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Ogni favola non è un gioco

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Se volete che vostro figlio sia intelligente, raccontategli delle fiabe, se volete che sia molto intelligente, raccontategliene di più.
Albert Einstein

Abbiamo bisogno tutti di tutti, abbiamo bisogno di poter esprimere ciò che sentiamo, abbiamo bisogno di sentirci amati e sostenuti. La paura blocca, zittisce. E quando questa paura abbraccia un bambino, la situazione diventa ancor più critica. I bambini vivono la realtà, soprattutto se piccoli, quasi esclusivamente attraverso le emozioni delle persone che si prendono cura di loro.

Quindi diventa importante cercare di capire quello che stiamo provando, aiutare noi stessi, adulti, a prendere contatto con il nostro mondo emozionale, accogliere i nostri stati d’animo e non permettere alla nostra emotività di scaricarsi nelle relazioni.

Riconoscere quello che stiamo provando e dare un nome ai nostri stati d’animo diventa utile per mantenere inalterati quei rituali nei gesti, nei modi e nelle espressioni che offrono sicurezza e stabilità nello sviluppo della vita affettiva del piccolo.

Cercare di far emergere le emozioni che si stanno vivendo, dare voce ai disagi, esprimere la sofferenza, diviene un primo passo per superare le difficoltà relazionali familiari originate da una stretta e lunga vicinanza emotiva prima che fisica.

Con i bambini non possiamo fingere, loro non ci ascoltano solo attraverso la voce, ma attraverso il cuore: utilizziamo il loro linguaggio, giochiamo con loro, capiamo il loro mondo emotivo, facciamoci spiegare il perché dei loro gusti nei giochi o delle loro scelte, facciamoci vedere curiosi e interessati al loro mondo.

Allora, potrebbero aiutarci le favole. Raccontarle ai bambini è ritenuta da sempre una piacevole attività relazionale e può diventare anche un importante strumento educativo.

Le fiabe, infatti, racchiudono sempre uno schema di sviluppo interiore che parte da una condizione di cattività in cui l’anima si ritrova, per sfociare in una sorta di ritorno ad uno stato regale perduto e presente in latenza all’inizio del racconto.

Una costante lettura delle fiabe ai bambini li aiuta a sviluppare abilità immaginative, ampliando e arricchendo il proprio spazio mentale, grazie al fatto che queste storie racchiudono dei contenuti fortemente simbolici, e di comprensione per dare significato al quotidiano e, nello stesso tempo, li sostiene nel difficile compito del riconoscimento delle emozioni proprie e altrui.

Le fiabe utilizzano un linguaggio semplice e di facile comprensione per i minori, ma sono cariche di significati simbolici o allegorici, e diventano, così, uno strumento con cui poter elaborare inconsciamente i propri problemi emotivi, dare un significato alla propria vita, rispondendo a domande che, in altro modo, rimarrebbero aperte, visto che loro sono privi dei mezzi per rispondervi con la ragione.

Ha scritto Jung che le fiabe consentono di studiare meglio l’anatomia comparata della psiche: esse sono, infatti, l’espressione più pura dei processi psichici dell’inconscio collettivo e rappresentano gli archetipi in forma semplice e concisa.

Per imparare a destreggiarsi nella vita e superare quelle che per lui sono realtà sconcertanti, il bambino ha bisogno di conoscere se stesso e il complesso mondo in cui vive. Gli occorrono un’educazione morale e idee sul modo di dare ordine e coerenza alla dimensione interiore.

Cosa può giovargli più di una fiaba, che ne cattura l’attenzione, lo diverte, suscita il suo interesse e stimola la sua immaginazione?

Sia essa Cappuccetto rosso, Cenerentola o Barbablù, la fiaba popolare, anche se anacronistica, trasmette messaggi sempre attuali e conserva un significato profondo per conscio, subconscio e inconscio.

Si adegua perfettamente alla mentalità infantile, al suo tumultuoso contenuto di aspirazioni, angosce, frustrazioni e parla lo stesso linguaggio non realistico dei bambini. Tratta di problemi umani universali, offrendo esempi di soluzioni alle difficoltà. È atemporale e i personaggi dei suoi scenari fantastici sono figure archetipiche che incarnano le contraddittorie tendenze del bambino e i diversi aspetti del mondo.

