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Ombra e Potere – Seconda e ultima parte

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Ombra e Potere


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Democrazia e Potere, il “setaccio inverso”

Questa seconda parte è tratta dalla postfazione del libro di autori vari Praecurrit Fatum – arrivare prima del destino, a cura di Alessandro Orlandi e Marcantonio Lucidi, La Lepre edizioni.

Non tutto ciò che avviene in una democrazia è bello e santificato per il fatto stesso di essere avvenuto. La democrazia è fatta anche di manipolazione delle coscienze e dei fatti, di ignobili trucchi e stratagemmi, di maschere da Carnevale spacciate per volti di Grandi Statisti, di corruzione, di odio per i migliori, di lobby che si muovono sulla base dell’avidità e degli interessi di gruppi particolari con qualsiasi mezzo, con campagne tese a diffondere menzogne.

A Sant’Agostino apparve un angelo, che aveva assunto l’aspetto di un bambino che cercava di vuotare il mare con una tazzina. Era un apologo teso a far comprendere come spiegare Dio con strumenti razionali fosse del tutto inadeguato, per l’incommensurabilità tra la natura divina e la mente umana.

Ebbene, l’apologo di sant’Agostino si adatta perfettamente a chi voglia spiegare la complessità del mondo attuale con i poveri strumenti del populismo e del rancore sociale.

Il mondo è un sistema complesso e le nostre spiegazioni dei fenomeni culturali ed economici sono tazzine con cui vorremmo svuotare il mare.

Le interazioni tra cultura ed economia travalicano teorie ed interpretazioni, in ritardo di almeno un secolo sul procedere dei fenomeni reali.

Per questo è così difficile trovare teorie, movimenti, trasformazioni, avanguardie che annuncino un nuovo modello di sviluppo culturale ed economico che non ci condanni a sacrificare qualsiasi aspetto della vita alla crescita del PIL.

Molte sono le analisi e le indicazioni condivisibili per cercare un modello di sviluppo sostenibile che non individui nella crescita del PIL l’unico possibile indicatore del benessere di un Paese, ad esempio quelle di Jeremy Rifkin o di Thomas Piketty, ma ancora manca all’umanità una visione olistica che indichi un progetto per cambiare in modo significativo il modello di sviluppo dei Paesi industrializzati e una ricetta convincente per ovviare all’iniqua distribuzione della ricchezza nel mondo.

Nel frattempo, ci nutriamo di vuote semplificazioni della realtà e delle vane ricette degli imbonitori dei diversi partiti politici.

Alcune contraddizioni scuotono le democrazie occidentali. Dalla loro possibile soluzione, più difficile di un koan del buddhismo Zen, dipende il nostro futuro.

1) Semplice – Complesso

Viviamo in un mondo sempre più complesso che, dal punto di vista sia economico che sociale, richiede soluzioni complesse, che devono avvalersi della comprensione delle relazioni e delle forze in campo.

Economia, flussi migratori, politiche sociali, politica estera, problemi legati ai mutamenti climatici e alla probabile siccità, carestia in vaste aree del mondo, gestione delle innovazioni legate all’intelligenza artificiale, crescente importanza dei device nella vita di tutti i giorni, uso delle innovazioni che derivano dalle scoperte della genetica: tutto ciò è soggetto a rapidissimi mutamenti e ogni possibile strategia deve prevedere che si attribuisca il giusto peso alla complessità.

D’altra parte la formazione del consenso, la “narrazione della realtà” che viene adottata dai politici per essere eletti, deve passare attraverso i Media e attraverso i Social e implica la riduzione del linguaggio a trite formule elettorali e vieti luoghi comuni, a slogan elementari, carichi emotivamente, in grado di individuare un nemico da odiare, che indichino soluzioni immediate e sovraccariche di promesse per “bucare” gli schermi dei video, dei computer e degli smartphone, creando consenso e per non apparire come una élite snob, chiusa nella sua turris eburnea, che parla in un linguaggio volutamente ricercato e utilizza concetti incomprensibili ai più.

