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Onorati: Latte tema nazionale, chiesto a Caner intervento Patuanelli

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L’Assessore all’Agricoltura della Regione Lazio scrive al Coordinatore della Commissione politiche agricole affinché coinvolga il Ministro

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa della Regione Lazio.

A seguito dell’ultima riunione della Commissione Politiche Agricole, di intesa con le altre Regioni, ho scritto al coordinatore Federico Caner per chiedere il coinvolgimento del Ministro Patuanelli sul tema del prezzo del latte, legato a dinamiche di mercato che non attengono alle competenze delle singole Regioni, al fine di istituire un tavolo nazionale ad hoc.

Nei mesi scorsi, infatti, le istituzioni, le organizzazioni di rappresentanza e il mondo produttivo hanno manifestato apprezzamento per la sottoscrizione dell’accordo di sostegno, da parte del Ministro, alla filiera lattiero – casearia con il riconoscimento di un prezzo più equo al latte conferito dalle stalle.

Lo dichiara l’Assessore Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Pari Opportunità della Regione Lazio, Enrica Onorati.

Prosegue l’Assessore:

Come ho sottolineato nella missiva all’Assessore Caner, il riequilibrio redistributivo del valore aggiunto lungo la filiera produttiva e la catena del valore è vitale per i produttori, perché la determinazione del prezzo dettata dalle dinamiche di mercato ha messo in seria crisi i nostri allevatori, soprattutto durante la pandemia, determinando margini di utile sempre più ristretti anche a causa dell’aumento del costo delle materie prime.

Nonostante i tentativi di aiuto e confronto messi in campo, anche dalla Regione Lazio, il comparto produttivo è una costante preoccupazione per la tenuta delle aziende sempre più in crisi al cospetto della riduzione dei consumi seguiti alla crisi pandemica e dell’aumento dei costi di produzione, sia delle materie prime che dei costi energetici.

Come istituzione vogliamo fare, e continuiamo a fare, la nostra parte, di concerto con le rappresentanze di settore, ma le azioni una tantum non sono, per loro natura, risolutive e gli strumenti della programmazione europea potrebbero risultare tardivi.

Anche le iniziative di incentivo al consumo che stiamo immaginando nella nostra Regione, per quanto pregevoli e necessarie, potranno produrre eventuali effetti nel medio e lungo periodo.

Il tema del prezzo riconosciuto ‘alla stalla’, definito insostenibilmente basso, persiste come motivo di maggiore preoccupazione da parte del mondo allevatoriale e della cooperazione produttiva.

Il comparto regionale della zootecnia da latte è un asset fondamentale per la nostra economia regionale, con un fatturato aggregato di circa 120 Mln di €/anno alla produzione, nonché uno dei principali presidi della ruralità nelle aree di pianura e nel territorio periurbano di Roma.

Nella campagna lattiera 2005/2006 il numero di possessori di quote latte nel Lazio era pari a 2.863 aziende, per una produzione pari a circa 450.000 tonnellate; nell’ultima campagna del regime di applicazione delle quote latte (2014/15) l’AGEA registrava nel Lazio un numero di allevatori possessori di quota pari a 1.356, che producevano circa 337.000 tonnellate, tra latte consegnato e vendite dirette; attualmente il settore interessa circa 800 aziende, con una produzione stimata di circa 300.000 tonnellate annue; la dimensione media aziendale è di 50 – 100 vacche di razza Frisona, con una resa di 6.500 – 8.000 kg/vacca/anno.

L’attuale impennata dei costi di produzione, delle materie prime, delle fonti energetiche, con una remunerazione del prodotto alla stalla a volte anche inferiore ai 40 centesimi al litro, vede particolarmente esposte le 500 aziende laziali che oggi esprimono i 4/5 della produzione totale di latte bovino regionale conferito.

Ho ritenuto pertanto necessario coinvolgere la Commissione Politiche Agricole per approfondire e chiarire il prezzo e il valore di un prodotto che non può vedere il sottocosto gravare solo sulle aziende che hanno già pesantemente ristrutturato, esponendosi finanziariamente per implementare tecnologie e investimenti, aumentando anche del 50% la loro produzione e surrogando gran parte di quella abbandonata dalle piccole aziende.

È necessario infatti che la questione venga affrontata al più presto insieme ai colleghi e al Ministero per ragionare insieme su misure nazionali in grado di risolvere l’annoso problema delle remunerazioni sempre più esigue al settore lattiero – caseario.