Le situazioni fiabesche, rispettando la visione magica infantile delle cose, esorcizzano incubi inconsci, placano inquietudini, aiutano a superare insicurezze e crisi esistenziali, insegnano ad accettare le responsabilità e ad affrontare la vita.

Se poi colleghiamo le favole all’esoterismo possiamo ripeterci e ribadire che i simboli sono ovunque. La loro importanza è indiscutibile. Rapiscono lo spirito, evocano, innescano attenzione inconscia e così rinviano a verità superiori, indicibili e irrappresentabili con linguaggio e grammatiche ordinarie. E le fiabe ne sono piene, esattamente come i sogni e le opere d’arte.

Analizzando una favola della tradizione si incorre in un triplice ambito di significanti: quello letterale e artistico, che suscita piacevolezza alla lettura e gusto per l’esercizio di stile; quello psicologico, che evoca passati ancestrali del vissuto personale e collettivo, e, infine, quello più prettamente attinente alla sfera dello Spirito, della Volontà coscienziale recondita, di cui ne libera le espressioni, indicando la via tradizionale al ricercatore del Sé.

Ecco che simboli e archetipi sono formati da elementi centrali – la paura, la morte, l’amore, il coraggio – che, combinandosi tra loro, danno vita ai miti e alle fiabe, in un processo apparentemente senza inizio né fine: proprio come la giostra della Vita.

Non è un caso che una caratteristica comune di molte fiabe sia il loro potere iniziatico, difatti sono numerose quelle che celano elementi collegati a miti e rituali di ingresso o passaggio.

Perché tra l’inizio, il «C’era una volta», e la fine, conclusione positiva della storia, «… e vissero tutti felici e contenti», nelle fiabe sono racchiuse tutte le esperienze della vita.

Educa i tuoi occhi… sono stati creati anche per scorgere al di là di ciò che pensi.
Paulo Coelho

Celati dietro il velo dell’apparenza, si trovano simboli e riferimenti esoterici che nascondono profonde verità ed indicano la via da seguire per esprimere appieno se stessi, aiutando a chiarire i processi interiori ed insegnando a dominare i propri mostri.

La fiaba, quindi, è un testo assolutamente unico, in cui sono custoditi archetipi e significati che affondano le loro radici nella mitologia e nella storia dei popoli, richiamando riti ancestrali e toccando la parte più profonda della coscienza dell’umanità.

Le fiabe autentiche racchiudono sempre, nel loro nocciolo interiore, degli insegnamenti superiori di stampo esoterico. Sono, in realtà, solo un’imitazione artistica di questi veri manuali di rinascita alchemica. In apparenza sembrano fiabe, ma non lo sono, poiché gli autori non erano degli iniziati, anche se in possesso di notevoli doti anemiche naturali.

Le avventure che i protagonisti delle favole devono affrontare sono sempre surreali, astratte, poiché si svolgono nei mondi onirici, conosciuti anche come sfere astrali del pianeta.

In questi livelli energetici – vibratori, si possono fare interessanti esperienze, a volte anche significative, ma, in ogni caso, non mirano ad uscire dallo stato di cattività in cui vive l’anima nella sua vita in seno alla ruota delle reincarnazioni.

La favola è un racconto che veicola solo insegnamenti etici e morali, non certo spirituali ed esoterici. Possiamo ben distinguere queste due modalità espressive nell’opera dei fratelli Grimm e in quella di Andersen: i primi hanno prodotto quasi esclusivamente delle favole, mentre i racconti del secondo sono quasi tutti delle fiabe nel senso da noi spiegato precedentemente.

Possiamo osservare che, inevitabilmente, la rottura con le sane dottrine spirituali tipica dei tempi moderni, non può avere altro come conseguenza, che la creazione di una società onirica, paradossale, astratta, dunque favolistica. Perché́ le pratiche esoteriche vanno oltre il linguaggio verbale, usano l’iconografia per comunicare idee.

I simboli, in particolare, sono stati a lungo il modo in cui l’uomo ha espresso la sua connessione con il mondo spirituale: una chiave di accesso alla conoscenza. Quale miglior mezzo se non una favola per arrivare all’anima di chiunque, mascherando le verità assolute come in un gioco?

L’insegnamento giunge solo a indicare la via e il viaggio, ma la visione sarà di colui che avrà voluto vedere.
Plotino

Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.