare da sé, che la prima di tali condizioni è una certa attitudine o disposizione naturale, senza la quale ogni sforzo sarebbe vano, poiché l’individuo non può evidentemente sviluppare che quelle possibilità che porta in sé fin dall’origine; tale attitudine, che fa il cosiddetto «iniziabile», costituisce appunto la «qualificazione» richiesta da tutte le tradizioni iniziatiche.
René Guénon – Considerazioni sull’iniziazione
Attitudini.
Sono quelle che in Massoneria dovrebbero essere verificate attraverso quei colloqui che ogni bussante, da regolamento, deve sostenere con dei Maestri anziani. Le cosiddette tegolature.
Tralasciamo quelle obbedienze fasulle, che non vanno per il sottile e imbarcano anche degli impresentabili, spesso scartati dagli ordini regolari, la cui unica finalità è quella di spillare soldi in cambio di qualche orpello, un grembiule e dei guanti.
Per non parlare di vertici di pseudo obbedienze e pseudo riti, che si conferiscono, da soli, iniziazioni e alti gradi.
Vi sono certi ignoranti, i quali s’immaginano che ci «s’inizi» da sé, il che è in qualche modo una contraddizione nei termini; dimenticando, seppur l’hanno mai saputo, che la parola ìnitium significa «entrata» o «principio», essi confondono il fatto stesso dell’iniziazione, intesa nel senso strettamente etimologico, col lavoro da compiersi ulteriormente affinché questa iniziazione, da virtuale nel primo momento, divenga più o meno completamente effettiva. L’iniziazione, compresa in tal modo, è ciò che tutte le tradizioni s’accordano nel designare come la «seconda nascita»; come un essere potrebbe agire da se stesso prima ancora di essere nato?
René Guénon – Ibidem
Oggi, purtroppo, anche le Massonerie tradizionali verificano sempre meno queste attitudini, limitandosi a controllare che il bussante sia una persona perbene, in grado di sostenere i costi di adesione.
Non sempre.
Ma basta essere una persona perbene per diventare iniziato?
È solo questa l’attitudine?
E ancora, cosa deve essere valutato per l’aumento di salario, cioè il passaggio di grado?
Nella prassi, spesso, si riduce ad uno scatto di anzianità, addirittura richiesto, se non preteso.
Così come vengono pretese le cariche.
Sono Maestro da un anno. Devo fare il Sorvegliante. O, perché no, l’Oratore.
Tutto questo è controiniziatico.
L’attitudine al percorso non può essere solo quella di una fedina penale pulita.
Liberi e di buoni costumi.
Ci si dovrebbe interrogare sul cosa possa intendersi quando si indica la libertà come requisito per bussare.
Cosa significa, nel terzo millennio, essere liberi?
Sebbene l’attribuzione di una qualsiasi valenza esoterica al concetto di libertà sia da scartare in partenza. Chi bussa è un profano, il suo grado di liberazione non può ancora essere quello che si richiede ad un iniziato. Porta ancora la benda.
Non ha ancora ricevuto, sia pure ritualmente e virtualmente, la Luce. Inoltre, quanti Fratelli, anche giunti al grado di Maestro, possono affermare di aver realmente perseguito lo stato di liberazione in senso iniziatico?
La libertà di cui parliamo, pertanto, non può che avere una connotazione profana.
È legittimo porre il dubbio che si possa giungere ad una definizione univoca ed universale di libertà. Non pensiamo che questa possa essere una delle finalità che interessano questo scritto, forse neppure l’Istituzione.
Diverso è un discorso che ci porti a decidere quale tipo di libertà debba possedere chi bussa alle porte di un nostro Tempio. Ovvero, in che modo deve essere libero un profano, per osar sperare di essere ammesso tra i Liberi Muratori?
Così come l’aumento di salario dovrebbe arrivare quando si perviene alla giusta maturità.
Quando si è compiuto il necessario percorso.
Bisognerebbe chiedersi se in tutto questo la Massoneria dei giorni nostri non stia smarrendo il proprio connotato iniziatico.
Se non basta essere brave persone per bussare o compiere un anno per diventare Compagno e uno ancora per essere elevato a Maestro, è sufficiente che un’istituzione sia operativa nel mondo profano per poter essere definita Ordine Iniziatico?
Basta fare beneficenza o soccorrere i fratelli in difficoltà per essere Massoneria?
O per questo ci si potrebbe limitare ad un’associazione di mutuo soccorso, una onlus, una protezione civile, un ente filantropico, un’associazione culturale?
Se le tornate si riducono alla lettura di una tavola, sempre più di frequente scopiazzata, al rapido svolgere di adempimenti amministrativi, per scappare a cena il più presto possibile, non è meglio scegliere una bocciofila, come momento di aggregazione?
Si è padronissimi di trasformarsi nella Grande Bocciofila Regolare d’Italia, come discorso generico e senza riferimento ad Obbedienze in particolare.
O creare tante bocciofile indipendenti.
Basta saperlo.
E prenderne atto.
Autore Pietro Riccio
Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.