Tutto ciò è particolarmente evidente in occasione dei referendum: gli elettori sono spesso chiamati ad esprimersi con un “sì” o con un “no” su questioni di cui capiscono pochissimo e non è loro chiaro quali potrebbero essere le conseguenze a lungo termine delle loro scelte, spesso determinate da notizie false e tendenziose.

2) Universale – Particolare

Se le proposte politiche esistenti sono carenti per ciò che riguarda “l’Universale”, per l’assenza di un quadro generale di riferimento, lo sono anche nel Particolare, c’è infatti l’assoluta necessità di un radicamento nel territorio: negli ultimi decenni la distanza tra gli elettori e i loro rappresentanti in parlamento si è fatta siderale: dal verde pubblico, ai luoghi di ritrovo destinati a iniziative culturali, sport, luoghi accoglienza per vecchi, malati, bambini, luoghi di ritrovo per la politica “di quartiere”, dalla denuncia degli abusi edilizi e degli espropri di alcuni luoghi di utilità pubblica, ai problemi legati allo smaltimento dei rifiuti urbani, agli appalti, al degrado urbano e alla viabilità.

Il risultato è che “politico”, nell’immaginario collettivo è un termine che nelle periferie urbane viene ormai associato a chi è totalmente lontano e disinteressato ai problemi concreti delle persone. La globalizzazione e la spinta ad uniformare l’economia del Paese a regole decise in sede internazionale hanno tolto inoltre ogni potere contrattuale alle forze politiche nazionali, che non sono più in grado di proporre una visione unificante e un progetto di trasformazione che vada al di là dei problemi contingenti.

La frustrazione e il senso di impotenza che derivano dal non avere nessuna voce in capitolo sulle decisioni prese dagli organismi sovrannazionali hanno inoltre incrementato, come contrappeso, ogni sorta di particolarismi e campanilismi e una disaffezione diffusa per l’Europa e per i suoi organismi decisionali

3) Verità – Menzogna

Che i leader politici mentano agli elettori e vogliano abbindolarli per riuscire ad essere eletti è un fatto antico quanto il mondo. Quinto Cicerone, fratello del più celebre Marco Tullio, in un suo scritto dal titolo Commentariolum petitionis consiglia al grande oratore la strategia per ottenere la carica di console nel 65-64 a.C., fatta anche di menzogne e piccoli sotterfugi, ad esempio salutare i propri potenziali elettori fingendo di conoscerli.

Già la scoperta della radio e la possibilità di comunicare istantaneamente con milioni di persone ha modificato profondamente l’arte della propaganda politica. Goebbels, Hitler, Mussolini, Churchill e i successivi leader politici hanno potuto disporre di un formidabile strumento di creazione del consenso, che i loro predecessori non avevano.

Prima la TV, poi il Web e i Social, hanno enormemente potenziato quei meccanismi della comunicazione che fanno del mondo intero un “villaggio globale”.

Oggi, chiunque, anche privo di ogni competenza, può improvvisarsi “opinion leader” e contribuire alla diffusione di notizie false e le cui fonti non verranno controllate da nessuno, a volte influenzando le opinioni di milioni, miliardi di individui, come accade con alcune teorie “complottiste”.

Dal punto di vista politico, a differenza del passato, come ha anche dimostrato la recente esperienza di “Cambridge Analytica”, è possibile orientare l’opinione, e il voto, di milioni di individui diffondendo opinioni false e tendenziose attraverso macchine, boot, in azione ventiquattro ore su ventiquattro, capaci di riversare un vero e proprio bombardamento di messaggi propagandistici sui potenziali elettori, mettendo in cattiva luce i “competitor”, distruggendo politicamente gli avversari politici, orientando i voti, decidendo l’esito dei referendum incerti, diffondendo il panico nel caso di epidemie, ostacolando decisioni sgradite dei governi in carica.

È evidente che, se un politico che ricorre a questi mezzi si schiera contro un politico che ne ignori il funzionamento, il secondo non avrà alcuna possibilità di vittoria in una competizione.

4) Il paradosso del “setaccio inverso” e i rischi della “forma democrazia”

Alla fine del XIX secolo i cercatori d’oro del Klondyke, descritti in modo esilarante da Chaplin nel film ‘La febbre dell’oro’, cercavano le pepite d’oro nei fiumi, setacciandone la sabbia. Dopo aver tolto la sabbia residua, sul fondo del setaccio restavano le luccicanti pepite che li avrebbero resi ricchi.

Nel mondo delle buone intenzioni, anche i meccanismi di selezione che portano al comando di un Paese uomini che siano espressione delle forze politiche che hanno vinto le elezioni, dovrebbero “setacciare” pepite d’oro, i migliori, le persone che abbiano più vivo il senso dello Stato e del servizio per il prossimo.

Tutti sappiamo che le cose non vanno così. L’invisibile setaccio con cui vengono vagliati oggi i leader politici funziona al contrario: seleziona quelli che non colgono la complessità delle questioni di cui si occupano, ma le riducono a vuote formulette elettorali, personaggi privi di visione, il cui “carisma” consiste nella capacità di riconoscere e amplificare le pulsioni peggiori del loro elettorato: frustrazione, risentimento, astio, collera, paura, odio per i diversi, avidità.

I migliori nel promuovere l’immagine a scapito della sostanza, i più bravi nel mentire, nell’infangare gli avversari, nel gridare impedendo di esprimersi agli interlocutori di opinione contraria.

Questo “setaccio inverso” seleziona politici che basano la propria strategia, le proprie scelte, le proprie alleanze sui sondaggi, in una infinita rincorsa verso il basso, adeguandosi a una “volontà generale” che viene a sua volta plasmata, giorno dopo giorno, dalla propaganda dei Social e dei Media.

In una delle puntate della serie televisiva Black Mirror, dedicata alle distopie del mondo moderno, viene rapita una giovane donna molto amata dagli elettori. I rapitori chiedono al premier, come condizione per non ucciderla, di accoppiarsi in diretta TV con un maiale. Naturalmente il premier rifiuta, ma precipita nei sondaggi e viene convinto allora dai suoi consiglieri ad accettare le condizioni del ricatto. Si tratta di una efficace metafora di ciò che avviene nella realtà a molti leader politici contemporanei i quali, pur di assecondare le pressioni delle lobby che li sostengono, sarebbero disposti a vendersi l’anima.

5) Le teorie cospirazioniste

Le teorie cospirazioniste al negativo hanno avuto, ed hanno, grande fortuna nel mondo moderno: il gruppo Bildeberg che guida le sorti del mondo, misteriose Società Segrete che decidono ogni dettaglio di ciò che ci avviene, compresi uragani, terremoti ed epidemie, gruppi industriali onnipotenti che si infiltrano in ogni possibile organizzazione statale, la criminalità organizzata che ormai ha in mano i nostri destini, l’anzianissimo Soros, onnipresente e praticamente onnipotente, i Servizi Segreti di altri Paesi che guidano e determinano la politica del nostro, e così via.

Il motivo del successo travolgente di queste teorie paranoidi è che, almeno, il nostro futuro non dipenderebbe da un pazzo che gioca a dadi e non capisce la complessità del mondo, ma sarebbe invece il frutto di un lucido disegno, seppur negativo e perverso.

In realtà siamo travolti dall’universo complesso che abbiamo creato e che non sappiamo comprendere, un universo che richiederebbe una adeguata evoluzione psichica, che invece non c’è stata: negli ultimi duecento anni il mondo è cambiato con una velocità vertiginosa, la psiche umana è rimasta quella che era.

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Autore Alessandro Orlandi

Alessandro Orlandi (1953) matematico, museologo, curatore per 20 anni dell'ex museo kircheriano, musicista, saggista ed editore della Lepre edizioni, è autore di numerosi articoli e libri riguardanti la matematica, la museologia scientifica, la storia delle religioni, la tradizione ermetica, l’alchimia, le origini del Cristianesimo e i Misteri del mondo antico.